ESSERE PROFETA OGGI

30 Gennaio 2022

Gli abitanti di Nazareth, che avevano conosciuto Gesù da bambino, non vogliono arrendersi all’evidenza; per quanto buono e santo, quell’uomo, figlio di falegname, non può essere il Messia.
Questo accade sempre quando anche noi poniamo, per orgoglio, la nostra idea come criterio di verità e giudichiamo tutto, anche Dio, secondo tale pensiero. Gli abitanti di Nazareth avrebbero dovuto riconoscere il loro concittadino, Gesù, che parla con autorità, scaccia i demoni, risuscita i morti e predica la buona novella dell’amore. Invece di arrendersi all’evidenza lo vogliono uccidere. L’affermazione “Nessun profeta è bene accetto in patria” è proprio vera. Gesù, che profeta era? Era un uomo che si accorgeva dei mali che laceravano la società e l’uomo e ha avuto il coraggio, l’audacia di smascherarli. Ai giorni nostri mancano i profeti o manca la volontà di ascoltarli? Ascoltare la profezia vuol dire mettersi nella disponibilità di cambiare modi di vivere, di pensare, di progettarsi; il cambiamento costa ed esige l’abbandono di sicurezze, di strade già percorse per inoltrarsi su sentieri nuovi, più impegnativi, talvolta difficili.
La presunzione di sapersi persone perbene, di essere a posto con la coscienza, può impedire la ricerca e l’ascolto.
La Chiesa, nella sua lunga storia, ha avuto molti profeti. Anche in questo secolo, quali Don Mazzolari, Padre Turoldo, Padre Balducci, Don Milani, Monsignor Tonino Bello e altri.
Sono state voci significative che scavavano in profondità, capaci d interrogare la società intera.
Probabilmente ogni cristiano ha fatto, almeno qualche volta nella vita, l’esperienza del rifiuto, di non essere capito, accettato, magari dalla stessa famiglia, dagli amici, sul lavoro, dalle persone più care.
E’ opportuno ricordare che la profezia si può ostacolare ma non uccidere, perché viene da Dio.