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Madonna del silenzio 06/09/2020

MADONNA DEL SILENZIO

6 Settembre 2020

Papa Francesco ha dato la sua benedizione per l’apertura, da maggio 2020, di un santuario diocesano dedicato alla Madonna del Silenzio, nella chiesa di San Francesco d’Assisi, ad Avezzano, in provincia dell’Aquila.
I pellegrini e i fedeli ora potranno rendere un culto pubblico a questa speciale invocazione mariana, molto amata dal Papa, i cui doni contrastano i pettegolezzi, invidie, maldicenze ed altri mali che distruggono comunità, famiglie e rapporti interpersonali.
Il titolo di Maria Vergine del Silenzio costituisce un “Segno dell’importanza del silenzio per il mondo attuale”.
Papa Francesco lo considera “fondamentale per la vita spirituale”.
La Madonna del Silenzio aiuta ad allontanarsi dal rumore della società. “Il rumore ci rende sordi alle cose che contano davvero nella vita. Il silenzio ci fa vedere delle verità su noi stessi e sugli altri”.
Ci fa giudicare meno ed amare di più perchè il silenzio ci apre alla Misericordia di Dio, al perdono e al desiderio di essere persone migliori. Papa Francesco ci ricorda che “il silenzio non si riduce all’assenza di parole, bensì a disporsi ad ascoltare altre voci: quella del nostro cuore e, soprattutto, la voce dello Spirito Santo”.
L’immagine della Madonna del silenzio è significativa. Tratta da un affresco dell’VIII secolo, rappresenta Maria che, con un dito della mano destra sulle labbra, ci invita fare silenzio, a stare in silenzio.
Con la mano sinistra aperta ci invita a fermarci, a sostare, a riflettere per ascoltare il silenzio e lasciar parlare il nostro cuore.
L’Icona è Scritta” e fatta dalle monache benedettine dell’Isola di San Giulio d’Orta (NO).
L’immagine ci fa capire che, quando il cammino si fa oscuro, quando le fatiche affrontate sembrano essere state vane, occorre lasciarsi portare oltre dal SILENZIO, senza opporre resistenza.

Chi stai cercando? 23/08/2020

CHI STAI CERCANDO ?

23 Agosto 2020

La domanda che Gesù rivolge ai discepoli risuona lungo i secoli, fino ai nostri giorni, nel cuore di ogni uomo.
Tu chi dici che io sia? Chi sono io per te?”
Dalla risposta che ognuno di noi può dare a questo interrogativo dipende tutto il senso e il valore della nostra vita. Questa domanda, alla quale abbiamo forse già risposto o che non ci tocca nel profondo, ci costringe a scrutare con profondità i nostri pensieri e i nostri sentimenti per vedere se davvero Gesù è entrato nel nostro cuore ed è rimasto nella nostra vita.
Anche noi oggi incontriamo Gesù, qui dove ci troviamo, a quest’ora e in ogni ora del giorno, e Gesù ci interroga come, nella regione di Cesarea, aveva fatto con i suoi discepoli.
Gesù ci domanda: “Tu, che cosa pensi di me? Nel cammino della vita dove dirigi i tuoi passi? Chi stai cercando?”
Se la nostra fede è salda, il nostro cuore non può che essere colmo di gioia. In quale misura Gesù ha cambiato la nostra vita, è stato importante per noi e continua ad esserlo?
Pietro, protagonista nel Vangelo odierno, figura simpatica, impulsiva, generosa, della nostra stessa umanità ha risposto: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.
La nostra vita, di uomini, donne, genitori, anziani, malati è spesso amara, quasi sempre in salita e, a forza di botte, cadute e spintoni, qualche gioia e tanto dolore, si va avanti.
Talvolta sembriamo soldati stanchi che, feriti e zoppicanti, tornano dal fronte.
Oggi, domani, ogni giorno siamo invitati a rispondere alla domanda.
Oggi, domani, ogni giorno siamo invitati a scegliere Gesù come
Compagno di viaggio”.

