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CELEBRAZIONE DELLA 40° GIORNATA PER LA VITA 04/02/2018

CELEBRAZIONE DELLA 40a GIORNATA PER LA VITA

4 Febbraio 2018

“IL VANGELO DELLA VITA, GIOIA PER IL MONDO”
“Punto iniziale per testimoniare il Vangelo della vita e della gioia è vivere con cuore grato la fatica dell’esistenza umana, senza ingenuità né illusorie autoreferenzialità.
Il credente divenuto discepolo del Regno, mentre impara a confrontarsi continuamente con le asprezze della storia, si interroga e cerca risposte di verità.
In questo cammino di ricerca sperimenta che stare con il Maestro, rimanere con Lui lo conduce a gestire la realtà e a viverla bene, in modo sapiente, contando su una concezione delle relazioni non genetica e temporanea, bensì cristianamente limpida e incisiva.
La Chiesa intera e in essa le famiglie cristiane, che hanno appreso il lessico nuovo della relazione evangelica e fatto proprie le parole dell’accoglienza della vita, della gratuità e della generosità, del perdono reciproco e della misericordia, guardano alla gioia degli uomini perché il loro compito è annunciare la buona notizia, il Vangelo.
Un annuncio dell’amore paterno e materno che sempre dà vita, che contagia gioia e vince ogni tristezza.”
(Dal messaggio del Consiglio Episcopale Permanente della CEI per la 40a Giornata Nazionale per la Vita)
CRISTIANI SERVITORI DELLA VITA
Continua nel vangelo di Marco la descrizione della giornata di Gesù a Cafarnao. Dopo essere uscito dalla sinagoga dove la sua parola autorevole ha stupito i presenti e dopo aver liberato un uomo posseduto dallo spirito del male, Gesù è condotto nella casa di Pietro per incontrare la suocera che era malata. “Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva”. Guariti per servire…
Sono molto belli i gesti compiuti da Gesù:
– “si avvicinò”: toglie le barriere, toglie ciò che impedisce all’altro/a di consegnarsi in piena verità
– “la fece alzare”: è il verbo della risurrezione, servire è esperienza di risurrezione
– “prendendola per mano”: nel contesto ebraico significa assumersi il peso dell’altro (la malattia era considerata una punizione, il malato era uno lontano da Dio… Gesù rompe queste barriere, si fa vicino, si fa prossimo e ci prende per mano). Quante situazioni evoca questo prendere per la mano: la mamma con il suo bambino, una coppia di innamorati, il gesto di un aiuto offerto… Oggi ti chiediamo Signore di aiutarci a prendere per mano la vita delle giovani generazioni, in modo particolare di quanti stanno per cominciare l’avventura della vita.

IL VANGELO DELLA VITA 28/01/2018

“IL VANGELO DELLA VITA, GIOIA PER IL MONDO”

28 Gennaio 2018

E’ il tema proposto dal Consiglio Episcopale Italiano per la Giornata per la Vita 2018.
Papa Francesco afferma che l’amore dà sempre vita: vita per concepire, vita per accogliere gli altri, vita per accudire coloro che ci hanno generato nel corpo e nello spirito.
La vita è dono di Dio e per questo è preziosa, ma purtroppo, nella realtà odierna, è difficile coglierne l’essenza a causa dell’individualismo imperante, delle aggressioni che violano l’integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo ed alla mente, del rifiuto del concepito, della fragilità degli anziani, dell’indifferenza verso i poveri e i migranti.
Malgrado tutti questi fattori negativi è necessario non omologarci alla mentalità corrente, ma scegliere la strada che Gesù ci ha tracciato con il Suo esempio, cioè una comunità cristiana che sappia incoraggiare questa povera umanità, che spesso ha perduto i propri riferimenti per cui si sente uno scarto, usando la tenerezza e l’amore fraterno per sanare le lacerazioni e le ferite. La “mission” del cristiano è accogliere con empatia, usare l’aiuto di vicinanza, offrire la gratuità nell’aiuto, perdonarsi a vicenda ed essere misericordiosi con gli altri ma anche con se stessi.
I Centri di Aiuto alla vita operano per aiutare le donne sole in difficoltà o famiglie fragili, che a causa di gravidanze non previste aggravano la loro situazione. Queste persone disagiate vengono accolte, aiutate a scegliere e poi rassicurate che l’aiuto necessario non verrà a mancare. Tutto ciò è possibile per l’opera costante dei volontari e per la generosità di persone che amano la vita.
L’amore per la vita, se valorizzato dà sempre gioia, e se produce vita è sempre “ Natale”.
“Il vangelo per la vita – gioia per il mondo” è una premessa per costruire la città degli uomini.

