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Avvento: tempo di decisioni! 7/12/2025

AVVENTO: TEMPO DI DECISIONI!

In questa seconda Domenica di Avvento incontriamo la figura e il messaggio di Giovanni Battista: egli ci invita con lui “nel deserto”, il luogo dell’essenzialità e della solitudine, il luogo dove è più facile ascoltare la Parola di Dio e nutrirci del suo Pane di vita, per farci capire che è tempo di decidersi.
Non basta essere battezzati e avere una vaga religiosità: la nostra fedeltà agli impegni battesimali si misura sulla serietà con cui ascoltiamo l’appello quotidiano alla conversione, sulla prontezza con cui sappiamo cogliere l’irrompere di Dio nelle nostre povere vite, sulla coscienza del nostro peccato con cui ci accostiamo a Colui che si fa vicino a noi nella sua misericordia.
Nello stesso tempo, Giovanni Battista ci aiuta a renderci conto che è Dio a salvarci, a liberarci dal male e dalla morte: ogni celebrazione diventa allora l’occasione per manifestare a Dio il nostro “GRAZIE!” e la nostra disponibilità a lasciarci salvare.
Siamo aiutati dalla Festa della Immacolata Concezione di Maria; con tutta la Chiesa rendiamo grazie a Dio perché in Gesù ha mantenuto fede alla promessa di liberare l’uomo dal condizionamento del peccato e dalla paura della morte: Maria è stata la prima a partecipare a questa liberazione ed è stata preservata dal peccato fin dal primo istante della sua esistenza.
Lei, però, non è rimasta passiva, non si è accontentata di ricevere il dono, ma ha corrisposto all’iniziativa di Dio con la sua disponibilità ad accogliere Cristo nella sua vita e a generarlo per il mondo intero.
Ecco allora che Maria ci aiuta a vivere anche il nostro Avvento: facendoci accoglienti nell’attesa e attivi nell’impegno!
Facciamo spazio al dono perché diventi compito: il Signore, infatti, viene, e viene sempre; ma domanda un grembo dove nascere…

Egli è venuto! Viene! Verrà! 30/11/2025

EGLI È VENUTO! VIENE! VERRÀ!

Riprendiamo il cammino al seguito dell’unico Maestro
nell’attesa di quel Regno di giustizia e di amore che vogliamo contribuire a far crescere.
Eccoci alla prima Domenica del nuovo Anno Liturgico: è una ulteriore occasione che il Signore ci offre per vivere nella sua amicizia!
Se ci guardiamo attorno, saremmo tentati di lasciarci afferrare dal pessimismo, dall’angoscia, dalla paura…
Ma noi che crediamo in Gesù Cristo sappiamo che questa nostra storia di uomini e di donne è anche la storia di Dio.
Proviamo a fissare lo sguardo del nostro cuore su Gesù Maestro: è lui il Figlio di Dio che si è fatto uomo 2000 anni fa; è lui il Signore della storia che porterà a compimento il Regno del Padre alla fine dei tempi; è lui il Compagno di viaggio che ci chiede di essere riconosciuto ogni giorno nella vita della Chiesa e nel fratello che ci vive accanto.
Il ritorno del Signore è alle porte non per un cronologico evolversi delle vicende umane, ma per un motivo profondamente legato al suo essere Signore: Cristo viene perché è amore. Dio ha creato il mondo per una sovrabbondanza di amore, “Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo unico Figlio” (Gv 3,16), Dio ama talmente la sua creatura da non poter restare lontano neppure per un istante. Questo è quanto sappiamo del Signore: su questa verità dobbiamo vigilare, a questa speranza dobbiamo ritornare ogni giorno, in questo amore dobbiamo dimorare.
Proprio fissando il nostro sguardo su Cristo siamo invitati a iniziare questo Avvento, prendendo coscienza che celebrare il Natale significherà essere disposti ad accogliere Cristo e il suo Vangelo nella nostra vita.