La fede può 16/08/2020

LA FEDE PUÒ

16 Agosto 2020

Figura centrale del Vangelo di questa domenica è la donna Cananea che, spinta dalla necessità, si rivolge a Colui che è il Salvatore, ma Gesù sembra non ascoltarla e non avere alcuna intenzione di esaudirla.
Quante volte ci siamo trovati anche noi davanti a situazioni in cui sembra che il Signore non ascolti e non risponda, ma non è così.
Il Signore attende che lo supplichiamo per far crescere la nostra fede, per farci sentire sempre di più che abbiamo bisogno di Lui, e perché comprendiamo che la sua misericordia è gratuita; nessuno può meritarla, è per tutti un dono dell’amore di Dio.
La donna Cananea, nonostante l’apparente durezza di Gesù, si fa
avanti, si prostra per rivolgere a Gesù la sua supplica umile e perseverante, dettata dall’amore per la propria figlia, tormentata dalla malattia. Non esita a riconoscere la propria indegnità, in quanto straniera e non appartenente al popolo eletto, ma chiede con tanta umiltà, di poter ricevere almeno le briciole avanzate.
Tanti interrogativi può far nascere in noi l’atteggiamento di questa donna: Qual è il nostro modo di metterci in relazione e in dialogo con il Signore? Come preghiamo? Come ci rivolgiamo a Lui? Ci accontentiamo delle briciole?”
Il Signore tante volte ci mette alla prova proprio per farci crescere nella fede, per farci compiere un cammino che inizia nella notte, ma con la consapevolezza di procedere verso l’aurora.
Può infatti accadere che la nostra fede si riveli gracile e inconsistente, che subito vacilli e minacci di crollare davanti ad un ostacolo o ad una prova, davanti ad una parola che non ci è gradita o una contrarietà.
Dobbiamo apprendere l’arte della perseveranza, essere costanti nel domandare, ma anche nell’attendere.

Coraggio, sono Io! 09/08/2020

CORAGGIO, SONO IO!

9 Agosto 2020

Nel vangelo odierno incontriamo Gesù che, venuta la sera, va incontro ai discepoli che sono sulla barca agitata dalle onde.
E’ solo verso la fine della notte che Gesù va incontro ai suoi amici.
Noi vorremmo che Gesù, quando siamo in pericolo, venisse subito, ai primi accenni di fatica, ai primi segni di smarrimento.
Forse che siamo abbandonati? Non chiediamo miracoli al Signore, ma energie per la notte, per affrontare le difficoltà, per superare i momenti duri della vita, Spesso la prima esperienza di Dio è la sua assenza.
Eppure Dio è qui, vicino a chi vaga nel buio, a chi è solo, a chi è malato, a chi è sfiduciato… a tutti gli uomini.
Abbiamo fatto tutti l’esperienza di una notte in cui ci sembrava di non vedere l’alba, l’esperienza di una grande stanchezza, senza volontà né forza per reagire. Ci sembrava, talvolta, di non contare niente per nessuno e neanche per Dio.
A Pietro che era impaurito ed incapace di procedere Gesù ha detto:  Uomo di poca fede” (Mc 14,31). La barca degli apostoli, in balia delle onde e del vento contrario, rappresenta le circostanze difficili e dolorose della nostra storia personale, ma anche familiare e comunitaria. Dio non è nell’uragano, non nel fuoco, né nel terremoto ma nel mormorio leggero di una brezza leggera, nel silenzio. Per ascoltare Dio nel silenzio è però necessario un cuore che ascolta(1 Re 3,9).
Dio non si impone. Dio ci conquista con il suo modo unico di amare fino alla croce, salendo al Calvario.
Ma noi, siamo uomini di poca fede, come Pietro. Perché i miracoli non bastano mai? Tutti noi abbiamo il ricordo di un sorriso, di una mano tesa, di tanti gesti di tenerezza. Se, come Pietro, siamo nella paura, eleviamo a Dio il grido: “Salvami, Signore, perché affondo!”
Dio verrà, verso la fine della notte, ma verrà!
Da soli affondiamo. Con Lui a bordo non si fa naufragio. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste.
Signore Gesù sostienici con il tuo forte braccio. Donaci la gioia di credere fermamente che Tu sei con noi, sempre, Tu, il nostro aiuto, la nostra forza. Amen