PAROLE,PAROLE,PAROLE…..

Nel Vangelo di Marco si racconta che nel giorno festivo, il sabato, nella sinagoga, Gesù insegnava. E’ una parola potente, creatrice, che suscita ammirazione. E’ una parola autorevole, che provoca la guarigione. Qual era la forza che permetteva a Gesù di liberare le persone dagli “spiriti immondi”? Era l’attendibilità delle sue parole. Gesù insegnava e rivelava il senso della vita, rivelava il Padre, il sommo Bene, invitava alla fiducia. Quando si accorgeva che una persona stava male, gli parlava, entrava in relazione con lei e la indirizzava verso la fede .Nel frastuono di tante parole, sintonizziamoci sulla Parola di vita eterna. Preoccupiamoci di portare avanti la creazione del regno di Dio (“pre-occupare” significa mettere al primo posto). Occupiamoci delle cose presenti, facciamo, uniti allo Spirito, le cose di tutti i giorni e anteponiamo l’ascolto dello Spirito che ci ha creati!

IMPEGNATI PER ARRIVARE ALL’UNITA’ 21/01/2018

IMPEGNATI PER ARRIVARE ALL’UNITA’

21 Gennaio 2018

Gesù cominciò a predicare in una regione che Papa Francesco chiamerebbe “periferia”: la Galilea delle genti. In questa scelta si manifestò immediatamente la volontà di comunicare la Parola di Dio non solo ai figli di Israele, ma a tutti indistintamente.

Anche un altro argomento appare oggi rilevante: siamo in piena settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che impegna ogni anno i fedeli di tutte le confessioni (cattolici, ortodossi, protestanti delle varie denominazioni) a pregare perché si realizzi la loro unità.

L’iniziativa, partita oltre cento anni fa tra gli anglicani, ha visto via via aderirvi tutti gli altri. Durante l’Ultima Cena, Gesù ha lasciato agli apostoli il suo testamento spirituale, e rivolgendosi al Padre ha detto: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola, perché tutti siano una cosa sola (Giovanni 17,20-21).Se ne ricava una prima considerazione: le divisioni tra i suoi fedeli non corrispondono alla sua volontà. Egli ha fondato un’unica Chiesa; se al suo interno si sono prodotte fratture, è stato per la malizia o l’ignoranza degli uomini: cause umane, che con l’aiuto di Dio possono essere rimosse. Con l’aiuto di Dio: di qui la preghiera, per implorare la luce occorrente a comprendere e il coraggio necessario a cambiare. La preghiera comune di questa Settimana non mira, da parte delle diverse confessioni, a che gli appartenenti alle altre si “convertano” alla propria; la via per l’unità consiste nell’impegno di tutti a convergere pienamente a Cristo. Anche un’altra fondamentale ragione si ricava dalla preghiera di Gesù: “Perché il mondo creda”. Il mondo, vale a dire chi è lontano da Dio, crede per la parola e l’esempio degli apostoli di oggi, quali sono i pastori delle comunità e i fedeli che si dichiarano cristiani.

Di qui l’importanza di questa Settimana di preghiera, della quale peraltro già si vedono copiosi i frutti: prima che venisse introdotta, i rapporti tra le diverse confessioni cristiane erano improntati a indifferenza, quando non a ostilità; ora la situazione è ben diversa: i capi delle Chiese si rendono visita reciprocamente, gli esperti delle varie parti si incontrano per cercare di chiarire le divergenze. In proposito, non sarà superfluo ricordare che unità non significa uniformità; l’unità non comporta il dire e il fare tutti le stesse cose. L’unità è un valore, si esprime in mille varianti, secondo la personalità di ciascuno, le varie situazioni in cui ci si trova e i mezzi di cui si dispone. L’uniformità significherebbe impoverimento, che finirebbe per spegnere l’intelligente creatività di cui Dio ha dotato l’uomo.

