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Mio figlio tu sei 9/01/2022

MIO FIGLIO TU SEI

9 Gennaio 2022

Dopo il Natale appena celebrato la liturgia odierna ci presenta Gesù cresciuto, diventato uomo. Dopo anni vissuti nella normalità Lo incontriamo mentre, in fila coi peccatori, va a farsi battezzare, da Giovanni Battista, nel fiume Giordano. Gesù entra nelle acque del Giordano come poi entrerà in contatto con la malattia e la morte che ogni uomo incontra.
Inizia così la sua vita pubblica, la sua predicazione, la sua strada.
Lì, al Giordano, una voce dal cielo lo rivela: “Tu sei mio figlio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. (Lc 3,15).
Con il Battesimo tutti noi siamo diventati figli, amati, benvoluti, stimati. Dio ci ama singolarmente, così come ogni genitore ama i suoi figli, ciascun figlio, con totale dedizione, sempre, per tutta la vita, nei momenti belli, ma anche nei momenti tristi, difficili, amari.
Chiediamo a Dio il dono di sentire, rivolte a ciascuno di noi, le parole: “Tu sei mio figlio”. Ci saranno di stimolo per impegnarci maggiormente nell’edificare le nostre famiglie, le nostre comunità, nella pace e nella giustizia. Il Vangelo dell’Evangelista Luca ci parla di “un popolo che era in attesa”. Di chi? Di che cosa? Della venuta del Messia? Di tempi migliori?
Anche oggi, come allora, non mancano certo i motivi per attendere la venuta di un mondo segnato da benessere, pace, salute, giustizia….
Gesù è forte nell’amore, un amore che non viene meno di fronte al rifiuto più ostinato.
I tanti fallimenti nel vivere le nostre relazioni non ci tolgono la dignità di essere amati. Gesù riscalda la nostra speranza di una nuova rinascita perché Dio è con noi e non ci abbandonerà mai.
Auguriamoci, un giorno, quando ci presenteremo davanti a Dio, con il nostro bagaglio, con le nostre ferite, i nostri dubbi, di essere accolti con le parole: “Mio Figlio tu sei”.

Un nuovo anno con l’aiuto di Maria 2/1/2022

UN NUOVO ANNO CON L’AIUTO DI MARIA

2 Gennaio 2022

In questo inizio dell’anno è bello sentire nostre le parole che il signore rivolse a Mosè:
Il Signore ti benedica e ti custodisca. Il Signore ti mostri la sua faccia e abbia di te misericordia. Il Signore rivolga verso di te il suo volto e ti dia pace” (Numeri 6, 22-27).
Con queste parole il Signore promette di rendersi presente, di venire in aiuto. Oggi tali parole non hanno perso la loro freschezza e il loro significato: viene chiesto a Dio di benedire i giorni che ci stanno davanti, in questo inizio di anno nuovo.
Se al termine di ogni anno è giusto rendere grazie a Dio per i giorni trascorsi è altrettanto giusto rendere grazie a Dio per l’inizio di un anno nuovo, anche perché siamo ancora qui, immersi in questo mondo che è dono di Dio.
Molto di ciò che vivremo in questo nuovo anno dipenderà da noi, dalla nostra libertà, dalla nostra responsabilità e generosità.
Altre cose non dipenderanno da noi e dobbiamo essere pronti ad affrontarle, farci forti e solidali.
I giovani corrono di più il rischio di perdersi e di non conoscere la preziosità del tempo, mentre, i più anziani, se lo vedono scivolare davanti ai loro occhi.
Il tempo è un bene prezioso, è un dono di Dio, da riempire di cose buone. Chiediamo con forza a Dio di mostrarci il suo volto luminoso e gioioso e di essere assistiti in ogni ora di questo anno.
Chiediamo il dono della pace, condizione essenziale per il benessere sociale, la giustizia, la solidarietà.
Chiediamo, altresì, di benedire chi ci sta accanto: il nostro coniuge, i nostri figli, genitori, amici …
Ti auguro tempo per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono. Ti auguro tempo anche per perdonare. Ti auguro tempo… per donarlo agli altri. Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita” (Elli Michler)

