Archivi categoria: Riflessione

Avere fiducia 16/02/2024

AVERE FIDUCIA:
DECENTRARSI DA SE’ STESSI
PER AFFIDARSI ALL’ALTRO E AGLI ALTRI

Nella liturgia di questa Domenica ci sentiamo dire “se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede … ma Cristo è risuscitato dai morti !”; è questo il senso del nostro ritrovarci e del nostro pregare insieme: Cristo è risorto e con la sua risurrezione ha rinnovato la vita dell’uomo!
È un rinnovamento radicale, che permette a ciascuno di noi e alle nostre comunità di liberarsi dal ripiegamento egoistico e presuntuoso in sè stessi, per vivere come Cristo, interamente rivolti al Padre e ai fratelli.
Gesù afferma che è necessaria una scelta di campo, un’opzione che in definitiva è tra l’autosufficienza e la fiducia nel Signore, ovvero tra l’idolatria e la fede: questo dice Geremia (Prima Lettura) con la polarità tra chi confida nell’uomo e chi confida nel Signore, e questo dice il Vangelo che mette a confronto chi è povero (e dunque affamato e afflitto) e chi è ricco (e dunque sazio e gaudente).
Porre la fiducia “nel Signore” implica un processo di spogliamento, di disarmo, cioè un cammino di verità nei confronti di se stessi. Un far cadere le maschere con cui non solo ci illudiamo di essere forti, ma pensiamo anche di poter esorcizzare la morte. E l’atto di fiducia si configura come paradossale: la propria saldezza la si trova in un movimento che ci decentra da noi stessi. L’atto di fiducia ha una struttura pasquale, implica una morte a se stessi per trovare vita e saldezza in altri da sé. La Parola che ascoltiamo insieme, e il Pane di Vita che spezziamo tra di noi sono l’espressione di questo nuovo stile di vita: essere felici, contenti, non perché pensiamo solo a noi stessi, ma perché anche in mezzo alle prove della vita, Dio e i fratelli sono la nostra famiglia.

Un incontro che cambia la vita 9/02/2025

UN INCONTRO CHE CAMBIA LA VITA

Anche se andiamo in chiesa per nostra libera scelta…, anche se ci sembra di essere bravi cristiani perché facciamo il nostro dovere, dobbiamo riconoscere che il primo a prendere l’iniziativa è stato il Signore: è lui che ci ha scelti e amati da sempre! È lui che ci ha chiamati a conoscerlo e a seguirlo! È lui che sale continuamente sulla barca della nostra vita e ci permette una navigazione serena e una pesca abbondante…
L’incontro con il Signore è un’esperienza pasquale, un’esperienza di morte che fa approdare a una nuova vita… o a una nuova fase della vita!
Si tratta di un passaggio, di una iniziazione…! Isaia si dispone a essere inviato dal Signore nella missione che gli affiderà; Pietro si vede trasformato da pescatore in pescatore di uomini. Così la vocazione-incontro si concretizza in un’esperienza esistenziale di “crisi”. E la crisi, quando evolve positivamente, diviene un nuovo assetto esistenziale (“Eccomi, manda me”: Is 6,8; “Sarai pescatore di uomini”: Lc 5,10).
Il nostro andare alla Messa Domenicale è la nostra risposta alla sua chiamata: ci rendiamo conto di non essere i migliori, i più bravi… anzi: tante volte la nostra vita lascia a desiderare… ma ci basta sapere che il Signore ci conosce e ci ama così come siamo: non si stanca di rivolgerci la sua Parola efficace e di nutrirci con il Pane di vita eterna.