Dio regna dalla croce 23/11/2025

DIO REGNA DALLA CROCE

In questa ultima Domenica dell’Anno Liturgico celebriamo Gesù Cristo Re dell’universo.
Papa Leone ci invita anche a vivere, in ogni Diocesi, una “Giornata” dedicata ai giovani, pensati come testimoni della loro amicizia col Signore Gesù.
Il sapere che Gesù “regna” ci riempie di consolazione e di speranza, perché sappiamo che egli è il principio e la fine di tutte le cose, colui che ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue e ha fatto di noi il popolo di Dio.
Questa consolazione diventa precisa consapevolezza: se Gesù ha “regnato” mettendosi a servizio degli altri, anche il nostro impegno a far crescere il Regno di Cristo deve passare attraverso il dono gratuito e generoso di noi stessi.
È così che da pellegrini di speranza, come l’Anno Santo ci ha chiamato ad essere, ci prepariamo a diventare testimoni coraggiosi di Cristo.
È vero: non sempre è facile dare testimonianza. Il Signore non nasconde questa dolorosa realtà: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20).
La testimonianza della fraternità e della pace, che l’amicizia con Cristo suscita in noi, ci solleva dall’indifferenza e dalla pigrizia spirituale, facendoci superare chiusure e sospetti. Ci lega inoltre gli uni agli altri, sospingendoci a impegnarci insieme, dal volontariato alla carità politica, per costruire nuove condizioni di vita per tutti.
Non seguiamo chi usa le parole della fede per dividere: organizziamoci, invece, per rimuovere le disuguaglianze e riconciliare comunità polarizzate e oppresse. Perciò ascoltiamo la voce di Dio in noi e vinciamo il nostro egoismo, diventando operosi artigiani di pace…!

Sei tu, Signore, la mia speranza16/11/2025

SEI TU, SIGNORE, LA MIA SPERANZA (Sal 71,5)

aiutare i poveri è questione di giustizia!
la sicurezza non si afferma con le armi!

I poveri non sono un diversivo per la Chiesa, bensì i
fratelli e le sorelle più amati, perché ognuno di loro, con
la sua esistenza e anche con le parole e la sapienza di cui
è portatore, provoca a toccare con mano la verità del
Vangelo.
Perciò la Giornata Mondiale dei Poveri intende ricordare
alle nostre comunità che i poveri sono al centro
dell’intera opera pastorale. Non solo del suo aspetto
caritativo, ma ugualmente di ciò che la Chiesa celebra e
annuncia. Dio ha assunto la loro povertà per renderci ricchi
attraverso le loro voci, le loro storie, i loro volti. Tutte le
forme di povertà, nessuna esclusa, sono una chiamata a
vivere con concretezza il Vangelo e a offrire segni efficaci
di speranza.…
Questo è l’invito che giunge dalla celebrazione del
Giubileo. Non è un caso che la Giornata Mondiale dei
Poveri si celebri verso la fine di quest’anno di grazia.
Quando la Porta Santa sarà chiusa, dovremo custodire e
trasmettere i doni divini che sono stati riversati nelle
nostre mani lungo un intero anno di preghiera,
conversione e testimonianza.
I poveri ci provocano a trovare sempre nuove forme per
vivere oggi il Vangelo.
Incontriamo persone povere o impoverite ogni giorno
e a volte può accadere che siamo noi stessi ad avere
meno, a perdere ciò che un tempo ci pareva sicuro:
un’abitazione, il cibo adeguato per la giornata,
l’accesso alle cure, un buon livello di istruzione e di
informazione, la libertà religiosa e di espressione.
Auspico dunque che quest’Anno Giubilare possa
incentivare lo sviluppo di politiche di contrasto alle
antiche e nuove forme di povertà, oltre a nuove iniziative
di sostegno e aiuto ai più poveri tra i poveri. Lavoro,
istruzione, casa, salute sono le condizioni di una
sicurezza che non si affermerà mai con le armi!
(Dal Messaggio di Papa Leone per la Giornata Mondiale dei Poveri)

Di fronte alla morte: solidarietà e amore! 01/11/2025

DI FRONTE ALLA MORTE:
SOLIDARIETA’ E AMORE!

