IMPARARE AD AMARE
30 Settembre 2018
Oggi la Parola di Dio ci esorta alla tolleranza.
A Giovanni e agli apostoli, che non accettano che altri possano compiere guarigioni, Gesù dice loro: “Chi non è contro di noi, è per noi”. (Mc 9,40).
L’impegno di seminare il bene nel mondo non è esclusivo dei cristiani.
Possiamo forse provare gelosia nei confronti di alcuni nostri fratelli che si adoperano per il bene ma che non vengono mai in chiesa?
Le parole di Gesù sono davvero consolanti quando dice: “Chi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome a uno qualunque non perderà la sua ricompensa” .
E’ doveroso quindi riconoscere il bene che c’è in ogni persona. C’è tanta gente che in ogni parte del mondo compie il bene con animo disinteressato, senza aspettarsi, il più delle volte, un semplice grazie.
La chiesa, spiega Gesù, è di tutti, tanto dei santi quanto dei peccatori.
Nell’amore ci deve sempre essere spazio per il perdono e per la benevolenza verso tutti.
“L’amore sa aspettare, anche a lungo, fino all’ultimo. Non diventa mai impaziente, non vuole affrettare o costringere. Conta sui tempi lunghi…
Aspettare con pazienza, continuare ad amare ed essere benigno..(D. Bonhoeffer).
Gesù usa poi parole durissime contro chi scandalizza i piccoli. “Tagliare la mano, il piede, togliere l’occhio ecc. per non essere di scandalo”. E’ chiaro che Gesù non invita a mutilarsi per evitare il peccato. A Gesù interessa una vita nuova. Chiede di liberarsi da tutto ciò che diventa di ostacolo al vivere bene con Dio e i fratelli.
Gesù ha a cuore i piccoli nella fede, le persone indifese, incapaci di rispondere. Tra questi troviamo i bambini spesso vittime di un ambiente diseducativo creato dagli adulti, coinvolti nelle crisi delle loro famiglie in difficoltà.
S. Giacomo, nella seconda lettura, alza duramente la voce contro i ricchi ingiusti che accumulano beni su beni e costringono i lavoratori a vite miserabili. Ha parole di fuoco contro coloro che vivono nel lusso più sfrenato ignorando gli altri, i più svantaggiati.
Questa parola è per tutti noi un pugno allo stomaco. Dobbiamo, tuttavia, guardare con riconoscenza a quei ricchi che mettono a disposizione i loro beni a favore della comunità, dando lavoro, creando nuovi posti di lavoro, aiutando l’umanità a crescere.