AVERE FIDUCIA:
DECENTRARSI DA SE’ STESSI
PER AFFIDARSI ALL’ALTRO E AGLI ALTRI
Nella liturgia di questa Domenica ci sentiamo dire “se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede … ma Cristo è risuscitato dai morti !”; è questo il senso del nostro ritrovarci e del nostro pregare insieme: Cristo è risorto e con la sua risurrezione ha rinnovato la vita dell’uomo!
È un rinnovamento radicale, che permette a ciascuno di noi e alle nostre comunità di liberarsi dal ripiegamento egoistico e presuntuoso in sè stessi, per vivere come Cristo, interamente rivolti al Padre e ai fratelli.
Gesù afferma che è necessaria una scelta di campo, un’opzione che in definitiva è tra l’autosufficienza e la fiducia nel Signore, ovvero tra l’idolatria e la fede: questo dice Geremia (Prima Lettura) con la polarità tra chi confida nell’uomo e chi confida nel Signore, e questo dice il Vangelo che mette a confronto chi è povero (e dunque affamato e afflitto) e chi è ricco (e dunque sazio e gaudente).
Porre la fiducia “nel Signore” implica un processo di spogliamento, di disarmo, cioè un cammino di verità nei confronti di se stessi. Un far cadere le maschere con cui non solo ci illudiamo di essere forti, ma pensiamo anche di poter esorcizzare la morte. E l’atto di fiducia si configura come paradossale: la propria saldezza la si trova in un movimento che ci decentra da noi stessi. L’atto di fiducia ha una struttura pasquale, implica una morte a se stessi per trovare vita e saldezza in altri da sé. La Parola che ascoltiamo insieme, e il Pane di Vita che spezziamo tra di noi sono l’espressione di questo nuovo stile di vita: essere felici, contenti, non perché pensiamo solo a noi stessi, ma perché anche in mezzo alle prove della vita, Dio e i fratelli sono la nostra famiglia.