Archivi categoria: Riflessione

Capaci di vincere il male 02/03/2025

CAPACI DI VINCERE IL MALE
CON LA FORZA DELLA FIDUCIA IN DIO
COME SAN ROCCO!

Ogni Domenica ci riuniamo per fare Eucaristia, cioè per “rendere grazie” a Dio che, per mezzo di Gesù, ci dà la vittoria sul male e sulla morte.
In forza di questa celebrazione ciascuno di noi è impegnato a partecipare a questa vittoria e ad attuarla in se.
Chi crede in Gesù e mette in atto il suo stile di vita può cambiare le vicende del mondo e trasformarle in storia di salvezza.
Parlare di Gesù è credibile solo se, accogliendolo nella propria vita personale e comunitaria, si mettono in atto atteggiamenti nuovi, come ha saputo fare, al suo tempo e nella propria vicenda, san Rocco, all’intercessione del quale il nostro paese torna ad affidarsi nella ricorrenza votiva del 3 marzo.
Apriamoci allora alla scuola della Liturgia e dei Santi, che ci aiuteranno a comprendere e assumere lo stile della fiducia filiale nel Padre e dell’accoglienza fraterna verso tutti gli uomini.

Solo l’amore per il nemico 23/02/2025

SOLO L’AMORE PER IL NEMICO PUO’ VINCERE L’AMORE PER LA GUERRA!

Ogni volta che ci ritroviamo insieme per celebrare la divina liturgia, noi facciamo esperienza dell’amore misericordioso di Dio, che continuamente vuole riconciliare a sè il mondo per mezzo di Gesù Cristo, suo Figlio.
Dio ama! È questa l’esperienza che possiamo fare: Dio ama il suo popolo, ama ogni singola persona, ama soprattutto i più svantaggiati e poveri! Infatti Dio non ci ama per i nostri meriti, ma per sua gratuita bontà.
Per amore Dio ci ha creati… e per un amore sorprendente e “testardo” continua a volerci bene anche se noi ci allontaniamo da lui: per questo il Figlio di Dio si è incarnato, è morto ed è risorto per noi… Gesù narra un Dio che unilateralmente mantiene la relazione di amore con chi lo rigetta e lo rifiuta.
L’amore del nemico è esercizio di libertà: libertà dalla violenza dell’altro che non ha il potere di vincerci e portarci a ripeterla; libertà da noi stessi, che non ci sentiamo derubati della nostra umanità da gesti anche violenti o umilianti che subiamo sicché abbiamo la lucidità di trasformare gesti in cui patiamo una spogliazione in atti di donazione (“a chi ti strappa il mantello non rifiutare neanche la tunica … da’ a chiunque ti chiede”); libertà nei confronti delle cose e dei beni (“a chi prende le tue cose, non chiederle indietro … prestate senza sperarne nulla”). Questa prassi si radica nell’interiorità e necessita, aggiunge Gesù, della preghiera: pregare significa innestare per fede il proprio cuore, la propria mente e il proprio corpo nell’agire che fu di Cristo Gesù, il quale sulla croce pregava per i suoi aguzzini (cf. Lc 23,34). In ogni celebrazione noi ci incontriamo ancora una volta con questo amore misericordioso e fedele, che non si stanca di rivolgerci la sua Parola e di invitarci alla sua tavola: se ci lasceremo coinvolgere, diventeremo anche noi capaci di amare come lui…

Avere fiducia 16/02/2024

AVERE FIDUCIA:
DECENTRARSI DA SE’ STESSI
PER AFFIDARSI ALL’ALTRO E AGLI ALTRI

Nella liturgia di questa Domenica ci sentiamo dire “se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede … ma Cristo è risuscitato dai morti !”; è questo il senso del nostro ritrovarci e del nostro pregare insieme: Cristo è risorto e con la sua risurrezione ha rinnovato la vita dell’uomo!
È un rinnovamento radicale, che permette a ciascuno di noi e alle nostre comunità di liberarsi dal ripiegamento egoistico e presuntuoso in sè stessi, per vivere come Cristo, interamente rivolti al Padre e ai fratelli.
Gesù afferma che è necessaria una scelta di campo, un’opzione che in definitiva è tra l’autosufficienza e la fiducia nel Signore, ovvero tra l’idolatria e la fede: questo dice Geremia (Prima Lettura) con la polarità tra chi confida nell’uomo e chi confida nel Signore, e questo dice il Vangelo che mette a confronto chi è povero (e dunque affamato e afflitto) e chi è ricco (e dunque sazio e gaudente).
Porre la fiducia “nel Signore” implica un processo di spogliamento, di disarmo, cioè un cammino di verità nei confronti di se stessi. Un far cadere le maschere con cui non solo ci illudiamo di essere forti, ma pensiamo anche di poter esorcizzare la morte. E l’atto di fiducia si configura come paradossale: la propria saldezza la si trova in un movimento che ci decentra da noi stessi. L’atto di fiducia ha una struttura pasquale, implica una morte a se stessi per trovare vita e saldezza in altri da sé. La Parola che ascoltiamo insieme, e il Pane di Vita che spezziamo tra di noi sono l’espressione di questo nuovo stile di vita: essere felici, contenti, non perché pensiamo solo a noi stessi, ma perché anche in mezzo alle prove della vita, Dio e i fratelli sono la nostra famiglia.

