Archivi categoria: Riflessione

Le mie parole non passeranno 17/11/2024

LE MIE PAROLE NON PASSERANNO

Anche se non ci piace concedere tempo a queste riflessioni, nel profondo del nostro cuore affiora spesso la domanda: “ma dove andremo a finire…?!?
Ogni giorno facciamo esperienza del conflitto tra il bene ed il male, percepiamo la bellezza e la fragilità dell’amore che ci avvolge, sentiamo il desiderio di una giustizia e restiamo in attesa di vedere se tutto l’amore seminato nello scorrere dei nostri giorni porterà ad un raccolto abbondante.
Le mie parole non passeranno!” … queste parole, pronunciate da Gesù, hanno ancora un significato per tutti noi? Il Signore è davvero l’atteso, l’invocato da noi cristiani?
Gesù non vuole terrorizzare e non annuncia catastrofi ma invita a guardare la vita odierna con occhi nuovi.
Quando tutto passa il Vangelo non passa e la nostra speranza non rimarrà delusa: la storia, quella grande, complessa, del mondo… ma anche la nostra storia personale, è nelle mani di Dio: ogni gesto d’amore sarà ritrovato nel cuore di Dio!


La preghiera del povero sale fino a Dio!” (Siracide 21,5)
Papa Francesco ha voluto che in questa Domenica tutta la chiesa viva la Giornata dei Poveri: non è una ulteriore richiesta di offerte, ma l’occasione per confrontarci seriamente con chi vive in questa situazione!
«La speranza cristiana ha la certezza che la nostra preghiera giunge fino al cospetto di Dio; ma non qualsiasi preghiera: la preghiera del povero! Riflettiamo su questa Parola e “leggiamola” sui volti e nelle storie dei poveri che incontriamo nelle nostre giornate, perché la preghiera diventi via di comunione con loro e di condivisione della loro sofferenza» (Papa Francesco).

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla! 10/11/2024

IL SIGNORE E’ IL MIO PASTORE: NON MANCO DI NULLA!

Domenica scorsa siamo stati invitati a riscoprire il primato di Dio attraverso l’atteggiamento dell’ascolto fiducioso e disponibile… e abbiamo visto come ci è difficile liberarci dalle nostre pretese di autosufficienza.
La Parola di Dio oggi ci ricorda che la ricchezza non è la misura dell’uomo e ci provoca a saper dare ciò che siamo, prima e più di ciò che abbiamo.
Gesù osserva il gesto di una povera vedova, sola senza chi si prenda cura di lei, che getta nel tesoro del tempio “tutto quanto aveva per vivere”. Così facendo quella donna offre a Dio tutta la sua vita: non si assicura qualcosa per il futuro… si affida totalmente a Dio: si abbandona a Lui con amore e fiducia.
Gesù stesso ha donato tutto, oltrepassando ogni misura, senza risparmiarsi, senza tenere per sé nulla!
Con la certezza che “il Signore dà il pane agli affamati, ama il giusto e rialza chi è caduto”, portiamo nella nostra preghiera un’esperienza che accomuna tutta la Chiesa italiana: la “Giornata nazionale del ringraziamento”.
La natura sta chiudendo la stagione dei raccolti e noi ci uniamo alla soddisfazione e alla gioia di quanti in tutto il mondo ringraziano Dio per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo, ma non possiamo dimenticarci di tutti quegli uomini, nostri fratelli, che sono costretti a patire la fame, le malattie, la guerra… fare “Eucaristia” vuol dire anche avere il coraggio di “spezzare il proprio pane” con chi è nel bisogno…

L’amore vero parte dal saper ascoltare 03/11/2024

L’AMORE VERO PARTE DAL SAPER ASCOLTARE

Nella settimana trascorsa abbiamo contemplato la gloria di Tutti i Santi e fatto memoria dei nostri fratelli defunti.
e forse, proprio pensando ai nostri morti, ci siamo chiesti: “cosa potevamo fare di più per loro?… e adesso: come possiamo esprimere concretamente il nostro amore?”
In fondo è una questione che si ripropone spesso nella nostra vita: cosa e come fare per esprimere l’amore? Come “dimostrare” l’amore a Dio e ai fratelli…?
In maniera sorprendente la liturgia di questa Domenica ci ricorda che prima di ogni sforzo “dimostrativo” è essenziale riconoscere il primo posto a Dio e ai fratelli, attraverso l’atteggiamento dell’ascolto!
A ben guardare non c’è essere vivente che non desideri essere amato. È il desiderio più grande che unisce tutto ciò che Dio ha creato.
Ma Gesù non si è fermato qui, è andato oltre: non si può amare Dio senza amare il prossimo!
L’Apostolo Giovanni dirà in proposito: “Chi non sa amare il proprio fratello che vede, non può certo amare Dio che non vede (4,20): è amando il prossimo che si ama anche Dio.
Nell’ultimo giorno, quello decisivo, il Signore non ci giudicherà per quanto amore abbiamo avuto per Lui, (preghiere, liturgie…) ma se abbiamo sfamato l’affamato, dissetato l’assetato, vestito il nudo… senza magari accorgerci che amando il prossimo abbiamo amato proprio anche lui. Amiamo Dio con il cuore che crede e anche con il cuore che dubita, quando splende il sole, quando siamo al buio, quando siamo felici, quando abbiamo paura… anche con le lacrime!