Date loro voi stessi da mangiare 02/08/2020

DATE LORO VOI STESSI DA MANGIARE

2 Agosto 2020

Questa domenica Gesù ci porta al largo, fuori, in campagna, poi ci fa sedere e ci dà da mangiare a sazietà.
Gesù si dona come Parola e come Pane di Vita ad una moltitudine e anche a tutti noi che siamo in cammino.
Gesù si ritira solo a pregare davanti al Padre, però la gente ha bisogno di Lui, lo cerca e lo segue, e Lui non ha il coraggio di nascondersi, di sottrarsi, ma dà a questa gente la Parola di verità, la Parola di fede, di speranza e di amore, e passa la sua giornata con questa moltitudine di poveri, di affamati e di assetati.
Gesù prova compassione e posa il suo sguardo su tutta questa moltitudine di poveri, di malati e di affaticati. Erano “come pecore senza pastore” (Mc 6,34).
Gesù fa sistemare a gruppi di cinquanta i suoi ascoltatori. Li rende in qualche modo Comunità.
Dopo aver compiuto miracoli di guarigione chiede la collaborazione dei dodici apostoli per sostentare quella folla immensa.
Il vero miracolo operato da Gesù è stato quello di coinvolgere tutti i presenti insegnando loro a condividere coi vicini il povero cibo che ciascuno aveva potuto portare con sé.
Il poco che diamo in mano a Gesù, il poco di noi stessi che mettiamo a Sua disposizione viene moltiplicato.
Questo è il miracolo continuo dell’Eucaristia e dipende da noi riceverlo con fede ed essere consapevoli della bellezza del dono, per ricevere forza ed esserne davvero trasformati. Diventeremo così pane di sostentamento, pane di consolazione, pane di gioia.
E’ bello pensare che diventiamo anche noi pane, sostegno agli affamati con cui camminiamo, sostegno agli assetati che sono stanchi lungo il cammino della vita.

Che cosa ci manca se abbiamo Colui che ci ama, se abbiamo il Signore?

Il vero Tesoro 26/07/2020

IL VERO TESORO 

26 Luglio 2020

Il vangelo di questa domenica ci invita a cercare il vero tesoro per cui vale la pena di lasciare tutto il resto: Il Regno dei cieli, in realtà Gesù stesso.
Tutto quello che appartiene a questo mondo è fugace, passeggero, ma c’è qualcosa che rimane, qualcosa che viene incontro a noi e a cui dobbiamo, con fiducia, andare incontro: questa realtà è il Signore.
I protagonisti delle prime due parabole che ci vengono presentate oggi non sono il contadino e il ricco mercante. Al centro della vicenda spiccano il Tesoro e la Perla.
Il tesoro nascosto nel campo, trovato casualmente, induce il contadino a vendere, pieno di gioia, tutto quello che ha, poco o tanto che sia, per comprare quel campo. Il mercante, da parte sua, affascinato dalla bellezza della perla, vende tutti i suoi averi per poterla acquistare.
Il vero discepolo di Gesù non vive nel rimpianto e nella nostalgia ma esulta ed è pieno di gioia per quello che ha trovato. Solo chi sperimenta la gioia per aver trovato il tesoro e la perla può sperimentare la bellezza e la gioia del Signore e vivere per Gesù.
Incontrandolo riceviamo un dono inaspettato, sorprendente.
Lentamente impareremo a lasciare tante cose che non sono indispensabili, perché l’unico bene in assoluto è Cristo stesso.
Per cercare il Regno di Dio abbiamo sempre bisogno di ottenere, dall’alto, la luce dello Spirito Santo, dal quale riceviamo la sapienza, la capacità di cercare Dio.
Ogni giorno siamo invitati a cercare instancabilmente questo tesoro, non solo per possederlo ma anche per donarlo, affinché altri abbiano la pienezza della vita e della gioia che il Signore promette a quelli che lo cercano con cuore sincero.
Possedere un tesoro o una perla è un ideale a cui tendere ( e non raggiungibile mai del tutto in questo mondo) ma è un ideale di fronte al quale l’atteggiamento più logico e intelligente è “vendere tutto”.
La felicità, a volte, costa cara. Ma perché non provare a cercarla?
Il senso della vita, anche la nostra, lo troviamo, a volte, solo scavando, faticando, cercando.