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi 27/12/2021

E IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI

27 Dicembre 2021

Colui che l’uomo non può vedere, Colui che ha dato vita all’universo e che non ama stare da solo.. entra nella storia assumendo la condizione di fragilità dell’uomo. Nascendo tra noi si è fatto uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo.
Nella sua famiglia, composta da Maria e Giuseppe, di un comunissimo villaggio della Galilea, ha conosciuto l’amore, l’incomprensione, il dolore, il silenzio. Un giorno ha dovuto lasciare il suo ambiente per avventurarsi in un percorso che ben presto non gli risparmierà dolore e fallimento.
Come ogni uomo ha avuto bisogno di amici, uomini e donne, con cui confidarsi e presso la cui casa rifugiarsi. Come ogni uomo ha conosciuto sulla sua pelle l’incomprensione delle folle e pure quella di coloro che aveva chiamato con sé. Come ogni uomo ha sperimentato come gli uomini in fretta si emozionano ma altrettanto in fretta dimenticano ciò che avevano promesso. Come ogni uomo ha chiesto il conforto di una compagnia nella notte del dolore sul Monte degli ulivi. Come può capitare ad ogni uomo, ad ogni papà, ha conosciuto l’amaro calice del tradimento e del rinnegamento.
Come Lui solo ha sperimentato ha terminato la sua vita fuori dalle mura della città, come l’ultimo dei malfattori. Noi uomini di questo tempo, come gli uomini di duemila anni fa, siamo sempre pronti a domandare: Gesù aiutami, Gesù dammi, Gesù fammi, Gesù concedimi. E adesso? E’ tutto finito? NO!
Egli nasce anche quest’anno perché Dio ha deciso di stare con gli uomini per sempre. Dio non si stanca mai di noi, della nostra storia, della nostra umanità, delle nostre infedeltà, dei nostri slanci…
Ora tocca a noi aiutarlo a nascere, a trovare casa, aiutarlo a crescere in questo nostro mondo.
Accogliamolo con gioia e sarà un NATALE DI GIOIA.
BUON NATALE A TUTTI…. A chi lo ha atteso con speranza, a chi lo sente vicino, a chi lo sta cercando, a chi vive in solitudine.
Signore, Tu sei venuto, hai mani e voce come noi, un cuore come il nostro cuore”. (David Maria Turoldo).

Buon cammino 19/12/2021

BUON CAMMINO

19 Dicembre 2021

Oggi la liturgia ci descrive l’incontro tra Maria ed Elisabetta.
Queste due donne ci insegnano l’arte dello stupore. Una, Maria, vergine, in ansia per quello che le sta succedendo, l’altra, Elisabetta, sterile, incredula, nascosta da cinque mesi agli sguardi altrui. E’ proprio vero! E’ la fede di queste due donne a permettere la vita di Dio.
Dio può far sorgere figli di Abramo anche dalle pietre. E’ un invito a tener viva la speranza: c’è un Dio che opera!
Maria si è lasciata trasformare, sorprendere, disponibile al nuovo, all’inaspettato. Dopo l’incontro con l’angelo Gabriele “Maria si alzò e si mise in cammino”. Un cammino durato tre giorni. Il cammino è la vera dimensione della nostra vita.
Quando Dio chiama, quando Dio parla, il segno della sua Parola è l’alzarsi, darsi una meta, intraprendere un nuovo percorso, con gioia, con prontezza, perché l’amore ha sempre fretta, non sopporta ritardi. Chi accoglie la Parola di Dio sente nascere l’impegno, sa scoprire sentieri nuovi, inesplorati.
Elisabetta, parente di Maria, ci insegna l’arte della riconoscenza, l’arte della sorpresa, la gioia dell’accoglienza.
E noi siamo pronti ad accettare la volontà di Dio che agisce, talvolta sorprende, che ci chiede di avere fiducia, di pregare incessantemente, anche quando ci sembra di essere soli?.
Chi di noi non ha mai provato l’esperienza del silenzio di Dio?
Anche i Santi hanno provato l’esperienza della notte buia, della delusione, del fallimento!
Beati noi se sapremo credere alla Parola di Dio, se sapremo accettare, esultare di gioia. Beati noi se sapremo credere al Signore che viene tra noi, con forza e tenerezza.
La bella notizia di questa settimana? Dio viene, continua a venire nel modo più inatteso. Siamo pronti a stupirci, ad accoglierlo?