Coraggio: alzati! 27/10/2024

CORAGGIO: ALZATI !

La liturgia, ancora una volta, si propone a noi come una festa e vorrebbe vederci tutti coinvolti nel manifestare contentezza, fiducia, gioia…
In realtà ci sembra che ci siano ben pochi motivi per far festa: il nostro orizzonte immediato lo vediamo oscurato dal pessimismo e dalla rassegnazione, anche se dentro al nostro cuore c’è una forte nostalgia di serenità e di speranza!
Nel Vangelo di oggi Gesù incontra un cieco costretto a mendicare: quest’uomo, di nome Bartimeo, rappresenta ognuno di noi alla ricerca di luce e di compassione.
Nel suo grido c’è forza, bisogno, dolore…
La folla lo zittisce, lui urla più forte, non si arrende, non si rassegna. Gesù si ferma e lo chiama dicendogli: Coraggio, alzati!- Rimettiti in piedi!
Abbiamo tutti bisogno di sentirci amati… abbiamo bisogno di essere chiamati… abbiamo bisogno di essere visti!
Solo allora potremo gettare via il mantello che rappresenta la nostra autosufficienza, le nostre paure, il passato…
Allora ognuno di noi può gridare: Signore, fa che io ci veda di nuovo, per camminare, per scegliere, per incontrare la tua Luce!”.
Solo allora potrò, a mia volta, ascoltare il grido di chi mi sta a fianco: coniuge, figli, amici, colleghi…
Come ogni Domenica, anche oggi Gesù “passa” accanto a noi e si propone come colui che può liberarci dalle tenebre che ci impediscono di guardare al mondo con fiducia e può ridarci uno sguardo sereno e positivo…
Non lasciamo perdere questa occasione, non lasciamo che il Signore passi invano: invochiamo il suo aiuto e apriamoci all’incontro con lui.

TUTTI I SANTI

La Solennità di Tutti i Santi ci dice che i Santi sono una “moltitudine immensa, che nessuno può contare”! Apriamo allora il nostro cuore alla speranza: la santità non è realtà di pochi eroi, ma una possibilità reale per tutti, anche perché è Dio che, per primo, mi comunica la sua vita. L’Eucaristia opera questa lenta e progressiva trasformazione di noi in persone capaci di vivere la santità di Dio.

Chi è il prossimo? La pre-occupazione dei Santi

CHI E’ IL MIO PROSSIMO?

La pre-occupazione dei Santi

Pochi si sarebbero aspettati qualcosa di importante o di buono da quella ragazza così apparentemente poco dotata di capacità o di talenti. Eppure è lei che sta vicina a chi ha più bisogno, è lei che vede ed ha compassione, lei che si prende cura, è lei che incontra gli ammalati donandosi come angelo di umanità piena, concreta e trasfigurata, trasfigurata perché ha concretamente incontrato il Signore.
Lei diviene modello di dedizione e di amore: è stata donna della vicinanza e dell’ascolto, suor Bertilla!
Ha saputo ascoltare davvero, con tutta la sua vita, perché vedeva l’amore, l’unico amore, l’amore ovunque. Ascoltava per aiutare – né per curiosità o in modo ozioso – e quel suo stare in ascolto con passione ed interesse era vissuto come segno della presenza di Dio alle persone.
Prendiamo Santa Maria Bertilla come maestra di ascolto in modo da realizzare una vera “esperienza sinodale”: ascolto appassionato ed interessato per prenderci cura, per permettere al Signore – riconosciuto nelle Scritture, contemplato nell’Eucaristia, riscoperto nei volti dei fratelli, soprattutto dei piccoli e dei poveri, degli ultimi e degli scartati – di entrare, come attraverso una crepa nella corazza dell’egoismo e dell’autosufficienza, nelle pieghe della nostra storia, nel cuore della nostra vita.
Quanta luce e quanto coraggio di vita troviamo in un proposito di Santa Bertilla: “Sempre allegra per quanto mi pesi, perché allora mostro al mio Gesù l’amore che gli porto”. Un programma intero di vita contenuto, distillato in poche, semplici, profonde e leggere parole: donare una gioia a chi ci sta dinanzi, anche se questo può pesare, e farlo come una dichiarazione di amore a Gesù… al “mio Gesù”!