NEL NOME UN PRESAGIO… 14/01/2018

NEL NOME UN PRESAGIO….

14 Gennaio 2018

Pare sia stato il latino Plauto a coniare l’espressione “Nomen est omen”, cioè “Il nome è un presagio”, che si usa quando si vuol vedere nel nome di qualcuno un significato allusivo alla sua personalità o a un evento che lo riguarda. In realtà il nome imposto a un neonato oggi è del tutto casuale: i genitori lo scelgono perché suona bene, o perché, sull’onda di qualche personaggio celebre, va di moda. Nessuno bada al suo significato, sicché di fatto il nome serve soltanto a distinguere un individuo da un altro.
Un tempo non era così, e la Bibbia lo dimostra: pressoché tutti gli appartenenti al popolo d’Israele portavano nomi scelti in riferimento a Dio, alla sua grandezza, alla sua bontà.
Se ne trovano vari esempi nelle letture di oggi.
Nella prima lettura, il protagonista è un fanciullo che avrebbe poi avuto un ruolo determinante nella storia dell’antico Israele. Era nato dopo le insistenti preghiere di sua madre, la quale per questo l’aveva chiamato Samuele, che significa “Dio ha ascoltato”; la madre, riconoscente, l’aveva poi “restituito” a Dio, lasciandolo nel tempio il cui sacerdote a sua volta portava un nome quanto mai appropriato: Eli (Elia), che significa “Il mio Dio è il Signore”.
Passando al Vangelo di oggi, il primo nome che si incontra è quello del Battista: nato da una donna ritenuta sterile, per riconoscerlo come un dono del Cielo fu chiamato Giovanni, che significa “Grazia di Dio”. Segue nel racconto il nome del Bambino di Betlemme, che sia Giuseppe sia Maria avevano distintamente ricevuto ordine dall’Alto di chiamare Gesù, vale a dire “(Dio è) Salvatore”.
L’episodio riguarda anche due fratelli, chiamati da Gesù tra i suoi apostoli. Sono due pescatori ebrei; il primo però porta un nome greco, privo di riferimenti religiosi: Andrea significa “uomo coraggioso”. Un nome tradizionale ebraico porta invece suo fratello: Simone, cioè “Dio ha esaudito” (la mia preghiera).
Nella Bibbia dunque il nome non è casuale. Oggi non si usa più sceglierlo per esprimere un vincolo con Dio: chi sa per esempio che Renato significa “nato di nuovo (con il battesimo)”? e Matteo, “dono di Dio”? e Anna, “Dio ha fatto grazia”?
Un nome di evidente significato religioso tutti lo portiamo: ciascuno si dice Cristiano, cioè “seguace di Cristo”, e questo nome qualifica chi lo porta, manifesta la sua missione nel mondo, esprime la sua fede.