Dopo la celebrazione gloriosa di tutti i Santi, la Chiesa pellegrina sulla terra vuole ricordare tutti i suoi figli che hanno lasciato questo mondo e sono morti in Cristo: così facciamo memoria del comune destino mortale e rinnoviamo la convinta speranza in Gesù Cristo risorto, vincitore della morte e pegno sicuro di vita eterna. La preghiera di suffragio per i defunti, e in modo speciale l’offerta del sacrificio eucaristico, sono segni luminosi della “comunione dei santi” e della carità che lega i fedeli al di là della drammatica separazione rappresentata dalla morte: la pietà per i defunti non è semplice ricordo e venerazione, ma costituisce in Cristo un autentico atto di solidarietà e di amore.
La preghiera della Chiesa trova il suo unico fondamento nel mistero pasquale di morte e risurrezione e, quindi, la liturgia di quest’oggi non può essere che una celebrazione “pasquale”, sperimentando la vita nuova che Cristo comunica ai suoi.
Quando tutta la nostra vita, la nostra persona, ma questo vale anche per una comunità e per la Chiesa tutta, si decide a un affidamento al Signore senza più riserve di sé, senza più nulla da difendere, senza più diffidenze e paure, senza mura e baluardi… allora essa abita lo spazio della resurrezione. E allora conosce l’amore e la speranza, l’audacia e la libertà evangeliche, quelle che Gesù stesso ha vissuto.
Affidandosi al Padre egli non respinge da sé chi viene a lui, non rigetta, non si difende dagli altri, ma accoglie.
Una vita così vissuta, una vita in cui uno smette di voler fare la propria volontà, ma cerca di fare quella del Signore, è una vita libera, una vita che integra la morte e la trasforma in amore, che è forza di resurrezione. Credere, aver fede in Gesù Cristo, significa fare dell’amore il luogo in cui la morte viene messa a servizio della vita, e anzitutto della vita degli altri!
C’è una morte vitale che vivifica la nostra vita mortale.

La preghiera da forma alla vita 26/10/2025

LA PREGHIERA DA FORMA ALLA VITA: E’ L’INCONTRO SINCERO CHE FA FIORIRE L’ESISTENZA!

Preghiera e autenticità: questo il rapporto posto in luce dalla Parola di Dio di questa Domenica. Il Signore gradisce la preghiera del povero e dell’oppresso (Prima lettura dal libro del Siracide) e accoglie la preghiera del pubblicano che si proclama peccatore davanti a lui (Vangelo). Vi è una fiducia in se stessi, un credersi giusti, che rende non accetta la preghiera del fariseo al tempio, così come vi è la possibilità di un culto che è solo una farsa, una burla, anzi, un atto criminale, perché commisto a ingiustizia ed empietà. Nella preghiera si riflette e si svela l’autenticità o la falsità di ciò che si vive e delle  persone che siamo.
L’effetto trasformativo della preghiera al tempio si manifesta nel pubblicano che ha saputo porsi in verità e autenticità davanti a Dio. Da colui che era persuaso di essere giusto (fariseo) si passa così al pubblicano, che viene dichiarato giusto da Dio!

Se mettiamo al centro di tutto il nostro “io”, nessuna relazione funziona: non nella coppia, non con gli amici, nemmeno con Dio…
Vita e preghiera percorrono la stessa strada: la ricerca mai arresa di un “tu”, in cui riconoscersi, amati e amabili, capaci di incontro vero, quello che fa fiorire il nostro essere.
Con la celebrazione dei Sacramenti, specialmente dell’Eucaristia, noi affermiamo la necessità dell’intervento divino nella nostra vita: ci mettiamo sotto l’azione di Dio presente con il suo Spirito, e facciamo l’esperienza privilegiata di essere liberati dal male per la fede che abbiamo in Gesù Cristo. La preghiera

100 Anni tra la gente di Vo’ 19/10/2025

100 ANNI TRA LA GENTE DI VO’

TE DEUM LAUDAMUS!E UN GRAZIE VICENDEVOLE!