L’incontro di 2 debolezza

L’INCONTRO DI DUE DEBOLEZZE

Poiché quest’anno il giorno 2 febbraio, celebrazione della Presentazione di Gesù al Tempio quaranta giorni dopo Natale, cade di Domenica, è questa festa – che in origine (e ancor oggi nelle Chiese orientali) si chiamava Hypapante (“l’incontro”) – che viene ricordata dalle letture bibliche della liturgia eucaristica e, in particolare, dal brano evangelico di Luca 2,22-40.
Dopo le Domeniche in cui la liturgia ci ha condotto a contemplare il Gesù che fu battezzato da Giovanni e che, “circa trentenne” (Lc 3,23), iniziò il suo ministero e insegnava con autorevolezza nella sinagoga di Nazaret (Lc 4,16-21), ora siamo ricondotti al Gesù che, ad appena quaranta giorni dalla nascita, viene portato al tempio dai genitori per essere presentato al Signore (cf. Lc 2,22).
Anche Giuseppe e Maria preparano la via del Signore: con la loro fede, con il loro amore, con la loro giustizia, con la loro obbedienza.
Il cuore dell’episodio evangelico, poi, è costituito dall’incontro tra il neonato e due persone anziane, Simeone, ormai prossimo alla morte, e Anna, di ottantaquattro anni. Come i genitori di Gesù, anche Simeone e Anna sono persone semplici, pure, umili, animate da una fede limpida.
Davanti a Dio, forse, abbiamo l’impressione di essere, pure noi, a mani vuote… In realtà Dio non chiede altro che un cuore umile e povero! Gesù è venuto a purificare i nostri cuori per offrirli insieme al suo sacrificio eterno.
La festa della Presentazione di Gesù al tempio collega il Natale con la Pasqua: ci invita a dare un altro sguardo al mistero di Gesù che si è fatto uno di noi: debole come ogni figlio d’uomo, povero tra i poveri, si lascia portare al tempio dai genitori e con questo gesto “religioso” fa il primo passo del suo sacrificio! Un sacrificio che lo porterà fino alla croce, dalla quale, risorto e vittorioso egli continua a ripeterci: Io sono la vita!“.
È proprio con questi sentimenti che la liturgia ci aiuta a vivere anche la GIORNATA PER LA VITA e la GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA: accorgendoci che in Gesù brilla quella luce che illumina ogni uomo e che rivela ogni persona come “tempio vivo” in cui Dio abita.

Si parla di noi! 26/01/2025

SI PARLA DI NOI!

Quando ci riuniamo in assemblea per celebrare il Giorno del Signore, Cristo si fa presente in mezzo a noi e noi dovremmo essere capaci di riconoscerlo come il Salvatore della nostra vita.
Con la sua Parola efficace e il dono del suo Corpo e del suo Sangue, egli fa di noi una cosa sola, permettendoci di valorizzare i doni diversi con cui ha arricchito la nostra comunità. Nello stesso tempo ci provoca ad essere a nostra volta operatori di salvezza e di liberazione per i nostri fratelli, allargando attorno a noi la giustizia e la pace.
Non si contempla un passato tramontato, né si sogna un avvenire straordinario, ma si vive il tempo presente come luogo privilegiato della venuta del Signore.
Antico e Nuovo Testamento vengono resi attuali, vicini, se non si rimane attaccati alla lettera morta. In ogni pagina scopriremo presto o tardi di poter dire: «Qui si parla di noi! … io sono Adamo! … noi siamo gli apostoli sul mare! … noi ci troviamo precisamente, come Gesù, sulla via del Calvario e della risurrezione! In tal modo, mediante la Parola di Dio, noi veniamo lentamente a scoprire qual è la nostra vita agli occhi di lui, vale a dire nella sua dimensione profonda…».
La Parola che viene da Dio, di Dio possiede la potenza e l’efficacia. Essa interroga, provoca, consola, crea comunione e salva.

Questa “Domenica della Parola di Dio” voluta da Papa Francesco, vuole proprio aiutarci a riscoprire l’ascolto delle Scritture come un’esperienza che illumina, guida, sprona e sorregge la nostra vita personale e comunitaria. Siamo anche chiamati a vivere, nella preghiera e nel sostegno economico, la Giornata del Seminario, proprio con la viva preoccupazione che nella Chiesa vi siano sempre preti che rendono presente per i loro fratelli il Signore Gesù che offre la vita per il suo gregge e ne annunciano la Parola efficace…!

