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Vocazione 30/06/2019

VOCAZIONE 

30 Giugno 2019

Nel Vangelo odierno leggiamo di Gesù che sale a Gerusalemme. E’ una salita più spirituale e simbolica, che fisica. Gesù cammina “a muso duro”, con ferma decisione; sa perché ci va e ci vuole andare. Là morirà e risorgerà, là si compirà fino in fondo la sua missione. Gesù passa attraverso il territorio dei Samaritani, ma essi non vogliono accoglierlo. Gesù non si arrabbia e passa altrove. Quasi a dire che, in fondo, sono i Samaritani a perdere un’opportunità.
Le chiamate al seguito di Gesù sono sicuramente, prima di tutto, invito ad una vita non banale, ad una vita di servizio, al seguito di una missione speciale. Gesù, a chi vuol seguirlo, chiede di abbandonare ogni sicurezza umana.
A chi chiede tempo per congedarsi dalla famiglia e dagli amici Gesù dice: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu, invece, và e annuncia il Regno di Dio”.
Gesù vuole che lo si faccia senza ripensamenti e pentimenti: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il Regno di Dio…”
Gesù chiede ai suoi di essere disponibili, disponibili subito.
E’ Gesù che ci chiama; non bisogna lasciar cadere il suo invito; è terribile pensare che Egli possa chiamarci e poi proseguire senza di noi, perché non abbiamo avuto il coraggio di risponderGli: Eccomi!” (Raniero Cantalamessa).

Nella Trinità la salvezza 16/06/2019

NELLA TRINITA’ LA SALVEZZA

16 Giugno 2019

Oggi la Chiesa entra nel cuore del mistero di Dio e ci fa riflettere sulla Trinità, uno dei misteri principali della nostra fede. La Trinità rimane una verità difficile da accogliere. L’Evangelista Giovanni ci dice che Dio è amore; quindi non può essere un Dio solitario, autosufficiente, chiuso in se stesso.
Dio Padre ha tanto amato il mondo da mandare suo Figlio Gesù in mezzo a noi. Dopo la morte di suo Figlio ha mandato lo Spirito Santo che ci guiderà alla verità tutta intera. Ecco le tre persone che formano, per così dire, Famiglia.
Il salmo responsoriale odierno recita: “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il Figlio dell’uomo, perché te ne curi?”. E’ una domanda da rivolgere a noi stessi e ad ogni essere umano con il quale siamo in relazione.
Nel tempo e nel nostro cammino, che non conosce uguali l’uno all’altro, nella avversa e buona sorte, riusciamo a cogliere quell’illuminazione che ci viene dalle relazioni Padre, Figlio Gesù, Spirito Santo?
Quando entriamo in chiesa, quando ci segniamo la fronte, cosa siamo soliti dire? “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
S. Paolo, nella seconda lettura, ci invita ad essere saldi nella speranza e vantarci anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude… (Rm 5, 2 – 5).
Il Vangelo di Giovanni per rincuorarci dice: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portare il peso” (Gv 16,13).
Verrà, verrà lo Spirito della Verità.
Oggi, festa della Santissima Trinità, siamo invitati a vivere e a vedere, con nuova speranza, noi stessi e le persone che ci vivono accanto: genitori, figli, fratelliu, vicini, compagni di lavoro… di viaggio.
Vivremo sicuramente fallimenti e difficoltà ma non dobbiamo mai perdere la speranza di essere capiti, perdonati, amati.
Il nostro Dio, con il triplice Volto d’Amore, ci illumini e ci sostenga nel cammino!