IL BATTESIMO DI GESU’ 07/01/2018

IL BATTESIMO DI GESU’ E …
7 Gennaio 2018

Gesù, che riceve il battesimo di Giovanni e si mescola con i peccatori, non finisce di sorprenderci e ci induce a riflettere sul nostro battesimo.
Il Vangelo odierno ci presenta Gesù in fila con gli uomini di ogni tempo.
Lo fa per umiltà, cammina insieme a noi e ci invita, prima di ogni cosa, a cancellare il nostro peccato e a cambiare vita.
Gesù, nato da Maria, che ha vissuto trent’anni nel nascondimento e nella povertà, con il battesimo assume interamente la nostra umanità. Proprio lì, sul fiume Giordano, Gesù diventa il Figlio, “l’amato” su cui Dio ha posto il suo compiacimento.
Da quel momento Gesù cambia radicalmente vita, annunciando a tutti l’amore di Dio e provocando tra i suoi compaesani sorpresa, indignazione e scandalo. Questa è la sua missione, questa la sua predicazione, questo testimonierà durante i successivi tre anni di vita pubblica.
Oggi siamo tutti invitati a pensare concretamente a quello che è stato il nostro battesimo.
Eravamo tutti bambini inconsapevoli ma quello è stato comunque un atto di accoglienza, di amore, di predilezione di Dio e della Chiesa.
E’ stato una specie di “pacco dono” che molti non si preoccupano di aprire. Ora, che siamo adulti, si tratta di vivere un sacramento che richiede un cammino di impegno al seguito di Gesù. E’ un cammino faticoso: lo è stato anche per Gesù che pure non aveva peccato. Ma è anche l’assunzione di una missione: la stessa di Gesù.
Compito di ogni genitore, di ogni famiglia, di ogni comunità è quello di far percorrere ad ogni bambino battezzato un cammino post – battesimale in modo che egli possa gustare appieno del dono ricevuto da Dio.
Molti genitori, anche in situazioni famigliari irregolari, chiedono il battesimo per i figli: lo fanno per tradizione, qualcuno per non far mancare nulla al proprio figlio, per avere una “benedizione”, per festeggiare la nuova nascita.
L’attuale rito del battesimo prevede che per ben tre volte i genitori esprimano pubblicamente il compito di assumersi in prima persona la crescita nella fede del loro bambino.
Sin dall’inizio del rito sono loro che chiedono il battesimo del figlio, poi il sacerdote dice: “Voi vi impegnate a educare nella fede …..”.
Poi verrà chiesto: “Siete consapevoli di questa responsabilità?”.
Infine, il celebrante si rivolgerà ancora a loro dicendo: “ Cari genitori, padrino e madrina… a voi il compito di educarlo nella fede…”
Il sacramento del battesimo dovrebbe lasciare un segno, subito nella famiglia, con il tempo nei bambini.

NATALE DEL SIGNORE 24/12/2017

NATALE DEL SIGNORE
24 Dicembre 2017

“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce” (Is 9,1).
Nella notte di Natale c’è chi ha vegliato e chi non ha potuto o voluto.
Per un’antica tradizione, nei paesi e nelle città, c’è chi va in chiesa presto, di notte, all’aurora, come quei pastori in veglia per le loro greggi, che corrono alla grotta, guidati dalla stella e invitati dagli Angeli per gioire della nascita di Gesù.
E’ Natale. Gesù nasce nella povertà, in un paese che non lo accoglie. L’albergatore non ha posto o forse Giuseppe non ha abbastanza denaro per pagare. Gesù nasce fuori città, in una grotta. Gesù trasmette un messaggio semplice, accessibile a tutti, a cominciare dai poveri pastori di Betlemme.
E’ Natale e tutto dovrebbe essere vissuto in modo nuovo, compreso il saluto che ci scambiamo. Lo possiamo fare come atto di cortesia (lo fanno tutti), per un vago o lontano sentimento religioso – umano, oppure perché siamo fratelli in Gesù, figli di Dio.
Il pericolo che corriamo è di pensare al Natale solo in questi giorni, con le vecchie statuine del presepe e col vecchio albero di Natale addobbato.
Sforziamoci e facciamo un passo avanti verso la Verità, la Luce, la novità che è Gesù.
Lasciamolo venire tra noi questo Gesù Bambino, che ci scuote e ci chiede di accoglierlo. Spesso, invece, noi desideriamo un Dio capace di risolvere i nostri problemi. Come fare? Se, col cuore aperto, accettiamo e attendiamo la sua nascita allora anche noi rinasceremo a nuova vita.
Siamo capaci di abbandonarci, fidarci di Gesù, colui che può donare la vita’?
Sta a noi decidere, nel cuore, l’inizio del viaggio, imitando i pastori.
Nei nostri cuori, nelle nostre gioie, nelle nostre fatiche di vivere, nelle nostre delusioni il segno di forza, di futuro e di luce viene da Gesù.
Gesù verrà, nascerà, perché Dio non abbandona la terra, Dio insegue l’uomo. Dio non può stare senza l’uomo, Dio viene sempre.
E’ Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. E’ Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro. E’ Natale ogni volta che speri con quelli che disperano, nella povertà fisica e spirituale. E’ Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri…”
(Madre Teresa di Calcutta).