Che cosa dobbiamo fare? 12/12/2021

CHE COSA DOBBIAMO FARE ?

12 Dicembre 2021

Dal profeta Sofonia ci giungono oggi parole di gioia: verrà l’amore e la vita stanca finirà, il volto triste avrà occhi nuovi, nuovo il cuore.
La liturgia odierna ci fa incontrare un Dio felice che grida di gioia: Tu mi fai felice! Tu sei la mia gioia! Persino S. Paolo, rivolgendosi ai Filippesi, dice: “Siate lieti, ve lo ripeto, siate lieti” (Fil 4,4).
Più Dio è distante dalla nostra vita, più ci sarà difficile capire la sua gioia. Ma noi, in concreto, cosa dobbiamo fare?
E’ la domanda di ogni uomo smarrito, di sempre: chi dobbiamo incontrare? Chi verrà? Chi sta per arrivare?
Dobbiamo fare il bene e soprattutto farlo bene!
Noi vogliamo credere in Te, Signore, perché sappiamo che la nostra vita ti sta a cuore. Giovanni oggi ci dice: “Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia altrettanto” (Lc 3,10).
Non è una questione di carità ma di giustizia. Papa Francesco ha ben evidenziata la differenza tra l’elemosina, che fa star bene chi la compie e mortifica colui che la riceve, e la condivisione che è un atto di giustizia sociale.
Abbiamo da mangiare e davanti a noi c’è qualcuno il cui stomaco borbotta per la fame? Condividiamo il pane!
A salvarci sarà solo un cuore che, aprendosi, si lascia spezzare, che si traduce in opere di misericordia, capace di compassione.
Ancora Giovanni non dà soluzioni ma invita a guardare dentro la propria vita e ci dice: Ama! Come? Donando, non trattenendo, non maltrattando, non sfruttando e… basta accumulare!
Consentiamo a Gesù di venire nei nostri cuori e rallegriamoci, ora e sempre, perché Il Signore viene.

Tempo per gridare – Tempo per tacere

TEMPO PER GRIDARE – TEMPO PER TACERE

5 Dicembre 2021

Giovanni Battista, nel deserto, in attesa e in silenzio.
Dio si impadronisce di lui ed egli diventa voce, grido che anche a noi è rivolto: “Preparate la strada del Signore” (Lc 3,4).
Allora a noi spetta ricostruire i ponti che ci collegano ad amici, vicini, parenti lontani. Giovanni Battista, S. Paolo, Francesco d’Assisi, S. Caterina da Siena, Teresa di Calcutta, uomini e donne che hanno fatto rifiorire i pochi o tanti anni della loro vita, là dove il Signore li aveva collocati.
C’è un deserto da far rifiorire, quello del nostro cuore e del nostro piccolo mondo che ci circonda.
Pensiamo ai tanti uomini e donne che hanno operato nei vari ambiti, (giustizia, salute, pace..) con una santità vera.
Se pensiamo al bagaglio dei ricordi di ciò che abbiamo già vissuto, carichiamo la memoria di tante perdite, di tanti lutti. Ora ci assillano problemi quali la pandemia, il cambiamento climatico.. e tutto ciò crea sofferenza.
Oggi il profeta Baruc ci chiede di “deporre le nostre vesti di lutto e di umiliazione per indossare, per sempre, gli ornamenti della gloria che vengono da Dio (Bar 5,19. Chi ha il potere di deporre i nostri vestiti di lutto e afflizione? Gesù stesso, morto in croce, che il Padre ha trasformato in un corpo glorioso, eterno.
Ci interessa essere salvati? Mettiamoci nelle mani di Dio.
Dio conserva tutto ciò che di buono e di bello abbiamo fatto, abbiamo vissuto, abbiamo amato. Sentiamoci amati !
Dio, quando arriva, produce sempre un cambiamento.
Per giungere a questa mèta bisogna avere la forza di affrontare il deserto, fatto di privazioni, di silenzio, di solitudine.
Dio cammina con l’uomo, con noi, nel deserto, ogni giorno, nel vento, nel sole, ma anche nella tempesta.

