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Coraggio, sono Io! 09/08/2020

CORAGGIO, SONO IO!

9 Agosto 2020

Nel vangelo odierno incontriamo Gesù che, venuta la sera, va incontro ai discepoli che sono sulla barca agitata dalle onde.
E’ solo verso la fine della notte che Gesù va incontro ai suoi amici.
Noi vorremmo che Gesù, quando siamo in pericolo, venisse subito, ai primi accenni di fatica, ai primi segni di smarrimento.
Forse che siamo abbandonati? Non chiediamo miracoli al Signore, ma energie per la notte, per affrontare le difficoltà, per superare i momenti duri della vita, Spesso la prima esperienza di Dio è la sua assenza.
Eppure Dio è qui, vicino a chi vaga nel buio, a chi è solo, a chi è malato, a chi è sfiduciato… a tutti gli uomini.
Abbiamo fatto tutti l’esperienza di una notte in cui ci sembrava di non vedere l’alba, l’esperienza di una grande stanchezza, senza volontà né forza per reagire. Ci sembrava, talvolta, di non contare niente per nessuno e neanche per Dio.
A Pietro che era impaurito ed incapace di procedere Gesù ha detto:  Uomo di poca fede” (Mc 14,31). La barca degli apostoli, in balia delle onde e del vento contrario, rappresenta le circostanze difficili e dolorose della nostra storia personale, ma anche familiare e comunitaria. Dio non è nell’uragano, non nel fuoco, né nel terremoto ma nel mormorio leggero di una brezza leggera, nel silenzio. Per ascoltare Dio nel silenzio è però necessario un cuore che ascolta(1 Re 3,9).
Dio non si impone. Dio ci conquista con il suo modo unico di amare fino alla croce, salendo al Calvario.
Ma noi, siamo uomini di poca fede, come Pietro. Perché i miracoli non bastano mai? Tutti noi abbiamo il ricordo di un sorriso, di una mano tesa, di tanti gesti di tenerezza. Se, come Pietro, siamo nella paura, eleviamo a Dio il grido: “Salvami, Signore, perché affondo!”
Dio verrà, verso la fine della notte, ma verrà!
Da soli affondiamo. Con Lui a bordo non si fa naufragio. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste.
Signore Gesù sostienici con il tuo forte braccio. Donaci la gioia di credere fermamente che Tu sei con noi, sempre, Tu, il nostro aiuto, la nostra forza. Amen

Date loro voi stessi da mangiare 02/08/2020

DATE LORO VOI STESSI DA MANGIARE

2 Agosto 2020

Questa domenica Gesù ci porta al largo, fuori, in campagna, poi ci fa sedere e ci dà da mangiare a sazietà.
Gesù si dona come Parola e come Pane di Vita ad una moltitudine e anche a tutti noi che siamo in cammino.
Gesù si ritira solo a pregare davanti al Padre, però la gente ha bisogno di Lui, lo cerca e lo segue, e Lui non ha il coraggio di nascondersi, di sottrarsi, ma dà a questa gente la Parola di verità, la Parola di fede, di speranza e di amore, e passa la sua giornata con questa moltitudine di poveri, di affamati e di assetati.
Gesù prova compassione e posa il suo sguardo su tutta questa moltitudine di poveri, di malati e di affaticati. Erano “come pecore senza pastore” (Mc 6,34).
Gesù fa sistemare a gruppi di cinquanta i suoi ascoltatori. Li rende in qualche modo Comunità.
Dopo aver compiuto miracoli di guarigione chiede la collaborazione dei dodici apostoli per sostentare quella folla immensa.
Il vero miracolo operato da Gesù è stato quello di coinvolgere tutti i presenti insegnando loro a condividere coi vicini il povero cibo che ciascuno aveva potuto portare con sé.
Il poco che diamo in mano a Gesù, il poco di noi stessi che mettiamo a Sua disposizione viene moltiplicato.
Questo è il miracolo continuo dell’Eucaristia e dipende da noi riceverlo con fede ed essere consapevoli della bellezza del dono, per ricevere forza ed esserne davvero trasformati. Diventeremo così pane di sostentamento, pane di consolazione, pane di gioia.
E’ bello pensare che diventiamo anche noi pane, sostegno agli affamati con cui camminiamo, sostegno agli assetati che sono stanchi lungo il cammino della vita.