BUON NATALE NELLA PACE

Con gli Angeli, custodi della nostra vita, gridiamo a tutto il mondo PACE.
Pace Ogni bambino possa avere un pane quotidiano, avere le carezze e le attenzioni dei suoi genitori, frequentare la scuola.
Pace I capi dei governi e delle istituzioni operino solamente per il bene di tutti.
Pace Tutti gli uomini abbiano un posto di lavoro e una casa per la propria famiglia, Ognuno possa abitare nella sua terra con serenità e libertà.

LA DOMENICA DELLA GIOIA 17/12/2017

LA DOMENICA DELLA GIOIA
17 Dicembre 2017

La terza di Avvento è detta anche la domenica della Gioia.
Il Signore viene e rinnoverà ogni cosa, il Signore viene e ci sorprenderà.
Natale è vicino e noi dovremmo essere tutti nell’impazienza dell’attesa e dell’incontro con Gesù. Come ogni anno, forse, stiamo vivendo la frenesia dei preparativi per il Natale: il pranzo, l’acquisto dei regali, gli auguri…
Come cristiani siamo invitati a trovare il modo per non cadere nel consumismo più sfrenato.
Gesù, nascendo, ha rifiutato ricchezze, onori, potere e si è fatto difensore dei poveri, degli ammalati, degli esclusi, dei miserabili, dei peccatori.
Il profeta Isaia, nella prima lettura, ci dice: “ Il Signore mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà, la scarcerazione” (Is 6,1)
San Paolo, nella seconda lettura, ci dice: ”Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa è infatti la volontà di Dio” (1Ts 5,16-18). Siamo invitati a vivere il Natale con il sorriso.
Nel Vangelo di questa domenica è centrale la figura del Battista che, con la sua vita, è stato un testimone credibile e convincente.
Giovanni Battista viveva nel deserto e con la sua voce invitava a preparare la strada al Signore.
Oggi, circa un terzo della terra, è deserto. Ciò che più preoccupa è, però, il deserto dell’anima, dei sentimenti.
Noi cristiani sperimentiamo spesso la solitudine, la mancanza di persone di riferimento, di qualcuno di cui fidarci, a cui poter telefonare… Spesso viviamo le nostre giornate con la TV e la radio accese.
Usciamo dalla nostra solitudine e parliamo con qualcuno, impariamo a pregare, a conoscere Dio, a leggere la Bibbia, ad attendere il Signore che viene.
Come ci stiamo preparando al Natale che viene? Conosciamo già Gesù?
In che modo Gli andiamo incontro? Come Lo accoglieremo?
Lasciamoci illuminare dalla venuta del Signore.
– Per tutte le nostre infedeltà, miserie e debolezze chiediamo perdono.
Se non siamo stati di consolazione per nessuno chiediamo scusa.
– Se non diamo testimonianza secondo la volontà di Dio, se disprezziamo la
Parola annunciata domandiamo pietà.
Seminiamo a piene mani, consapevoli dei nostri limiti, ma fiduciosi nella bontà e nella forza del seme sparso.