Allearci alla speranza … pregando 28/11/2021

ALLENARCI ALLA SPERANZA…. PREGANDO

28 Novembre 2021

Un nuovo anno liturgico è iniziato e ci ritroviamo pieni di aspettative e di grandi entusiasmi. Che cosa ci porterà l’anno che verrà?
Qualcosa di positivo, di buono, dopo frenate e momenti tristi?
Vogliamo augurarci, tutti, che l’attesa non sia passiva ma “attiva”, vigilante, con fiducia, senza paura, per vivere bene il presente.
Gesù, con la sua venuta tra noi, non vuole certo spaventarci, quanto piuttosto aiutarci a vivere meglio i nostri giorni e trovarci pronti per un domani pieno di luce.
E’ triste incontrare gente che vive dolorosamente la vita, in solitudine, gente disperata, sopraffatta dalle vicende che la vita ci costringe a vivere. Gesù ci dice “vegliate e pregate in ogni momento”. Dobbiamo farlo quando stiamo bene, perché, nel momento del bisogno, chi non è allenato, non sempre riesce ad alzare lo sguardo al cielo per pregare.
E’ un modo per allenarci alla speranza.
A volte è sufficiente un “vento” e la foglia della nostra vita è strappata via senza sapere dove verrà portata.
Il Vangelo ci ripete: “non rifuggire i momenti di buio”. Non avere paura delle difficoltà. Prova a scrollarti di dosso tutto ciò che appesantisce il cuore e rallentare il passo. A noi scoprire, sotto le macerie, il timido germoglio che invoca attenzione da parte nostra.
Nulla di ciò che accade qui e ora, della nostra vita, è materiale di scarto. Tutto concorre all’incontro col Signore.
Impegniamoci a costruire su fondamenta solide dando importanza a incontri, contatti, relazioni nuove.
Chiediamo al Signore la capacità di discernere, di vagliare ogni cosa e trattenere ciò che ha seme di eternità e lasciare andare ciò che è soltanto polvere. Tutta la vita, in fondo, è segnata dall’attesa e l’attesa si nutre di fiducia.

Gesù Cristo Re, Re dell’amore 21/11/2021

GESÙ CRISTO RE, RE DELL’AMORE

21 Novembre 2021

La nostra mente e il nostro cuore vengono spesso scossi da due domande: perché gli ebrei hanno rifiutato Gesù e il suo messaggio? E perché, anche oggi, molte persone rifiutano la sua proposta?
A non rifiutare Gesù è stata Maria, sua madre, Giuseppe, l’uomo al suo fianco, silenzioso e coraggioso, gli apostoli e molte altre donne.
Dal Vangelo sappiamo che Maria “non capiva” e, se non capiva lei, che era la madre e frequentava quotidianamente Gesù, possiamo ben immaginare le difficoltà e le incomprensioni degli altri. Perché? Come accettare Gesù che organizza un banchetto per il figlio spendaccione e non fa niente per il figlio fedele?
Oppure sapere che Gesù abbandona le novantanove pecore per cercare quella che si è persa! E ancora vedere Gesù che dà la stessa paga a chi ha lavorato una giornata intera o solo poche ore?
Quel che è certo è che Gesù lasciava molta gente stordita.
Per Gesù non basta osservare le regole e le leggi che la chiesa di allora dettava, senza conoscere in pienezza Dio, senza amore. Fermarsi alla pura osservanza delle leggi non significa incontrare Dio. L’amore va oltre le leggi.
Gesù, che oggi, davanti a Pilato, dichiara di essere Re, soggiunge: “Il mio regno non è di questo mondo, non è di quaggiù”(Gv 18, 36-37).
Il nostro Dio è RE, RE DELL’AMORE, che ci ama anche se lo rinneghiamo, anche se lo tradiamo, anche se lo rifiutiamo.
E noi, siamo pronti a riconoscere “RE” l’unico Signore della nostra vita? La storia, la nostra storia, avrà un termine e si concluderà con un giudizio. Gesù ne sarà il giudice.
Nell’attesa di quel momento siamo tutti invitati a provare gratitudine nei confronti del nostro Dio per la presenza, tra noi, dei sacerdoti.
Possiamo avere una settimana orribile, ma ogni domenica c’è qualcosa per noi. Potremo sederci su quella panca, su quella sedia, non importa dove… e potremo ricevere una Parola di vita, un’omelia, l’Eucaristia. Tutto questo è grande.