Che cosa ci manca se abbiamo Colui che ci ama, se abbiamo il Signore?

Il vero Tesoro 26/07/2020

IL VERO TESORO 

26 Luglio 2020

Il vangelo di questa domenica ci invita a cercare il vero tesoro per cui vale la pena di lasciare tutto il resto: Il Regno dei cieli, in realtà Gesù stesso.
Tutto quello che appartiene a questo mondo è fugace, passeggero, ma c’è qualcosa che rimane, qualcosa che viene incontro a noi e a cui dobbiamo, con fiducia, andare incontro: questa realtà è il Signore.
I protagonisti delle prime due parabole che ci vengono presentate oggi non sono il contadino e il ricco mercante. Al centro della vicenda spiccano il Tesoro e la Perla.
Il tesoro nascosto nel campo, trovato casualmente, induce il contadino a vendere, pieno di gioia, tutto quello che ha, poco o tanto che sia, per comprare quel campo. Il mercante, da parte sua, affascinato dalla bellezza della perla, vende tutti i suoi averi per poterla acquistare.
Il vero discepolo di Gesù non vive nel rimpianto e nella nostalgia ma esulta ed è pieno di gioia per quello che ha trovato. Solo chi sperimenta la gioia per aver trovato il tesoro e la perla può sperimentare la bellezza e la gioia del Signore e vivere per Gesù.
Incontrandolo riceviamo un dono inaspettato, sorprendente.
Lentamente impareremo a lasciare tante cose che non sono indispensabili, perché l’unico bene in assoluto è Cristo stesso.
Per cercare il Regno di Dio abbiamo sempre bisogno di ottenere, dall’alto, la luce dello Spirito Santo, dal quale riceviamo la sapienza, la capacità di cercare Dio.
Ogni giorno siamo invitati a cercare instancabilmente questo tesoro, non solo per possederlo ma anche per donarlo, affinché altri abbiano la pienezza della vita e della gioia che il Signore promette a quelli che lo cercano con cuore sincero.
Possedere un tesoro o una perla è un ideale a cui tendere ( e non raggiungibile mai del tutto in questo mondo) ma è un ideale di fronte al quale l’atteggiamento più logico e intelligente è “vendere tutto”.
La felicità, a volte, costa cara. Ma perché non provare a cercarla?
Il senso della vita, anche la nostra, lo troviamo, a volte, solo scavando, faticando, cercando.

Grano e zizzania 19/07/2020

GRANO E ZIZZANIA

19 Luglio 2020

Tra le parabole che il Vangelo di oggi presenta, quella che maggiormente mette in evidenza la pazienza divina riguarda la zizzania, seminata in mezzo al grano, che il Signore lascia crescere indisturbata fino alla mietitura per non correre il rischio di sradicare anche il buon grano.
Il Signore concede sempre generosamente il tempo e la possibilità per convertirsi, per cambiare. Siamo invitati ad essere attenti a quello che accade, a quello che vediamo, a quello che sentiamo, attenti a riconoscere il passaggio del Signore, che ci visita interiormente oppure attraverso persone e situazioni, poiché sempre Egli passa e ripassa davanti alla dimora del nostro cuore per vedere se siamo disposti ad aprirGli, ad accoglierLo , a farne il Signore della nostra vita.
Il Signore ha vinto il maligno, ha vinto il peccato, ha vinto la morte, eppure, durante il pellegrinaggio della vita sulla terra in noi convivono ancora il bene e il male, la luce e le tenebre e siamo continuamente esposti all’invasione del nemico che semina zizzania nel campo del mondo, della Chiesa, di ogni uomo.
Come cristiani ci intestardiamo spesso nel voler sradicare la zizzania che cresce in noi (pensieri, sentimenti, desideri…).
Il Signore ci dice: Abbi pazienza, non voler agire con violenza.
Il Signore ci dice ancora: La tua preoccupazione non deve essere la zizzania, ma il buon grano.
Ci sono due modi di guardare, due sguardi: quello dei servi che vedono le erbacce, quello di Dio che vede il buon grano.
Il centro delle nostre preoccupazioni non deve essere il peccato, il difetto, la mancanza, l’oscuro, la zizzania, ma il positivo, il luminoso, il buon grano.
Agli occhi di Dio una sola spiga di buon grano conta più di tutta la zizzania della terra perché il bene è più importante del male. Vediamo le cose in positivo: Noi non siamo chiamati a sradicare la zizzania, ma a seminare.
Ci sia di conforto sapere che nulla è impossibile di fronte alla ostinata pazienza e all’amore di Dio.