Grano e zizzania 19/07/2020

GRANO E ZIZZANIA

19 Luglio 2020

Tra le parabole che il Vangelo di oggi presenta, quella che maggiormente mette in evidenza la pazienza divina riguarda la zizzania, seminata in mezzo al grano, che il Signore lascia crescere indisturbata fino alla mietitura per non correre il rischio di sradicare anche il buon grano.
Il Signore concede sempre generosamente il tempo e la possibilità per convertirsi, per cambiare. Siamo invitati ad essere attenti a quello che accade, a quello che vediamo, a quello che sentiamo, attenti a riconoscere il passaggio del Signore, che ci visita interiormente oppure attraverso persone e situazioni, poiché sempre Egli passa e ripassa davanti alla dimora del nostro cuore per vedere se siamo disposti ad aprirGli, ad accoglierLo , a farne il Signore della nostra vita.
Il Signore ha vinto il maligno, ha vinto il peccato, ha vinto la morte, eppure, durante il pellegrinaggio della vita sulla terra in noi convivono ancora il bene e il male, la luce e le tenebre e siamo continuamente esposti all’invasione del nemico che semina zizzania nel campo del mondo, della Chiesa, di ogni uomo.
Come cristiani ci intestardiamo spesso nel voler sradicare la zizzania che cresce in noi (pensieri, sentimenti, desideri…).
Il Signore ci dice: Abbi pazienza, non voler agire con violenza.
Il Signore ci dice ancora: La tua preoccupazione non deve essere la zizzania, ma il buon grano.
Ci sono due modi di guardare, due sguardi: quello dei servi che vedono le erbacce, quello di Dio che vede il buon grano.
Il centro delle nostre preoccupazioni non deve essere il peccato, il difetto, la mancanza, l’oscuro, la zizzania, ma il positivo, il luminoso, il buon grano.
Agli occhi di Dio una sola spiga di buon grano conta più di tutta la zizzania della terra perché il bene è più importante del male. Vediamo le cose in positivo: Noi non siamo chiamati a sradicare la zizzania, ma a seminare.
Ci sia di conforto sapere che nulla è impossibile di fronte alla ostinata pazienza e all’amore di Dio.

La potenza del seme 12/07/2020

LA POTENZA DEL SEME 

12 Luglio 2020

Ogni giorno il Dio Seminatore viene nel nostro campo e con lunghi passi e con gesto solenne sparge la semente della sua Parola.
Perché lo fa? Perché Dio è amore. Si riversa su tutti e tutto, è indifferente al tipo di terreno che lo riceve.
Egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45). Soprattutto Dio non fa preferenze nella mia persona.
Noi tutti abbiamo una storia fatta di terra dura, di sassi, di rovi, di erbacce, ma soprattutto di terra buona.
Dobbiamo saper accettare gli eventi e le situazioni anche penose, saper aspettare e sopportare tutte le stagioni attraverso le quali bisogna passare nella vita per diventare terra buona, fertile e feconda. Dio non ci ama a pezzi; abbraccia tutto di noi: la luce e la tenebra, il bene e il male. Un amore che scegliesse cosa amare dell’altro sarebbe solo un amore umano.
Se Dio ha una debolezza è dunque quella di abbracciare il tutto di me, scommettere ancora una volta sull’uomo che ha fallito e che è caduto. Al di là delle pietre, dei rovi, dei sentieri tortuosi, l’uomo, agli occhi del suo Dio, è sempre terra buona e bella, madre feconda, in grado di rimettersi in piedi ancora una volta, di sbagliare ancora una volta.
Ma dinanzi ad un cuore chiuso e indurito neanche Dio può fare qualcosa. L’Amore non fa violenza.
Nella parabola odierna non viene chiesto di essere terreno buono ma solo spazio vuoto per poi semplicemente credere che, indipendentemente dalla qualità della terra, la Parola, l’Amore del nostro Dio porterà frutto, perché la potenza, l’energia, la fecondità non dipendono dal tipo di terreno ma dal Seme.
Già il Profeta Isaia ebbe a dire che: “La pioggia che scende dal cielo, non vi ritorna senza effetto,senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55,10s.)
Dio non è il mietitore, ma il Seminatore.