Sentirsi nelle mani di Dio 14/11/2021

SENTIRSI NELLE MANI DI DIO

14 Novembre 2021

Il Vangelo odierno ci parla del sole che si oscura, della luna che non dà più la sua luce, delle stelle che cadranno dal cielo….
E’ un brano questo, dell’evangelista Marco, che ci trasmette un senso di paura e di sgomento. Sembra che la vita sia orientata al disastro. Ma è proprio questo il pensiero di Gesù?
Gesù vuole farci paura oppure usa un linguaggio nuovo per alimentare in noi la speranza?
L’immagine di Gesù non è catastrofica, ma positiva e chiede la collaborazione degli uomini. Non indica la fine ma la liberazione da divinità lontane, da falsi idoli, dai potenti della terra.
Se tutto è senza prospettiva, perché amare’? Perché volere bene?
Dentro ad un mondo che muore ogni giorno c’è anche, ogni giorno, un mondo che nasce. Cadono le cose vecchie, i costumi, le tradizioni, i comportamenti, ma ci sono anche sempre sentori di primavera.
L’invito è quello di vivere i conflitti e i cambiamenti come opportunità di crescita, come appello a incamminarci su strade nuove, educandoci a superare i conflitti, i dissapori, le ansie, le paure.
Gesù ci ha detto che “tutto passerà, tutto cambierà, ma le mie parole non passeranno”.
Il mondo è fragile e pure la nostra vita è fragile. Dove andremo a finire? Non si tratta di inquietare con annunci di paura, si tratta di vivere con responsabilità la nostra vita. Quel che è certo è che l’amore di Dio non cesserà di animare la nostra speranza.
Gesù è l’alleato fedele della nostra vita.
Non tutto finirà, non tutto finirà male. Lui non abbandonerà le persone che ama, gli uomini!

La religiosità del cuore 7/11/2021

LA RELIGIOSITA’ DEL CUORE

7 Novembre 2021

Insieme agli orfani e agli stranieri, le vedove sono tra i poveri di cui Dio stesso si prende cura, non avendo esse familiari che si preoccupino di difendere i loro diritti. E’ interessante notare il modo in cui Dio agisce: aiuta i poveri per mezzo dei poveri.
Ne è un esempio, nella prima lettura, la vedova di Sarepta che Dio incaricò di sostenere il profeta Elia. Nonostante le resti appena un pugno di farina e un po’ d’olio per lei e per il figlio, deve anzitutto provvedere al profeta, donando l’ultimo pane.
Sperimenterà così che, quando l’uomo divide il poco che possiede, Dio moltiplica fino a farne avanzare.
Oggi incontriamo Gesù, arrivato a Gerusalemme, dopo un lungo viaggio. E’ nel tempio e osserva la gente deporre le offerte nel tesoro del tempio. Vede bene la gente che butta le offerte. Più grande era la moneta più forte “suonava” la cassetta. Tanti ricchi gettavano “molte” monete, mentre una povera vedova ne getta soltanto “due”, di poco valore.
Per Gesù la vedova ha offerto più di tutti perché “nella sua miseria vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”: l’ultimo denaro. L’esempio da imitare non è il gesto, poco o tanto, bensì la fiducia totale in Dio. Quel Dio che nutre persino gli uccelli del cielo e veste l’erba del campo (Mt6, 26-30).
Papa Francesco ha fatto la scelta di non indossare vesti rosse, ermellini, cappelli sontuosi. Egli porta solo la veste bianca, la sua croce è di ferro e dimora non nei palazzi del Vaticano ma nella modesta Casa Santa Marta.
Secondo don Tonino Bello, esemplare vescovo profetico, l’unica veste che le autorità religiose dovrebbero indossare è il grembiule, cioè la veste del servizio e del lavare i piedi degli altri.
L’amore è la capacità di dare, di donare, di regalare anche quando non si possiede nulla.