Abbiamo bisogno dello Spirito 09/06/2019

ABBIAMO BISOGNO DELLO SPIRITO

9 Giugno 2019

Quando amiamo e siamo fedeli il Padre e il Figlio prendono dimora presso di noi. Sono parole che Gesù dice agli apostoli ma essi le comprenderanno pienamente solo quando scenderà su di loro lo Spirito.
Come gli ebrei commemoravano, nel giorno di Pentecoste, il dono della legge antica ricevuta sul monte Sinai, così gli apostoli ricevono la grazia dello Spirito, la legge nuova. Lo Spirito infonde l’amore e l’amore rende possibile, facile, piacevole, l’osservanza dei comandamenti.
Abbiamo già detto che, quando Gesù risorge, gli apostoli sono presi da paura, si disperdono, tornano a pescare. Era necessaria l’Effusione dello Spirito: scende il fuoco dal cielo, si spalancano le porte, vanno a convertire il mondo.
Sono passati oltre duemila anni da allora. Vi sono state difficoltà, persecuzioni, crisi, scandali. La Chiesa soffre anche oggi.
Il vento dal sapore primaverile trasmessoci dal Concilio Vaticano II ha prodotto molti fiori che non si sono tramutati in frutti. Sembra tornato l’inverno, c’è paura di camminare. Oggi la Chiesa scopre di essere minoranza. Già il Sinodo Diocesano Vicentino di qualche decennio fa parlava di Chiesa come minoranza significativa. (Vescovo Onisto).
La Chiesa si trova ad un bivio: sostare sulle idee di sempre o ascoltare e aprirsi alle nuove idee che nascono da nuovi fatti.
La crisi di vocazioni sacerdotali e religiose non può, forse, rivelare una spinta decisiva, incoraggiante verso una valorizzazione dei doni presenti nei laici?
Certamente. Dio non può accettare che un credente possa pensare solo alla propria salvezza. Egli esige che il credente, dal momento che è suo Figlio, si interessi al mondo come Lui si interessa al mondo.
Dio ha messo il mondo nelle mani dell’uomo perché l’uomo lo completi, lo renda vitale. E il mondo è vitale quando c’è giustizia, parità di opportunità, libertà, comunione, rispetto della diversità, rispetto per l’ambiente, tolleranza.
Lasciar agire lo Spirito significa rendersi disponibili a guardare il presente con occhi attenti, pronti a cambiare, a non fermarci, a camminare, camminare continuamente.

Un distacco doloroso 02/06/2019

UN DISTACCO DOLOROSO

2 Giugno 2019

L’Ascensione ci parla di un distacco, un distacco doloroso, dalla presenza familiare di Gesù. Non solo Maria Maddalena ma tutti i discepoli, di ogni tempo, vorrebbero avere Gesù, trattenerlo accanto a sè.
La domanda è sempre attuale; “Dov’è il Signore?.” Dove è andato quel Gesù che ha camminato per le strade della Galilea sanando e beneficando? Cosa avranno pensato le prime comunità cristiane di allora che avevano atteso a breve il ritorno glorioso e definitivo del Signore?
Anche Pietro, durante l’ultima cena, domanda a Gesù: “Signore dove vai?”
La risposta viene data dal Vangelo stesso di Giovanni.
Gesù deve andarsene, deve salire al Padre, non per abbandonare, ma per tornare in modo nuovo. Anche nelle relazioni umane vi sono distacchi necessari e salutari, che non sono abbandoni. I genitori mostrano di amare i figli promuovendone l’indipendenza. Ciò vale anche per il rapporto col Signore.
Gesù, “asceso al cielo” può sostenere i discepoli di ogni tempo nel mandato loro affidato ed essere presente nello Spirito a tutti, sempre e per sempre.
Gesù li incoraggia dicendo: “Non vi lascerò orfani… ritornerò da voi… Voi piangerete e vi rattristerete… ma la vostra afflizione si cambierà in gioia”.
Dopo queste parole gli apostoli torneranno a Gerusalemme con grande gioia.
Anche noi dobbiamo lasciar andare il Signore lasciandogli la libertà di sorprenderci e precederci, sempre, altrove.
Gesù ha lasciato la sua Chiesa nelle mani di uomini fragili, peccatori (Pietro), dubbiosi (Tommaso). In questo elenco di uomini, in fondo alla lista, possiamo scrivere anche il nostro stesso nome.
Gesù non abbandona la terra. La sua sarà una presenza diversa: nei sacramenti, nella Chiesa, nei fratelli.
Il Regno di Dio cammina con noi e per mezzo di noi. Dobbiamo chiederci: quali parole pronunciare per giungere al cuore dell’uomo d’oggi?
Quali mezzi e tecniche adottare per far giungere al mondo il messaggio del Risorto?