Non hanno vino…!19/01/2025

NON HANNO VINO…!

Anche se andiamo in chiesa solo per abitudine o per dovere, dovremmo essere capaci di dare vita ad un clima di festa e di gioia! Festa e gioia perché sentiamo che in Gesù, Dio ha “sposato” il mondo intero, ha voluto unirsi agli uomini con un rapporto di amore e di fedeltà; e di questo dovremmo essere molto contenti!
In tutte le celebrazioni il Signore conferma il suo amore appassionato per noi: ci rivolge la sua Parola e ci offre la sua vita nel Corpo e Sangue di Gesù, con una generosità e una sovrabbondanza gratuita che bene sono rappresentate dai 600 litri del vino buono donato da Gesù a Cana di Galilea, nella festa di nozze dove lui si presenta come l’autentico Sposo dell’umanità!
Lasciamoci coinvolgere da questo amore fedele e generoso: lasciamoci “sedurre” da Dio e permettiamo allo Spirito Santo di agire in noi con la sua forza, che ci unisce tra di noi e con il Signore! Sarà questo il modo migliore per vivere anche la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani.
Il tema di quest’anno si ispira al racconto della risurrezione di Lazzaro nel Quarto Evangelo: Credi tu questo? (Giovanni 11,26). Le preghiere e le riflessioni sono state preparate dai fratelli e dalle sorelle della Comunità monastica di Bose (Biella).
Il 2025 segnerà il 1.700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico, svoltosi a Nicea nel 325: un’occasione unica per riflettere e celebrare la fede comune dei cristiani, così come è stata espressa nel Credo formulato in quel Concilio e che ripetiamo ancor oggi ogni Domenica. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2025 è un invito ad attingere a tale eredità comune e ad approfondire la fede che unisce tutti i cristiani.

Battezzati: immersi in Cristo stupiti del suo stile di vita! 12/01/2025

BATTEZZATI: IMMERSI IN CRISTO STUPITI DEL SUO STILE DI VITA!

La Festa del Battesimo di Gesù, che segna la conclusione del Tempo di Natale e l’inizio del Tempo Ordinario, continua il senso dell’Epifania, cioè vuole aiutarci a riconoscere il Signore che si manifesta“: in particolare siamo invitati a riconoscere che Dio ci è Padre e che essere cristiani ci impegna a vivere da suoi figli.
Il battesimoimmerge”, immette il cristiano nella vita in Cristo e lo incammina a vivere la propria esistenza come Gesù stesso ha vissuto, mettendosi alla scuola della pratica di umanità di Gesù di Nazaret.
È difficile credere ad un annuncio di salvezza quando la salvezza non è tangibile… vi è una fatica a credere anche perché la Parola impegna a un lavoro su se stessi: impegna ad abbassare le altezze che ostruiscono la vista e a spianare gli avvallamenti che ostacolano l’incontro, chiede di rompere con l’alterigia e l’orgoglio che impediscono di vedere la realtà in modo non deformato e chiede di uscire dagli abissi di depressione e disperazione che richiudono su se stessi e accecano.
Gesù si mostrerà dalle sue opere come Messia mite che narra un Dio che non strappa la zizzania dal campo dov’è seminato il buon grano, che attende i tempi di maturazione del seme e della crescita della pianta, che si oppone ai discepoli che vorrebbero che facesse scendere un fuoco dal cielo per consumare i samaritani che non lo hanno accolto. Gesù dirà di essere venuto a gettare un fuoco sulla terra (Lc 12,49), ma questo fuoco non deve bruciare né scorie, né peccatori, ma è il fuoco in cui Gesù stesso sarà immerso, battezzato: il battesimo in Spirito santo e fuoco ci sarà ma alla Pentecoste, quando Gesù sarà già passato attraverso la prova della passione e morte. Giovanni apre la strada, ma non comprende in pienezza Colui che viene dopo di lui. Anche noi, come Giovanni, dobbiamo stupirci di Gesù, dobbiamo restare sconcertati, dobbiamo ricevere luce per cambiare la nostra visione, il nostro sguardo.