ANNUNCIO DI LIETE NOTIZIE 10/12/2017

ANNUNCIO DI LIETE NOTIZIE
10 Dicembre 2017

Le tre letture di questa seconda domenica di Avvento ci trasmettono tutte un senso di attesa gioiosa e trepidante; c’è qualcosa di molto importante che deve accadere, c’è Qualcuno che deve venire.
Nel nostro mondo le attese di felicità non fanno più riferimento al cielo, ma sempre più si chiudono nel mondo egoistico del consumo.
Magari si potessero dare buone notizie al mondo.
Magari potessimo riempire di belle notizie giornali e televisione. così da portare qualcosa di positivo alle famiglie.
Magari si potesse annunciare la pace nei luoghi lacerati dalle guerre.
Marco, nel Vangelo odierno, ci dice: “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio” (Mc 1,1). Gesù è la Bella Notizia, Dio è qui perché “abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza” (Gv10,10).
Chi raccoglierà la sfida di proclamare la Buona Novella?
Chi annuncerà con la propria testimonianza la Lieta Notizia?
Noi. Noi dobbiamo preparare il nostro cuore alla venuta del Signore e fare in modo che l’attesa sia dono, salvezza e non giudizio o rimprovero.
Non sempre la Buona Notizia riesce ad entusiasmarci, spesso ci lascia indifferenti. Noi vorremmo una vita sociale più serena, benessere, successo…. Perfino in se stesso l’uomo vive una lacerante conflittualità tra quello che è e quello che vorrebbe essere.
L’Apostolo San Pietro, nella seconda lettura, ricorda a tutti la promessa del Signore: “Noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia” (2 Pt 3,13).
In tanti luoghi della terra, nel Sud del mondo, tanta gente, troppa gente incontra la guerra, la fame, l’oppressione, il sottosviluppo.
Altrove, nell’Occidente del benessere, molti vivono la disperazione, la solitudine, l’indifferenza.
Mentre tutti attendiamo Gesù, ricordiamo le parole dell’Apostolo Pietro: “Cercate di essere senza colpa, senza macchia e in pace” (2 Pt 3,14).

FATE ATTENZIONE … VEGLIATE… VIGILATE 3/12/2017

FATE ATTENZIONE … VEGLIATE… VIGILATE
3 Dicembre 2017

Iniziamo oggi un nuovo Anno Liturgico: è l’invito a vivere il tempo assieme a Gesù e alla Chiesa, che lo celebra, lo rivive, lo testimonia e prolunga la sua missione. Tutto l’Avvento è attesa di Qualcuno.
L’attesa dà gioia ai nostri giorni, diventa progetto e programma di vita.
Ecco allora l’esigenza che il Signore ci trovi svegli ed impegnati. Gesù non ha voluto rivelare i tempi del suo ritorno, della sua “seconda” venuta; la parabola ci dice che può venire all’improvviso, a sera, a mezzanotte, all’alba o al mattino. Questo ci induce a prendere sul serio il tempo, le giornate della nostra vita e queste quattro settimane di attesa, sapendo che, in realtà, è Lui che ci corre incontro e viene a cercarci.
Attendere….Forse non ne siamo più capaci.
Siamo impazienti: c’è chi non è più capace di attendere perché ha tutto ciò che può desiderare. C’è chi non desidera più nulla perché ha perso la speranza ed è nella delusione. C’è chi si è arreso di fronte alle difficoltà e si lascia andare. C’è chi si adatta ad una vita senza slanci, spenta, morta e non attende nulla. Noi non stiamo attendendo un padrone che torna ma una persona cara, amabile, che ci ama.
A noi è dato di vivere la vigilanza, senza la pretesa di stabilire i tempi e i momenti che spettano a Lui. Come quando attendiamo lo sbocciare di una vita, di un amore, di una rosa e non possiamo che rispettarne i tempi.
Il cristiano è il contrario di chi non aspetta più niente dalla vita, l’opposto di chi non volge più il cuore a niente o a nessuno.
Ognuno di noi arriva a sentire la mancanza di qualcosa, ma poi si accorge che invece manca Qualcuno e l’attesa si veste di speranza.
Nella notte della paura, nel momento della malattia, nel giorno della crisi, del fallimento, della separazione noi possiamo volgere il nostro cuore a Gesù e ripetere più volte: “Ritorna, Signore, per amore!”
Le prime parole del Vangelo odierno sono: “Fate attenzione” (Mc 13,33): agli altri, alle parole, ai silenzi, alle domande. Viviamo una vita vigile, capace di cogliere ogni attimo, ogni gesto, ogni lacrima, ogni carezza, ogni Parola di Dio.
Viviamo questo periodo dell’Avvento in un’attesa operosa.
Sforziamoci di cambiare dentro, di chiedere perdono ( con la confessione), di leggere qualche pagina del Vangelo, di partecipare ai Centri di Ascolto per orientarci meglio verso il Natale di Gesù.