La bambina SPERANZA 05/07/2020

La bambina SPERANZA

5 Luglio 2020

La fede che preferisco, dice Dio, è la speranza.
Viene ricordata sempre assieme alla fede e alla carità, sue sorelle.
Insieme costituiscono le tre virtù teologali.
Le mie tre virtù, dice Dio, sono le mie creature.
La Fede è una sposa fedele. La Carità è una Madre e una Sorella.
La Speranza è una bambina. Lei sola, portando le altre due, traverserà i mondi. La piccola speranza ha l’aria di essere nulla.
Per sperare bisogna essere molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia. Ma sperare è difficile!
La piccola sorella avanza tra le due sorelle grandi; non si nota.
Il popolo cristiano non fa attenzione che alle due sorelle grandi: la prima (fede) e l’ultima (carità). E non vede, quasi, quella che è in mezzo.
La piccola Speranza crede volentieri che siano le due grandi a tirare Lei, la più piccola, per mano.
Ma è Lei, la Speranza, che nel mezzo, si tira dietro le sue sorelle grandi. Senza di Lei loro non sarebbero nulla. Tirata, appesa alle braccia delle sue due sorelle grandi, La tengono per mano e la piccola Speranza avanza.
La Speranza ha l’aria di farsi trascinare. E in realtà è Lei che fa camminare le altre due. E che le tira.
La Fede cammina da sola. Per credere c’è solo da lasciarsi andare. C’è solo da guardare. La Carità va da sé. Per amare il prossimo c’è solo da lasciarsi andare, tutto naturale, tutto semplice, tutto alla buona.
La Speranza è per lo scrittore Peguy una “Bambina irriducibile”, molto più importante delle sorelle più anziane.
Non bisogna mai perdere la Speranza perché è questa Speranza bambina che “vede quello che sarà” e “ama quello che sarà”.

(pensieri liberamente tratti dallo scrittore C. Peguy)

La fiducia 28/06/2020

LA FIDUCIA

28 Giugno 2020

Nel Vangelo odierno Gesù indica alcuni comportamenti necessari per poter essere suoi discepoli. Gesù arriva a chiederci: Qual è l’amore che regola la vostra esistenza? I genitori, i figli, la vita?
Sono tutti amori che conosciamo, amori verso i quali investiamo tempo e forze. Sono amori spesso in conflitto, in cui siamo chiamati a scegliere, sacrificare qualcosa, trovare compromessi.
A volte ci chiediamo cosa sia bene fare e non lo sappiamo, perché ogni amore ha esigenze che ci tirano da una parte o dall’altra.
Il Vangelo odierno dice che c’è un amore che può ordinare tutti gli altri, un punto di riferimento dal quale partire. Questo amore è il Signore!
Gesù vuole raggiungere il centro del nostro cuore per darci una vita nuova, per darci stabilità, ordinando tutti gli altri amori, mettendoli alla prova e facendoli crescere. Ma ciò comporta alcune esigenze.
Siamo chiamati ad amare i nostri genitori e i nostri figli in modo giusto e santo desiderando per loro la felicità eterna: tutto il Bene che è Dio stesso. Questa via per seguire Cristo è difficile!
Gesù, portando la croce, ci esorta a guardare con tanta bontà e benevolenza anche i poveri e gli ultimi; quanti ce ne sono, magari anche tra chi è accanto a noi.
Dobbiamo saper vedere i poveri e i fratelli con uno sguardo d’amore capace di cogliere le loro vere necessità, intuire la loro solitudine, le loro ferite, le loro speranze, le loro angosce, tutto quello che nel cuore umano ha bisogno della visita del Signore.
Di fronte a ogni nuova scelta, ogni giorno dobbiamo chiederci:
Chi voglio seguire? Con chi voglio rimanere? Quale amore scelgo?
Se scegliamo e seguiamo Cristo certamente non ci mancheranno le fatiche, le prove e le tentazioni, ma la sua grazia ci verrà incontro ogni mattino come egli ci ha promesso.