Dio-con-noi …Nella ferialita e nella festa 05/01/2025

DIO-CON-NOI

NELLA FERIALITA’ E NELLA FESTA…!

Eccoci alla prima Domenica dell’anno!

Siamo ancora nel Tempo di Natale e alla vigilia della Solennità dell’Epifania, ma non possiamo dimenticare come sia fondamentale vivere il Giorno del Signore: in fondo anche il Natale assume tutta la sua importanza proprio perché questo Bambino che ci è nato è Cristo Salvatore, che con la sua morte e risurrezione sconfiggerà definitivamente il male e la morte.

In questa Domenica, allora, concentriamo la nostra attenzione ancora una volta sul Bambino di Betlemme, per comprenderne meglio l’identità più vera e più profonda: Egli è la luce che illumina la vita di ogni uomo, e nell’Eucaristia egli si fa ancora “Emmanuele”, Dio-con-noi, attraverso la sua Parola e il Pane di Vita.

Il 6 gennaio, mentre le Chiese d’Oriente si apprestano a celebrare il Natale, noi viviamo la festa dell’«Epifania», cioè della «Manifestazione» del Figlio di Dio, che è una luce di verità e di speranza per chi cammina nelle tenebre dell’incertezza e della disperazione.

Anche noi, come i Magi, vogliamo riconoscere Gesù come nostro re, offrendogli l’oro della nostra vita con le sue ricchezze; come nostro Dio, presentando l’incenso della nostra preghiera; come uomo della croce, al quale ci avviciniamo con la mirra della nostra carità e del nostro sacrificio. Ma vogliamo anche imparare da Maria a “presentare” Cristo a chi lo ricerca: questa festa, allora, diventa uno stimolo alla nostra testimonianza e alla nostra missionarietà.

Dio irrompe nella vita di ogni famiglia 29/12/2024

DIO IRROMPE NELLA VITA DI OGNI FAMIGLIA

Siamo nel pieno del Tempo di Natale….
Abbiamo contemplato il mistero del Verbo fatto carne, del Signore che si fa bambino: di Dio che irrompe nel tempo!
In questa Festa della Santa Famiglia siamo invitati a guardare anche a Maria e a Giuseppe, per renderci conto che il Figlio di Dio ha vissuto anche l’esperienza fondamentale e quotidiana della famiglia: il suo farsi uomo è passato per la concretezza di una famiglia umana, dove egli ha condiviso, da figlio, con due genitori, la gioia e la fatica di ogni giorno, mostrandoci che è possibile vivere la comunione e cercare insieme la volontà di Dio Padre.
L’amore che possiamo sperimentare tra di noi, e che è possibile vivere in ogni famiglia, ha la sua radice nell’amore di Dio che si è mostrato a noi in Gesù Cristo. La Famiglia di Nazareth, allora, diventa punto di riferimento per ogni nostra famiglia, ma anche per lo stile “familiare” che Dio ci chiede di costruire e diffondere nella comunità cristiana e nella società.

Dopo l’apertura della porta santa di S. Pietro a Roma,
oggi si apre ufficialmente il Giubileo ordinario del 2025
anche in tutte le Diocesi del mondo.
Entriamo nel tempo della misericordia e del perdono,
affinché a ogni uomo e ogni donna
sia aperta la via della speranza che non delude!
Alle 14,30 con la processione che partirà dal Tempio di S. Corona e condurrà alla Cattedrale ci sarà l’apertura diocesana dell’Anno Giubilare: il suono delle campane delle nostre chiese ci inviterà ad unirci fraternamente all’evento.