Andate per le strade 26/05/2019

ANDATE PER LE STRADE

26 Maggio 2019

Con questa domenica entriamo nel vivo dei problemi che la Chiesa incontra nel suo nascere. Sarà proprio lo Spirito Santo ad aiutare gli apostoli ad orientarsi. La comunità cristiana si libera della legge di Mosè, fatta di numerosi obblighi, e dà vita a nuove scelte di vita ispirate al Vangelo di Gesù. Da questo momento in poi la Chiesa assume piena, su di sé, la dimensione missionaria.
Paolo e Barnaba ne sono i protagonisti e, dopo il loro primo viaggio apostolico, riferiscono con gioia che Dio ha “aperto ai pagani la porta della fede”. (At 14,27).
Di fronte alle prime difficoltà che sorgono da una Chiesa che sceglie “qualcosa di nuovo” lo Spirito Santo agisce e insegna a guardare con coraggio e senza paura il futuro.Lo Spirito Santo v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26).
La chiesa, organismo vivente, è chiamata lungo i secoli ad affrontare i problemi nuovi che il cambiamento della società impone. Lo Spirito Santo, invocato prima di prendere una decisione, rende chiare le scelte, infonde speranza, elimina la paura.
Agli apostoli, insicuri e spaventati per i loro primi passi missionari, Gesù, con parole piene di amore e amicizia, dice loro: “Vado al Padre, ma non temete; il Padre vi ama, come vi amo io. Io vi lascio, ma vi mando un altro Consolatore e, se osserverete la mia parola, verremo e abiteremo in voi”.
Rivolgendosi ancora agli apostoli, che dovranno andare incontro a contrasti e persecuzioni, Gesù dice: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”.
In varie parti del mondo vi sono segnali di odio, di discriminazione nei confronti dei cristiani. In numero dei martiri cresce in Asia ma anche in Africa.
Nel 2018 oltre 4300 cristiani hanno perso la vita in attentati, nelle chiese, durante le processioni. Lo Spirito Santo ha assistito e soccorso la Chiesa se dopo duemila anni la comunità cristiana esiste ancora.
Nella Chiesa i problemi non mancano; sacramenti ai divorziati, crisi delle vocazioni sacerdotali e religiose, ruolo della donna nella comunità ….
Non possiamo rassegnarci allo spegnersi progressivo di speranze, passioni, motivazioni, impegni, sogni. I credenti debbono essere i primi a scommettere e stare dalla parte della luce soprattutto quando sembra giungere un gran buio. Preghiamo con fede perché lo Spirito Santo possa orientare i nostri passi.
La grazia delle grazie è non arrendersi mai”. (Mons. Helder Camara).

Un comandamento nuovo 19/05/2019

UN COMANDAMENTO NUOVO

19 Maggio 2019

Nel momento stesso in cui Giuda sta per tradirlo Gesù lascia agli apostoli il suo “Comandamento nuovo”, quello dell’amore.
Lo fa dopo aver lavato loro i piedi, compreso Giuda, l’apostolo difficile.
Certo, anche prima di Cristo, tra gli uomini c’era amore, ma perché erano parenti tra loro, perché erano alleati, amici, della stessa tribù…
Ora, dopo Gesù, bisogna andare più in là: amare chi ci perseguita, amare i nemici, anche quelli che non ci salutano, non ci stimano, non ci amano.
Il cristiano si misura ogni giorno nei suoi gesti d’amore: il saluto, l’accoglienza, il perdono, la disponibilità, il sacrificio….
E’ pur vero che questi gesti sono vissuti spesso anche da molti altri uomini che non hanno la stessa nostra fede. L’amore cristiano non nasce dalla simpatia. Gesù, per primo, ha amato i meno amabili, i più lontani, i bisognosi, i lebbrosi….
Il difficile è amare chi ci sta vicino ed è diventato forse insopportabile;
amarsi nelle situazioni più concrete e quotidiane, in famiglia, tra amici, tra compagni di lavoro e di vita.
In ogni famiglia ci sono divisioni, coniugi che tradiscono, figli ingrati ed egoisti, fratelli che si odiano tra di loro per questioni ereditarie.
Il cristiano non deve rassegnarsi a vivere in un clima di odio.
Quante forme ha l’amore? Tante quante sono gli esseri umani. Perché tutti noi pensiamo di dare ai nostri sentimenti, alle nostre azioni, alle nostre scelte, questo nome: Amore. Ma lo facciamo senza rendercene conto perfettamente, perché il più delle volte le nostre sono espressioni di egoismo, di amore verso noi stessi. Per questa ragione Gesù ci raccomanda “Amatevi come io ho amato voi”. Il “come” per indicare la qualità dell’amore, che arriva a far dono della sua vita.
Il cristiano deve, non senza sforzo ed impegno, credere in un nuovo cielo e una nuova terra, in una nuova Gerusalemme, la dimora che Dio prepara al popolo che vive nell’amore.
Il vero distintivo dei cristiani non sta nel girare con il Vangelo e il rosario in mano ma dall’amore degli uni per gli altri.

