DUE ADOLESCENTI

21 Ottobre 2018

Gesù sceglie per sé come stile di vita il servizio, accogliendo la sofferenza e la croce per la salvezza di tutti. Per la terza volta Gesù parla della sua imminente passione e morte e due apostoli, i fratelli Giacomo e Giovanni, si fanno avanti per chiedere i primi posti nel futuro regno che Gesù stesso sta per realizzare. Mentre Gesù pensa alla sua tragica fine, essi pensano ai posti di onore, a fare carriera, a conquistare una posizione di prestigio.
Gesù trova davanti a sé due adolescenti che gli dicono: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo” (Mc 10,35).
Molti sociologi concordano col dire che oramai si trovano più adolescenti tra i cinquantenni che tra i quindicenni. Quanti genitori vivono litigi su litigi, richieste assurde, porte che sbattono, figli che si chiudono in camera e rifiutano i tentativi di dialogo.
Gesù non si arrabbia, pur vedendoli così lontani. Riconosce che anche loro, un giorno, berranno l’amaro calice e saranno nella sofferenza. L’apostolo Giacomo, uno dei due, morirà, qualche anno dopo, martire a Gerusalemme.
Come tutti, forse, anche noi chiediamo che Dio faccia la nostra volontà, esaudisca i nostri desideri e realizzi i nostri ideali, al riparo dalla sofferenza e dal dolore, al sicuro dagli imprevisti e dalle tempeste della vita.
L’ambizione, si sa, è la molla del potere. Chi si trova investito di autorità e ci è arrivato magari a forza di gomitate, ama costruire attorno a sé degli steccati, accetta i suoi privilegi ed è pronto a difenderli magari con arroganza.
Sin dalle origini anche la chiesa ha corso il rischio di accettare privilegi, di cercare le alleanze giuste, tollerando gesti di sottomissione.
In tutti i tempi ci sono state, e ve ne sono tuttora, persone meravigliose che non si preoccupano di nulla se non di annunciare il Vangelo e di servire i fratelli.
Noi tutti siamo chiamati a domandarci come stiamo vivendo la nostra piccola o grande fetta di autorità in famiglia, sul lavoro, nella scuola.
Ma Dio non ha troni, si inginocchia davanti a ciascuno di noi e lava i nostri piedi. Da questa posizione è per Dio più facile guardarci negli occhi e curare le nostre ferite.
Poco importa se siamo come lucignoli che si stanno spegnendo, se siamo senza luce. E’ Lui la nostra Luce! Seguiamola, fidiamoci e sentiremo rivolgerci le parole: “Vieni servo buono e fedele, nel mio Regno c’è posto anche per te”.