Gesù ci vuole liberi dall’avere e liberi dal potere 13/10/2024

GESU’ CI VUOLE LIBERI DALL’AVERE E LIBERI DAL POTERE

Sono due esigenze sulle quali Gesù non scende a compromessi: su molte debolezze umane Gesù si mostra comprensivo e paziente, ma sul rapporto con il potere e il denaro Gesù ha parole nette, dure, inflessibili.
Il potere e il denaro, infatti, esercitano sull’uomo una forza di seduzione unica alla quale pochi sanno resistere.
Per Gesù il denaro e con esso tutte le preoccupazioni legate alle ricchezze ci privano di quella libertà non solo necessaria ma indispensabile per “entrare nel regno dei cieli”.
Il Vangelo di questa Domenica racconta di un uomo ricco, senza dargli un nome: egli sente che qualcosa gli manca e corre incontro a Gesù perché avverte un vuoto dentro di sé.
E chiede: Cosa devo fare per essere felice?”… è sincero, cerca davvero di colmare la sua sete di vita.
Di fronte alla proposta di Gesù di vendere tutto quello che ha per darlo ai poveri, il suo volto si oscura: è spaventato e se ne va triste.
A quest’uomo manca la decisione che può dare valore alla vita!
Ciascuno di noi porta con sé il desiderio vivo e l’impegno forte di vivere nel miglior modo possibile, di essere felice e sereno, e di sentirsi in armonia con sé stesso e con gli altri… e molte volte abbiamo cercato il segreto di questa vita felice nel successo, nel potere, nell’avere…
Forse anche la nostra stessa preghiera spesso si riduce a chiedere dei benefici o a esorcizzare il male che ci preoccupa…
Ogni volta che veniamo all’Eucaristia, invece, dovremmo sentire su di noi lo sguardo del Signore, che ci considera uno ad uno e ci ama profondamente: un amore che giunge a donarsi a noi gratuitamente, nei segni della Parola e del Pane di Vita.
Da questo amore sconfinato di Dio per noi nasce irresistibile la voglia di seguirlo e di imparare da Lui il segreto della vita.

Capaci di un amore tenace e coraggioso 06/10/2024

CAPACI DI
UN AMORE TENACE E CORAGGIOSO

In questa Domenica la liturgia ci sfida: dopo averci aiutato a contemplare l’amore di Dio per noi, ora vuol farci capire che questo stesso amore è uno stile di vita molto concreto che anche noi possiamo vivere, a partire proprio da quel rapporto fondamentale che è la vita di coppia.
L’uomo e la donna, sposandosi, si impegnano ad amarsi con un amore fedele: fedeltà all’altro, alla sua differenza, al suo divenire… e questo genera anche la fedeltà nel tempo. Il problema del “per sempre” è particolarmente presente nella cultura d’oggi e soprattutto di molti giovani. C’è la paura del “per sempre” e molti allungano, il più possibile, il tempo del fidanzamento.
Due che si amano, se si amano veramente, sognano che il loro amore sia per sempre. Essi possono avere il timore che tramonti, ma desiderano e sognano che ciò non accada.
Sposare l’altro è sposare tutta la sua persona: il suo passato, il suo presente, ma anche il suo futuro, con la consapevolezza, umile e liberante, che non possiamo determinarlo…!
Ognuno di noi possiede una ricchezza nascosta che domanda di essere sprigionata: la persona si fa nel tempo.
Amare è quindi prendersi cura della crescita dell’altro!
Partecipare all’Eucaristia ogni Domenica diventa l’occasione in cui Dio ci raggiunge con il suo amore e ci provoca ad imitarlo, imparando anche noi ad amare come lui, in maniera gratuita, generosa, fedele e feconda…
La Parola che ascoltiamo e il Pane di vita di cui ci nutriamo ad ogni Messa ce ne danno la forza!
Oggi Papa Francesco si recherà a Santa Maria Maggiore per invocare la pace, pregando il Rosario e invitando i membri del Sinodo a unirsi a lui.
Domani, 7 ottobre, primo anniversario dell’inumano attacco di Hamas, ha indetto una giornata di preghiera e digiuno.