La potenza del seme 12/07/2020

LA POTENZA DEL SEME 

12 Luglio 2020

Ogni giorno il Dio Seminatore viene nel nostro campo e con lunghi passi e con gesto solenne sparge la semente della sua Parola.
Perché lo fa? Perché Dio è amore. Si riversa su tutti e tutto, è indifferente al tipo di terreno che lo riceve.
Egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45). Soprattutto Dio non fa preferenze nella mia persona.
Noi tutti abbiamo una storia fatta di terra dura, di sassi, di rovi, di erbacce, ma soprattutto di terra buona.
Dobbiamo saper accettare gli eventi e le situazioni anche penose, saper aspettare e sopportare tutte le stagioni attraverso le quali bisogna passare nella vita per diventare terra buona, fertile e feconda. Dio non ci ama a pezzi; abbraccia tutto di noi: la luce e la tenebra, il bene e il male. Un amore che scegliesse cosa amare dell’altro sarebbe solo un amore umano.
Se Dio ha una debolezza è dunque quella di abbracciare il tutto di me, scommettere ancora una volta sull’uomo che ha fallito e che è caduto. Al di là delle pietre, dei rovi, dei sentieri tortuosi, l’uomo, agli occhi del suo Dio, è sempre terra buona e bella, madre feconda, in grado di rimettersi in piedi ancora una volta, di sbagliare ancora una volta.
Ma dinanzi ad un cuore chiuso e indurito neanche Dio può fare qualcosa. L’Amore non fa violenza.
Nella parabola odierna non viene chiesto di essere terreno buono ma solo spazio vuoto per poi semplicemente credere che, indipendentemente dalla qualità della terra, la Parola, l’Amore del nostro Dio porterà frutto, perché la potenza, l’energia, la fecondità non dipendono dal tipo di terreno ma dal Seme.
Già il Profeta Isaia ebbe a dire che: “La pioggia che scende dal cielo, non vi ritorna senza effetto,senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55,10s.)
Dio non è il mietitore, ma il Seminatore.

La bambina SPERANZA 05/07/2020

La bambina SPERANZA

5 Luglio 2020

La fede che preferisco, dice Dio, è la speranza.
Viene ricordata sempre assieme alla fede e alla carità, sue sorelle.
Insieme costituiscono le tre virtù teologali.
Le mie tre virtù, dice Dio, sono le mie creature.
La Fede è una sposa fedele. La Carità è una Madre e una Sorella.
La Speranza è una bambina. Lei sola, portando le altre due, traverserà i mondi. La piccola speranza ha l’aria di essere nulla.
Per sperare bisogna essere molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia. Ma sperare è difficile!
La piccola sorella avanza tra le due sorelle grandi; non si nota.
Il popolo cristiano non fa attenzione che alle due sorelle grandi: la prima (fede) e l’ultima (carità). E non vede, quasi, quella che è in mezzo.
La piccola Speranza crede volentieri che siano le due grandi a tirare Lei, la più piccola, per mano.
Ma è Lei, la Speranza, che nel mezzo, si tira dietro le sue sorelle grandi. Senza di Lei loro non sarebbero nulla. Tirata, appesa alle braccia delle sue due sorelle grandi, La tengono per mano e la piccola Speranza avanza.
La Speranza ha l’aria di farsi trascinare. E in realtà è Lei che fa camminare le altre due. E che le tira.
La Fede cammina da sola. Per credere c’è solo da lasciarsi andare. C’è solo da guardare. La Carità va da sé. Per amare il prossimo c’è solo da lasciarsi andare, tutto naturale, tutto semplice, tutto alla buona.
La Speranza è per lo scrittore Peguy una “Bambina irriducibile”, molto più importante delle sorelle più anziane.
Non bisogna mai perdere la Speranza perché è questa Speranza bambina che “vede quello che sarà” e “ama quello che sarà”.