Eccoci giunti al 18 ottobre: centesimo anniversario della istituzione della Parrocchia di S. Stefano Protomartire a Vo’
è una tappa molto bella e significativa per una Comunità e diventa l’occasione per ripensare alle tantissime esperienze realizzate, agli innumerevoli avvenimenti – lieti e tristi – vissuti, alle molte persone che si sono succedute (dai Parroci, gli altri Preti, le Suore … fino a semplici fedeli delle Messe… passando per tutti i catechisti, gli animatori, i ministranti, i sacristi e gli incalcolabili volontari delle varie iniziative parrocchiali…) un “mondo” di bene di cui essere grati e orgogliosi, senza aver timore di riconoscere anche tutto quello che non è andato bene, soprattutto quando si è lasciato prevalere l’orgoglio, l’egoismo, la presunzione, dei singoli o dei gruppi…

Questo sguardo non superficiale, umile e sincero, ma anche obiettivo ed equilibrato, ci aiuta tutti, anche come Unità Pastorale, a pronunciare con ancora maggiore consapevolezza e spontaneità un filiale e riconoscente “Te Deum laudamus” al Signore, provvidente e misericordioso: il Padre che ci sostiene e ci attende, il Figlio solidale e sempre al nostro fianco, lo Spirito che anima ogni nostra realizzazione!
Sarebbe bello che questa nostra festa riuscisse a far fiorire sulle labbra di ogni abitante di Brendola l’espressione “GRAZIE, SIGNORE, CHE CI CHIAMI AMICI!” e che tale consolante certezza si traducesse in una effettiva capacità di essere amici gli uni degli altri…!… allora sì che sarà un Centenario riuscito!

Avere fede: riconoscere e rendere grazie! 12/10/2025

AVERE FEDE:
RICONOSCERE E RENDERE GRAZIE!

Il Cristo risorto ci convoca ogni Domenica per partecipare al suo rendimento di grazie al Padre per i doni della vita e della bellezza del mondo.
Come accadde un tempo a molti ammalati, anche oggi Gesù ci salva gratuitamente con la sua Parola forte e con il dono di sé stesso nel Pane di vita.
Apriamoci alla contemplazione dell’amore gratuito di Dio e diciamogli il nostro «grazie», abbandonando quella mentalità utilitaristica ed egocentrica che snatura il nostro rapporto con lui.

L’Eucaristia, infatti, è – come dice il nome – azione di grazie senza altra utilità, senz’altro scopo che se stessa: è la gioia che fiorisce dalla contemplazione di Dio grande nell’amore, che nasce dalla scoperta di essere salvati gratuitamente.
La gratitudine è difficile e richiede la messa a morte del proprio narcisismo per entrare nel novero di coloro che si sanno graziati.
Pertanto: autentificazione della fede è la dimensione eucaristica, ovvero la capacità di riconoscere, nel senso di entrare nel riconoscimento per giungere alla riconoscenza. Si tratta di riconoscere l’intervento di Dio nella semplicità e opacità dell’umano, del reale. Ma il riconoscimento è pieno quando si dilata nel rendimento di grazie. Quando lo sguardo che ha visto l’umano, da quello stesso umano risale al divino. Allora il culto è autentico e celebrato nella vita, nella trama delle relazioni, nella qualità dei gesti, delle parole e degli sguardi. Allora la conversione è compiuta: il samaritano «tornò indietro (fece conversione”) lodando Dio a gran voce» (Lc 17,15). La lode a Dio si unisce in modo inscindibile al rendimento di grazie a Gesù. Nell’uomo Gesù si manifesta il volto di Dio!