Un incontro che cambia la vita 9/02/2025

UN INCONTRO CHE CAMBIA LA VITA

Anche se andiamo in chiesa per nostra libera scelta…, anche se ci sembra di essere bravi cristiani perché facciamo il nostro dovere, dobbiamo riconoscere che il primo a prendere l’iniziativa è stato il Signore: è lui che ci ha scelti e amati da sempre! È lui che ci ha chiamati a conoscerlo e a seguirlo! È lui che sale continuamente sulla barca della nostra vita e ci permette una navigazione serena e una pesca abbondante…
L’incontro con il Signore è un’esperienza pasquale, un’esperienza di morte che fa approdare a una nuova vita… o a una nuova fase della vita!
Si tratta di un passaggio, di una iniziazione…! Isaia si dispone a essere inviato dal Signore nella missione che gli affiderà; Pietro si vede trasformato da pescatore in pescatore di uomini. Così la vocazione-incontro si concretizza in un’esperienza esistenziale di “crisi”. E la crisi, quando evolve positivamente, diviene un nuovo assetto esistenziale (“Eccomi, manda me”: Is 6,8; “Sarai pescatore di uomini”: Lc 5,10).
Il nostro andare alla Messa Domenicale è la nostra risposta alla sua chiamata: ci rendiamo conto di non essere i migliori, i più bravi… anzi: tante volte la nostra vita lascia a desiderare… ma ci basta sapere che il Signore ci conosce e ci ama così come siamo: non si stanca di rivolgerci la sua Parola efficace e di nutrirci con il Pane di vita eterna.

L’incontro di 2 debolezza

L’INCONTRO DI DUE DEBOLEZZE

Poiché quest’anno il giorno 2 febbraio, celebrazione della Presentazione di Gesù al Tempio quaranta giorni dopo Natale, cade di Domenica, è questa festa – che in origine (e ancor oggi nelle Chiese orientali) si chiamava Hypapante (“l’incontro”) – che viene ricordata dalle letture bibliche della liturgia eucaristica e, in particolare, dal brano evangelico di Luca 2,22-40.
Dopo le Domeniche in cui la liturgia ci ha condotto a contemplare il Gesù che fu battezzato da Giovanni e che, “circa trentenne” (Lc 3,23), iniziò il suo ministero e insegnava con autorevolezza nella sinagoga di Nazaret (Lc 4,16-21), ora siamo ricondotti al Gesù che, ad appena quaranta giorni dalla nascita, viene portato al tempio dai genitori per essere presentato al Signore (cf. Lc 2,22).
Anche Giuseppe e Maria preparano la via del Signore: con la loro fede, con il loro amore, con la loro giustizia, con la loro obbedienza.
Il cuore dell’episodio evangelico, poi, è costituito dall’incontro tra il neonato e due persone anziane, Simeone, ormai prossimo alla morte, e Anna, di ottantaquattro anni. Come i genitori di Gesù, anche Simeone e Anna sono persone semplici, pure, umili, animate da una fede limpida.
Davanti a Dio, forse, abbiamo l’impressione di essere, pure noi, a mani vuote… In realtà Dio non chiede altro che un cuore umile e povero! Gesù è venuto a purificare i nostri cuori per offrirli insieme al suo sacrificio eterno.
La festa della Presentazione di Gesù al tempio collega il Natale con la Pasqua: ci invita a dare un altro sguardo al mistero di Gesù che si è fatto uno di noi: debole come ogni figlio d’uomo, povero tra i poveri, si lascia portare al tempio dai genitori e con questo gesto “religioso” fa il primo passo del suo sacrificio! Un sacrificio che lo porterà fino alla croce, dalla quale, risorto e vittorioso egli continua a ripeterci: Io sono la vita!“.
È proprio con questi sentimenti che la liturgia ci aiuta a vivere anche la GIORNATA PER LA VITA e la GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA: accorgendoci che in Gesù brilla quella luce che illumina ogni uomo e che rivela ogni persona come “tempio vivo” in cui Dio abita.

Si parla di noi! 26/01/2025

SI PARLA DI NOI!