Ascoltare la voce 12/05/2019

ASCOLTARE LA VOCE

12 Maggio 2019

E’ la domenica del Buon Pastore, voluta da S. Paolo VI, come domenica dedicata alla preghiera e alla riflessione sulla vocazione sacerdotale.
Quali sono le caratteristiche fondamentali che permettono alle pecore ed al pastore di essere in relazione profonda tale da far diventare una comunità di figli vivi e viventi e non un gregge di pecore sbandate, passive, spente?
Sono le parole di Gesù: “Le mie pecore ascoltano la mia voce”.
Prima ancora delle cose dette conta la voce, che è il canto dell’essere. Riconoscere una voce vuol dire intimità, frequentazione, racconta di una persona che già abita dentro di te”. (E. Ronchi).
Nel riconoscere ed ascoltare questa voce diventa allora conseguente seguire Gesù, aderire al suo mettersi in cammino, per restituire vita alla vita e diventare partecipi di questa storia d’amore di figli amati e amanti di Dio. Allora siamo riconosciuti dal pastore, ognuno viene chiamato con il proprio nome, con la propria storia, con le proprie possibilità e ci viene data una qualità della vita che rimarrà per sempre, che il Vangelo chiama eterna” e che nessuno potrà ridurre, svilire, strappare via.
Coloro che partecipano a questa relazione con Gesù e con il Padre e collaborano a questa azione creatrice hanno, da subito, qui, ora, una vita autentica, “invincibile”, una vita, appunto, “eterna”.
Siamo nelle mani del Buon Pastore Gesù e del Padre. Da sempre il Padre e il Figlio ci hanno pensati, voluti, creati, custoditi. Impariamo a vivere una vita da figli tra altri figli, senza diventare padroni e maestri della vita altrui; impariamo a camminare in compagnia degli altri senza pretendere nulla.
Invincibile non è chi sempre vince, ma chi mai si fa sbaragliare dalle sconfitte” (Erri de Luca).
Gesù è modello per chiunque abbia una grande missione da compiere, un impegno di servizio nel confronto di altri, un rapporto educativo: padri e madri, insegnanti, catechisti, animatori, consacrati, sacerdoti.
E’ possibile oggi, tra tante voci, dedicare tempo… ascoltare quella di Gesù?

Pescatori di uomini 05/05/2019

PESCATORI DI UOMINI

5 Maggio 2019

Il tempo di Pasqua è segnato dalle apparizioni del Risorto. Gesù si presenta agli apostoli più volte. Mentre essi ancora dubitano e sembrano voler tornare sui loro passi Gesù continua a cercarli e ad indurli a credere.
Gli apostoli sono tornati a casa loro e hanno ripreso il loro mestiere di pescatori. Ma il lavoro di pescatori non sembra più fatto per loro; sono svogliati, delusi e non pescano nulla. Viene in soccorso un personaggio misterioso che li invita a fidarsi e a gettare, anche questa volta, la rete dalla parte destra della barca. Solo dopo il miracolo della pesca miracolosa Gesù viene riconosciuto.
La pesca è straordinaria: 153 grossi pesci. Il numero è simbolico e assume un significato universale: Pietro e gli apostoli sono destinati a essere ovunque pescatori di uomini.
E’ proprio strano questo Gesù che decide di chiamare i suoi apostoli, di istruirli, di farli crescere nella fede, di metterli alla prova per poi tornare in mezzo a loro. E’ l’immagine del Pastore che si prende cura delle sue pecore, sempre, sino alla fine.
Dopo la pesca Gesù si ferma sulla spiaggia per mangiare con gli apostoli un po’ di pane e un po’ del pesce appena pescato. Vi è silenzio e Gesù si rivolge a Pietro dicendo: “Mi ami tu più di costoro?” (Gv 21,15).
Siamo certi che Gesù fa la stessa richiesta a ciascuno di noi.
Quando Gesù interroga Pietro, interroga anche me: Sì, Signore, tu lo sai che ti voglio bene, non oso dire che ti amo, però, come Pietro, voglio esserti amico. Avrò la forza, con te vicino, di essere pastore del mio piccolo gregge composto dai familiari, amici, vicini ….
Spesso abbiamo difficoltà a cambiare e ci ritroviamo a pescare sempre dalla stessa parte della barca. Amare Gesù, seguire Gesù, testimoniare Gesù, come è stato per Pietro, significa vivere la nostra vita con amore ogni giorno e metterci in cammino sulla strada che Lui ci indicherà.