Non padroni: “Semplicemente servi”! 05/10/2025

NON PADRONI: SEMPLICEMENTE SERVI”!

Nelle scorse Domeniche il Signore Gesù si è proposto a noi con delle esigenze molto radicali, sia riguardo i nostri affetti e i nostri criteri di vita, sia rispetto all’uso dei beni e del denaro…
Viene anche a noi da chiederci: ma quanto debole è la nostra fede se non ci sentiamo adeguati a queste proposte?
È l’esperienza che vive ogni discepolo che si confronta seriamente con l’insegnamento del Maestro…
E la risposta di Gesù è ancora più provocatoria, nella sua semplicità: le esigenze radicali del Vangelo sono possibili se smettiamo di “fidarci” di noi stessi e delle nostre risorse, e impariamo ad affidarci completamente a Dio, accettando un progetto calcolato sulle sue possibilità e non sulle nostre
La fede è “credere nonostante”. Essa mostra la sua efficacia costruendo la forza interiore del credente, scavandolo in profondità e donandogli intelligenza e sapienza.
La fede è anzitutto colta come relazione con il Signore: non è frutto di volontà, per quanto “buona”, del credente, non è una sua opera. Piuttosto vive nello spazio della relazione con il Signore ed è necessaria per sostenere i rapporti fraterni, per vivere la vita comunitaria, le relazioni ecclesiali. Grazie ad essa infatti, il credente non è nella chiesa semplicemente uno che “fa dei servizi”, per quanto buoni, utili e santi possano essere, ma viene costruito come servo sulle orme del Signore “venuto non per farsi servire ma per servire” (Mc 10,45; cf. Lc 22,27). È tenendo fisso lo sguardo sulla vicenda di Gesù che possiamo non lasciarci scoraggiare e abbattere dalla visione degli scandali e degli abusi; è solo contemplando colui che ha invocato il perdono anche sui suoi crocifissori che possiamo trovare la forza di rinnovare il perdono a chi ripetutamente fa il male. Le prove e le fatiche che la vita comune ed ecclesiale presentano diventano così la fornace che forgia il cristiano come servo sulle orme del Servo Gesù Cristo!

Volgere il possesso in relazione 21/09/2025

VOLGERE IL POSSESSO IN RELAZIONE

Forse siamo ancora perplessi e pensosi di fronte al messaggio di Domenica scorsa, che ci invitava all’obbedienza e al dono gratuito, provocati dall’esaltazione della Croce… ma il Signore non ha mai finito di stupirci: ogni settimana ci raggiunge per rivelarci il suo amore sconfinato e paradossale

Potremmo dire che oggi, ci offre la possibilità di interrogarci sul rapporto che abbiamo con lui e con i fratelli, e di verificare qual è la priorità che più ci sta a cuore…

L’ossessione per un lavoro continuo, senza interruzioni, segnato, come nella nostra contemporaneità, da concorrenza e accelerazione ha esiti disumanizzanti mascherati da gioiosi eufemismi come “ottimizzazione dei tempi”… invece il “sabato” da rispettare secondo il comandamento biblico introduce nello scorrere del tempo l’alternanza del ritmo tra lavoro e riposo e così rende umano il tempo e ricorda che non l’uomo è per il lavoro, ma il lavoro per l’uomo!

Tanto Dio quanto la ricchezza possono essere destinatari di un culto. Sono due religioni a confronto e che si escludono a vicenda… Gesù, dicendo “Fatevi degli amici con la disonesta ricchezza” suggerisce di volgere il possesso (di denaro e di beni) in relazione (con persone). Perché le relazioni sono la nostra vera ricchezza!

Da parte sua, il Signore continua a posare su di noi il suo sguardo di amore, soprattutto se sapremo riconoscere tutti i beni con i quali egli ha arricchito la nostra vita e che ci chiedono di essere amministrati saggiamente.