(pensieri liberamente tratti dallo scrittore C. Peguy)

La fiducia 28/06/2020

LA FIDUCIA

28 Giugno 2020

Nel Vangelo odierno Gesù indica alcuni comportamenti necessari per poter essere suoi discepoli. Gesù arriva a chiederci: Qual è l’amore che regola la vostra esistenza? I genitori, i figli, la vita?
Sono tutti amori che conosciamo, amori verso i quali investiamo tempo e forze. Sono amori spesso in conflitto, in cui siamo chiamati a scegliere, sacrificare qualcosa, trovare compromessi.
A volte ci chiediamo cosa sia bene fare e non lo sappiamo, perché ogni amore ha esigenze che ci tirano da una parte o dall’altra.
Il Vangelo odierno dice che c’è un amore che può ordinare tutti gli altri, un punto di riferimento dal quale partire. Questo amore è il Signore!
Gesù vuole raggiungere il centro del nostro cuore per darci una vita nuova, per darci stabilità, ordinando tutti gli altri amori, mettendoli alla prova e facendoli crescere. Ma ciò comporta alcune esigenze.
Siamo chiamati ad amare i nostri genitori e i nostri figli in modo giusto e santo desiderando per loro la felicità eterna: tutto il Bene che è Dio stesso. Questa via per seguire Cristo è difficile!
Gesù, portando la croce, ci esorta a guardare con tanta bontà e benevolenza anche i poveri e gli ultimi; quanti ce ne sono, magari anche tra chi è accanto a noi.
Dobbiamo saper vedere i poveri e i fratelli con uno sguardo d’amore capace di cogliere le loro vere necessità, intuire la loro solitudine, le loro ferite, le loro speranze, le loro angosce, tutto quello che nel cuore umano ha bisogno della visita del Signore.
Di fronte a ogni nuova scelta, ogni giorno dobbiamo chiederci:
Chi voglio seguire? Con chi voglio rimanere? Quale amore scelgo?
Se scegliamo e seguiamo Cristo certamente non ci mancheranno le fatiche, le prove e le tentazioni, ma la sua grazia ci verrà incontro ogni mattino come egli ci ha promesso.

Non abbiate paura (Mt 10, 26-33) 21/06/2020

NON ABBIATE PAURA” (Mt 10, 26-33)

21 Giugno 2020

La persecuzione e l’ostilità del mondo che rifiuta Dio saranno sempre causa di sofferenza per i Cristiani, ma Gesù ci rassicura dicendo che la morte di cui dobbiamo aver timore è allontanarsi da Dio e non vivere più in Lui.
Il Padre ha sempre cura di noi e ai suoi occhi siamo molto più preziosi di tutte le altre creature: valiamo certamente più dei passeri e dei gigli dei campi, che tuttavia vengono nutriti e protetti.
Dunque, di che cosa dobbiamo aver paura
La Chiesa è una vigna che più volte è stata devastata, ma che viene sempre nuovamente piantata e coltivata per dare frutto.
Cosa guida la nostra vita? La fiducia o la paura?
La fiducia nel Padre che ha cura di noi o la paura che ci fa vivere chiusi, in difesa, incapaci di parlare e compiere scelte libere?
Il Vangelo ci invita ad avere relazione franche, sincere, Talvolta, nei confronti dei familiari ed amici, abbiamo paura di parlare francamente?
Parlare apertamente può generare degli scontri ma è l’unico modo da cui si può ripartire.
Contro le tentazioni di costruire recinti, per sentirsi sicuri, noi cristiani abbiamo il compito di portare fiducia nel mondo, di aprire strade di accoglienza, di aprire gli occhi di fronte alle tante situazioni di emergenza e difficoltà.
Può un genitore non avere maggiori attenzioni per un figlio più sfortunato?
Tutti noi possiamo essere vittime del giudizio degli altri e facciamo di tutto per avere approvazione diventando così delle banderuole.
Abbiamo paura di valere poco, di essere poco amabili.

Il Vangelo odierno ci rassicura: noi valiamo, siamo preziosi, siamo creature di Dio!