Acconsentire alla gioia 22/12/2024

ACCONSENTIRE ALLA GIOIA

Eccoci alla quarta tappa del nostro cammino di Avvento, ormai prossimi alla grande Festa…
è un Vangelo ricolmo di gioia quello dell’incontro di Maria con Elisabetta: non una gioia superficiale o ingenua, ma una gioia festosa che si espande, fa sussultare e fa danzare!
È una gioia che non può restare nascosta: e una gioia che vuole espandersi e vuole coinvolgere, trascinare tutto e tutti.
La gioia di Maria ed Elisabetta deve contagiare anche noi per riconoscere che, pur se non abbiamo grandi meriti da vantare, tutto è gratis: è dono gratuito… è amore! E l’amore, se è autentico, non vuole e non può imporsi, ma solo donarsi.
Acconsentire, come hanno fatto queste due donne, è accettare di essere strumenti di quella salvezza che è per tutti.
Ed è nel nostro quotidiano e faticoso ma libero acconsentimento che avviene l’incontro, qui e ora, tra l’umanità e la salvezza.
Il Signore è già presente nel “grembo” di questa nostra comunità! Con la sua Parola ci apre gli occhi e li illumina col suo Spirito; nel Pane spezzato si dona ancora totalmente a noi… Per questo anche noi, come Maria e come Elisabetta, stupiti e sorpresi da tanto amore, esultiamo di gioia e diamo lode a Colui che opera grandi cose in mezzo a noi.
Possa Dio trovare sempre meglio ascolto e docilità tra di noi, perché possiamo essere a nostra volta segni efficaci della sua amicizia per tutti gli uomini!


Per noi “Natale” non è un “giocare a Cristo che nasce”,
una nostalgia del passato, un moto di sentimenti;
non siamo gli spettatori di una sacra rappresentazione,
ma prendiamo parte ad un mistero:
viviamo l’intervento di Dio in nostro favore.
Celebrare l’Eucaristia significa partecipare
in modo sacramentale
al “mirabile scambio” che ci ha redenti;
vuol dire assumere un nuovo stile di vita:
la vita dei figli di Dio,
che con i fatti della loro buona volontà,
e non solo a parole, danno “gloria a Dio e pace agli uomini”!

Che cosa dobbiamo fare 15/12/2024

CHE COSA DOBBIAMO FARE

è la domanda che le folle raccontate dall’evangelista Luca rivolgono a Giovanni Battista, l’austero profeta che viveva nel deserto e richiamava tutti alla necessità di convertirsi…
La risposta che egli da è molto concreta: parte dal vissuto degli interlocutori e li chiama in causa nelle loro scelte di tutti i giorni: anzitutto: CONDIVIDERE!Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto”.
Come si può essere felici restando chiusi nel proprio egoismo, fingendo di non vedere il bisogno di chi ci vive accanto?
Poi: NON PRETENDERE! Non esigere dagli altri ciò che non possono darci… vivere i rapporti umani nella onestà, nella rettitudine.
E ancora: NON FARE VIOLENZA! … significa rispettare l’altro, frenare gli impulsi e i gesti aggressivi che nascono dalla forza, dal proprio ruolo….
La conversione che Giovanni, il Battista, predica non è in vista di una perfezione morale, individuale, ma è un cammino di comunione fraterna, che passa attraverso ciò che siamo chiamati a decidere ogni giorno, in ogni circostanza, anche le più semplici e ordinarie…!
Questa terza Domenica del nostro cammino verso il Signore che viene, vuole essere un invito insistente e caloroso alla gioia; una gioia, però, che non è ingenua e superficiale, ma conosce la virtù della pazienza, che sa sperare senza scoraggiarsi, e senza false scuse sa portare quei frutti di carità e di giustizia che sono la vera liberazione attesa da tanti fratelli, vicini e lontani da noi, per i quali la nostra gioiosa speranza deve essere veramente un “vangelo”, una buona notizia!