Credere è lasciarsi sorprendere 28/04/2019

CREDERE E’ LASCIARSI SORPRENDERE

28 Aprile 2019

         Oggi è la domenica della Divina Misericordia di Dio.
L’iniziativa è di San Giovanni Paolo II che ha accolto il desiderio di Gesù, apparso nel 1931 in una visione privata ad una suora polacca, oggi santa, suor Faustina Kowalska. Gesù stesso chiese l’istituzione della festa.
Gesù dona il suo perdono agli apostoli e chiede loro di esercitare il ministero del perdono nella comunità cristiana.
Oggi incontriamo gli apostoli smarriti, confusi, pieni di paura. Le porte dove si trovano sono chiuse. Temono di fare la stessa fine del loro maestro.
Gesù si presenta a loro, mostra le mani, i piedi, il costato trafitti e ridona loro la fiducia.
Agli apostoli dice:Perché siete turbati e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi, sono proprio io! Toccatemi e guardate”. Chissà quali sentimenti avranno provato gli apostoli che avevano visto Gesù crocifisso, morto e sepolto. Ora lo incontrano di nuovo, lo toccano con le loro mani, mangiano e bevono con lui! A questi apostoli, poco affidabili, Gesù varcando le soglie chiuse dei loro cuori, offre il saluto della pace, che è riconciliazione e perdono.
Gesù afferma che l’autentico privilegio consiste nel non aver presenziato all’evento della risurrezione e, ciononostante, nel decidere di credere.
E’ anche la domenica di Tommaso, l’apostolo che più rappresenta l’uomo moderno, sempre alla ricerca di prove convincenti.
Tommaso volle toccare, ma poi di fatto non toccò, seppe arrestarsi e cadde in ginocchio dicendo: “Mio Signore e mio Dio”.
Di fronte a Dio che si manifesta, si può reagire in modi diversi. C’è Tommaso che poi lo testimonierà. Ma ci sono anche quelli che, come i discepoli di Emmaus, non si sentono abbastanza convinti e preferiscono fuggire.
Tommaso diventa figura della incomprensione e della necessità di una verifica che aiuti la fede. Siamo lontani dal condannare Tommaso per tale atteggiamento; dobbiamo piuttosto riconoscerlo quale fratello nel dubbio.
Lui vuole vedere e toccare, ha una fede critica ed esigente.
Anche noi vogliamo toccare.
Tommaso viene esortato ad essere fiducioso e non diffidente.
E’ un appello rivolto a tutti noi.

Gesù è Risorto 21/04/2019

GESU’ E’ RISORTO !

21 Aprile 2019

E’ Pasqua, domenica delle domeniche. Cessano i colori quaresimali e la liturgia si veste a festa. Fin dalle origini la risurrezione rappresenta il cuore della fede cristiana. “Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (1 Cor 15,14) dice Paolo.
Gesù nella sua vita “ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo… ha amato con cuore d’uomo.. si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi, fuorchè nel peccato”. (Gaudium et Spes,22).
Ha provato la stanchezza, la fame e la sete, è stato sottoposto a terribili torture, crocifisso come uno schiavo. Infine è morto ed è stato sepolto come ogni uomo. Gli apostoli lo hanno rivisto vivo dopo la crocifissione e la sua morte in croce. Questo fatto i cristiani lo ripetono da oltre venti secoli.
E’ la fede della Chiesa.
Dopo averlo rivisto gli apostoli tornano a Gerusalemme e per parlare di lui apertamente “rischiano la pelle”. Qualcosa è dunque cambiato perché quando Gesù fu arrestato tutti vigliaccamente lo abbandonarono.
Gli apostoli non si sono dimostrati facili a credere, Tommaso non crederà, Paolo lo incontrerà sulla via di Damasco. Tristi divennero felici. Paurosi, furono presi per mano dal coraggio. Delusi, divennero profeti di speranza.
La nostra fede si regge sulla risurrezione.
E noi crediamo alla risurrezione di Gesù? Celebrare la pasqua ci deve ricordare che dobbiamo impegnarci ogni giorno a cercare le “cose di lassù”.
Commenta il Cardinale Martini: Quando Gesù diceva, alla fine del Vangelo di Matteo: “ Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” intendeva questa presenza di risorto, questa forza di Dio operante in Gesù che ciascuno può sentire dentro di sé, purchè apra gli occhi del cuore
Ogni uomo, ogni uomo di questa terra può vedere il Risorto, se acconsente a cercarlo e a lasciarsi cercare.
Credere è il salto più difficile, ma anche il più bello di tutta la vita.
Qualunque sia il venerdì santo, di passione, che stiamo attraversando nella nostra vita, viviamo la speranza. Oggi Cristo è risorto !
                                            BUONA PASQUA