Chi mangia questo pane vivrà in eterno (Gv 6,51-58) 14/06/2020

CHI MANGIA QUESTO PANE VIVRA’ IN ETERNO (Gv 6,51-58)

14 Giugno 2020

La solennità del Corpus Domini è stata istituita dalla Chiesa per dare rilievo, in modo pubblico, a quella realtà silenziosa e nascosta che è la presenza di Gesù in mezzo a noi nell’Eucaristia custodita nei Tabernacoli.
Abbiamo un tesoro immenso e dobbiamo essere fieri di poter portare, ogni tanto, per le vie del paese e per tutte le vie del mondo, quel segno sacramentale che è il Pane Eucaristico. Quest’anno, a causa della pandemia, questo, purtroppo, non sarà possibile. Come cristiani siamo tutti impegnati a portare Gesù Eucaristia nella nostra vita e in mezzo agli uomini come tesoro nascosto che agisce in modo benefico su tutti. Gesù, il Dio della gloria, resta in mezzo a noi come pane e vino, contenuto in quel piccolo frammento di pane che noi riceviamo nella nostra mano. L’Eucaristia racchiude tutto l’amore di Dio per noi, perché contiene Dio stesso: questa è la soavità, la dolcezza e l’amore che essa esprime.
L’Eucaristia che riceviamo ci impegna ad essere sempre in pace con tutti, nei pensieri e negli atteggiamenti, senza avere comportamenti contrari all’amore e alla carità fraterna, perdonando come Lui ci ha perdonati e ci perdona continuamente. L’Eucaristia che riceviamo ci dà coraggio e forza nel decidere di essere vicini alla persona amata anche quando è meno piacevole, quando tira fuori il peggio di sé. Non dobbiamo mai conservare nel cuore durezze, rancori od ostilità verso nessuno, ma cercare di avere sempre il cuore disarmato, perché solo questa è la dimora in cui Gesù entra e rimane.
Grazie all’Eucaristia Gesù accetta di camminare insieme a noi, ci indica la strada da percorrere, sostiene le nostre cadute e ci infonde fiducia nella vita. Dopo mesi in cui è stato impossibile vivere insieme la Cena del Signore nutriamoci con gioia dell’Eucaristia.
Insieme supereremo ostacoli, sapremo reggere di fronte agli scogli della vita e impareremo a comportarci in maniera altruistica.

Senza Eucaristia non potrei vivere, non potrei amare e non potrei servire i poveri” diceva madre Teresa di Calcutta.

La misura dell’amore è amare senza misura 07/06/2020

La misura dell’amore è amare senza misura

7 Giugno 2020

Il nostro credo ci insegna che Dio è Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Che cosa significa ? Non basta dire che Dio esiste ed è amore ?
La Trinità, che ogni segno di croce e benedizione ci ricorda, è una storia che ci rivela che Dio ha scelto di non essere solo perché desidera entrare in relazione con l’umanità, voluta a sua immagine e somiglianza.
Siamo stati battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e tutta la nostra vita è avvolta in questo mistero.
Mistero che non significa qualcosa di oscuro ma che supera infinitamente la capacità umana di comprendere.
Dio è colui che ama, da sempre e per sempre. Dio è quindi Padre che ama il mondo e quindi anche noi. Il suo amore si concretizza in una storia, quella di Gesù, suo Figlio. Gesù, nella sua vita terrena, guardando negli occhi chi incontrava, a tu per tu, ha amato il povero, il pescatore, la donna adultera, le folle affamate, persino i suoi nemici.
La sua era una missione d’amore che non è cessata con la morte e resurrezione ma continua anche oggi nella vita concreta della Chiesa e in ognuno di noi. E’ lo Spirito Santo che continua a rendere presente questo amore.
Credere, allora, è: amare come il Figlio Gesù, mandato dal Padre con la forza dello Spirito Santo. Il modo migliore per capire Dio: semplicemente amare, amare il più possibile, in modo concreto e pratico.
Amare perdonando, amare sostenendo chi è in difficoltà, amare consolando, amare impegnandosi nella vita della comunità, amare costruendo amicizie, amare facendo famiglia, amare generando vita, amare accogliendo….
Dobbiamo cercare di ricordarcene perché la causa di tante nostre tristezze e sofferenze, di tante insoddisfazioni, deriva dal fatto che dimentichiamo la nostra vocazione, la nostra dignità.Tutti insieme siamo una comunione d’amore.
E’ un impegno quotidiano da tenere sempre presente perché non occorrono momenti straordinari; è sufficiente che ogni istante della nostra esistenza sia vissuta in comunione con Dio.
Se viviamo nell’amore, allora sappiamo aiutarci, amarci e perdonarci.
Tante cose ci possono essere sottratte ma l’amore di Dio nessuno ce lo può togliere!