Lo spirito di Dio soffia dove vuole 29/09/2024

LO SPIRITO DI DIO SOFFIA DOVE VUOLE

Papa Francesco nel suo recente e lungo viaggio in Asia si è pronunciato nuovamente riguardo al pluralismo religioso, evidenziando l’importanza della fraternità universale, del rispetto reciproco tra le fedi e della necessità di costruire ponti di dialogo per promuovere la pace e la giustizia nel mondo.
Dio, infatti, può salvare anche chi non è visibilmente membro della Chiesa, purché viva secondo la propria coscienza e la verità che ha conosciuto.
Per questo nel Vangelo Gesù accoglie tutti, non fa discriminazioni: per Lui tutti appartengono al Regno di Dio, anche quelli che non lo sanno o non lo hanno ancora incontrato consapevolmente…!
Gesù ci invita a non piantare paletti e steccati ma ad amare gli orizzonti ampi, aperti, a guardare oltre il cortile di casa: il bene è presente anche fuori della Chiesa. Chiunque fa il bene con amore viene da Dio!
Ci si salva anche solo per un bicchiere d’acqua dato con amore… basta così poco ? Sì!
È nella vita che si esprime la fede, fede che deve portare ad un modo di vivere, a generare uno stile di vita.
Semini amore? Lotti per la giustizia? Promuovi il dialogo, l’accoglienza ? Se fai questo sei di Cristo!
Gesù sogna un mondo senza frontiere dove gli uomini hanno mani per donare, piedi per camminare nella giustizia, occhi luminosi capaci di vedere tutti gli altri come amici.
In ogni Eucaristia vogliamo lasciarci trasformare a immagine di Dio, assumendo la sua grandezza d’animo, la sua apertura universale, la sua simpatia per ogni uomo.

Signore, noi sappiamo che sei al nostro fianco! 22/09/2024

SIGNORE, NOI SAPPIAMO CHE SEI AL NOSTRO FIANCO!

Dopo che Gesù ci ha parlato chiaramente – come a suoi discepoli – della croce, la liturgia torna a provocarci con la proposta della semplicità e del servizio.
Gesù parla di dare la vita, annuncia la sua resurrezione e i suoi discepoli che fanno? Si preoccupano di chi sia il più grande fra loro. Gesù, ascolta, pazienta, li chiama vicini, si siede e spiega loro il suo progetto: “Se uno vuol essere primo sia il servitore di tutti”.
Il verbo servire contiene l’idea di non sentirsi mai arrivati, di darsi da fare per imparare, per ascoltare, apprendere e crescere.
La nostra inclinazione è comandare, accumulare, possedere, non certo essere servi, senza condizioni, senza limiti di famiglia, di gruppo, di chi lo meriti o non lo meriti.
Gesù va oltre, prende un bambino, lo mette in mezzo a loro e svela il segreto della felicità: diventare come bambini che vivono solo perché sono amati.
Nella scala sociale del tempo di Gesù i bambini erano gli ultimi, i senza diritti civili e religiosi. Nella logica del Vangelo il più grande è chi sa accogliere gli ultimi.
Chi accoglie uno solo di questi bambini accoglie me; chi accoglie me non accoglie me ma Colui che mi ha mandato!”. Gesù sembra dire ai suoi: al centro mettete sempre l’amore, sapendo convertire la propria vita dalla logica del successo, della potenza e della ricchezza, alla “sapienza” del dono gratuito e disinteressato.
Signore Gesù… i nostri cuori sono vuoti; riempili con la tua presenza divina e saranno tuoi per sempre”. (Sant’Agostino)

L’umiltà di “Andare dietro” per trovare veramente la vita 16/09/2024

L’UMILTA’ DI “ANDARE DIETRO” PER TROVARE VERAMENTE LA VITA

Eccoci a celebrare il Signore risorto in un’altra Domenica del nostro tempo, così incerto e così denso di problemi, prospettive, ansie, dolori, speranze e gioie…
Anche la nostra fede è inquieta e sorprendente: a volte limpida ed entusiasmante, serena e rassicurante, altre volte incerta, debole e piena di domande e di paure…
È in questo tempo e con questa fede che noi ci incontriamo col Signore Gesù e sentiamo ancora una volta le sue parole, schiette e inequivocabili: Chi vuol venire dietro a me, smetta di pensare a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua!
Purtroppo però la nostra tentazione, come quella di Pietro, è a trattenere piuttosto che a lasciare; a tenere per sé, credendo di trovare lì la felicità. Ci si condanna così a un’esistenza che ha solo parvenza di libertà, triste e senza vita, in cui ci s’incupisce sempre di più, fino a togliersi la vita da se stessi. La vera vita, invece, nasce dalla libertà di farne dono: questo è il messaggio della croce!
Mentre invochiamo il perdono del Padre, ascoltiamo la Parola del suo Figlio e ci nutriamo del Pane di vita, facciamo risuonare dentro di noi la domanda a cui non possiamo sottrarci: CHI È GESÙ CRISTO PER ME?

O Padre, conforto dei poveri e dei sofferenti,
non abbandonarci nella nostra miseria:
il tuo Spirito Santo ci aiuti a credere con il cuore,
e a confessare con le opere
che Gesù è il Cristo,
per vivere secondo la sua parola e il suo esempio,
certi di salvare la nostra vita
solo quando avremo il coraggio di perderla.