Quando ci riuniamo in assemblea per celebrare il Giorno del Signore, Cristo si fa presente in mezzo a noi e noi dovremmo essere capaci di riconoscerlo come il Salvatore della nostra vita.
Con la sua Parola efficace e il dono del suo Corpo e del suo Sangue, egli fa di noi una cosa sola, permettendoci di valorizzare i doni diversi con cui ha arricchito la nostra comunità. Nello stesso tempo ci provoca ad essere a nostra volta operatori di salvezza e di liberazione per i nostri fratelli, allargando attorno a noi la giustizia e la pace.
Non si contempla un passato tramontato, né si sogna un avvenire straordinario, ma si vive il tempo presente come luogo privilegiato della venuta del Signore.
Antico e Nuovo Testamento vengono resi attuali, vicini, se non si rimane attaccati alla lettera morta. In ogni pagina scopriremo presto o tardi di poter dire: «Qui si parla di noi! … io sono Adamo! … noi siamo gli apostoli sul mare! … noi ci troviamo precisamente, come Gesù, sulla via del Calvario e della risurrezione! In tal modo, mediante la Parola di Dio, noi veniamo lentamente a scoprire qual è la nostra vita agli occhi di lui, vale a dire nella sua dimensione profonda…».
La Parola che viene da Dio, di Dio possiede la potenza e l’efficacia. Essa interroga, provoca, consola, crea comunione e salva.

Questa “Domenica della Parola di Dio” voluta da Papa Francesco, vuole proprio aiutarci a riscoprire l’ascolto delle Scritture come un’esperienza che illumina, guida, sprona e sorregge la nostra vita personale e comunitaria. Siamo anche chiamati a vivere, nella preghiera e nel sostegno economico, la Giornata del Seminario, proprio con la viva preoccupazione che nella Chiesa vi siano sempre preti che rendono presente per i loro fratelli il Signore Gesù che offre la vita per il suo gregge e ne annunciano la Parola efficace…!

Non hanno vino…!19/01/2025

NON HANNO VINO…!

Anche se andiamo in chiesa solo per abitudine o per dovere, dovremmo essere capaci di dare vita ad un clima di festa e di gioia! Festa e gioia perché sentiamo che in Gesù, Dio ha “sposato” il mondo intero, ha voluto unirsi agli uomini con un rapporto di amore e di fedeltà; e di questo dovremmo essere molto contenti!
In tutte le celebrazioni il Signore conferma il suo amore appassionato per noi: ci rivolge la sua Parola e ci offre la sua vita nel Corpo e Sangue di Gesù, con una generosità e una sovrabbondanza gratuita che bene sono rappresentate dai 600 litri del vino buono donato da Gesù a Cana di Galilea, nella festa di nozze dove lui si presenta come l’autentico Sposo dell’umanità!
Lasciamoci coinvolgere da questo amore fedele e generoso: lasciamoci “sedurre” da Dio e permettiamo allo Spirito Santo di agire in noi con la sua forza, che ci unisce tra di noi e con il Signore! Sarà questo il modo migliore per vivere anche la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani.
Il tema di quest’anno si ispira al racconto della risurrezione di Lazzaro nel Quarto Evangelo: Credi tu questo? (Giovanni 11,26). Le preghiere e le riflessioni sono state preparate dai fratelli e dalle sorelle della Comunità monastica di Bose (Biella).
Il 2025 segnerà il 1.700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico, svoltosi a Nicea nel 325: un’occasione unica per riflettere e celebrare la fede comune dei cristiani, così come è stata espressa nel Credo formulato in quel Concilio e che ripetiamo ancor oggi ogni Domenica. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2025 è un invito ad attingere a tale eredità comune e ad approfondire la fede che unisce tutti i cristiani.

Battezzati: immersi in Cristo stupiti del suo stile di vita! 12/01/2025

BATTEZZATI: IMMERSI IN CRISTO STUPITI DEL SUO STILE DI VITA!

La Festa del Battesimo di Gesù, che segna la conclusione del Tempo di Natale e l’inizio del Tempo Ordinario, continua il senso dell’Epifania, cioè vuole aiutarci a riconoscere il Signore che si manifesta“: in particolare siamo invitati a riconoscere che Dio ci è Padre e che essere cristiani ci impegna a vivere da suoi figli.
Il battesimoimmerge”, immette il cristiano nella vita in Cristo e lo incammina a vivere la propria esistenza come Gesù stesso ha vissuto, mettendosi alla scuola della pratica di umanità di Gesù di Nazaret.
È difficile credere ad un annuncio di salvezza quando la salvezza non è tangibile… vi è una fatica a credere anche perché la Parola impegna a un lavoro su se stessi: impegna ad abbassare le altezze che ostruiscono la vista e a spianare gli avvallamenti che ostacolano l’incontro, chiede di rompere con l’alterigia e l’orgoglio che impediscono di vedere la realtà in modo non deformato e chiede di uscire dagli abissi di depressione e disperazione che richiudono su se stessi e accecano.
Gesù si mostrerà dalle sue opere come Messia mite che narra un Dio che non strappa la zizzania dal campo dov’è seminato il buon grano, che attende i tempi di maturazione del seme e della crescita della pianta, che si oppone ai discepoli che vorrebbero che facesse scendere un fuoco dal cielo per consumare i samaritani che non lo hanno accolto. Gesù dirà di essere venuto a gettare un fuoco sulla terra (Lc 12,49), ma questo fuoco non deve bruciare né scorie, né peccatori, ma è il fuoco in cui Gesù stesso sarà immerso, battezzato: il battesimo in Spirito santo e fuoco ci sarà ma alla Pentecoste, quando Gesù sarà già passato attraverso la prova della passione e morte. Giovanni apre la strada, ma non comprende in pienezza Colui che viene dopo di lui. Anche noi, come Giovanni, dobbiamo stupirci di Gesù, dobbiamo restare sconcertati, dobbiamo ricevere luce per cambiare la nostra visione, il nostro sguardo.

Dio-con-noi …Nella ferialita e nella festa 05/01/2025

DIO-CON-NOI

NELLA FERIALITA’ E NELLA FESTA…!

Eccoci alla prima Domenica dell’anno!

Siamo ancora nel Tempo di Natale e alla vigilia della Solennità dell’Epifania, ma non possiamo dimenticare come sia fondamentale vivere il Giorno del Signore: in fondo anche il Natale assume tutta la sua importanza proprio perché questo Bambino che ci è nato è Cristo Salvatore, che con la sua morte e risurrezione sconfiggerà definitivamente il male e la morte.

In questa Domenica, allora, concentriamo la nostra attenzione ancora una volta sul Bambino di Betlemme, per comprenderne meglio l’identità più vera e più profonda: Egli è la luce che illumina la vita di ogni uomo, e nell’Eucaristia egli si fa ancora “Emmanuele”, Dio-con-noi, attraverso la sua Parola e il Pane di Vita.

Il 6 gennaio, mentre le Chiese d’Oriente si apprestano a celebrare il Natale, noi viviamo la festa dell’«Epifania», cioè della «Manifestazione» del Figlio di Dio, che è una luce di verità e di speranza per chi cammina nelle tenebre dell’incertezza e della disperazione.

Anche noi, come i Magi, vogliamo riconoscere Gesù come nostro re, offrendogli l’oro della nostra vita con le sue ricchezze; come nostro Dio, presentando l’incenso della nostra preghiera; come uomo della croce, al quale ci avviciniamo con la mirra della nostra carità e del nostro sacrificio. Ma vogliamo anche imparare da Maria a “presentare” Cristo a chi lo ricerca: questa festa, allora, diventa uno stimolo alla nostra testimonianza e alla nostra missionarietà.

Dio irrompe nella vita di ogni famiglia 29/12/2024

DIO IRROMPE NELLA VITA DI OGNI FAMIGLIA

Siamo nel pieno del Tempo di Natale….
Abbiamo contemplato il mistero del Verbo fatto carne, del Signore che si fa bambino: di Dio che irrompe nel tempo!
In questa Festa della Santa Famiglia siamo invitati a guardare anche a Maria e a Giuseppe, per renderci conto che il Figlio di Dio ha vissuto anche l’esperienza fondamentale e quotidiana della famiglia: il suo farsi uomo è passato per la concretezza di una famiglia umana, dove egli ha condiviso, da figlio, con due genitori, la gioia e la fatica di ogni giorno, mostrandoci che è possibile vivere la comunione e cercare insieme la volontà di Dio Padre.
L’amore che possiamo sperimentare tra di noi, e che è possibile vivere in ogni famiglia, ha la sua radice nell’amore di Dio che si è mostrato a noi in Gesù Cristo. La Famiglia di Nazareth, allora, diventa punto di riferimento per ogni nostra famiglia, ma anche per lo stile “familiare” che Dio ci chiede di costruire e diffondere nella comunità cristiana e nella società.

Dopo l’apertura della porta santa di S. Pietro a Roma,
oggi si apre ufficialmente il Giubileo ordinario del 2025
anche in tutte le Diocesi del mondo.
Entriamo nel tempo della misericordia e del perdono,
affinché a ogni uomo e ogni donna
sia aperta la via della speranza che non delude!
Alle 14,30 con la processione che partirà dal Tempio di S. Corona e condurrà alla Cattedrale ci sarà l’apertura diocesana dell’Anno Giubilare: il suono delle campane delle nostre chiese ci inviterà ad unirci fraternamente all’evento.