Archivi categoria: Riflessione

E’ l’ora di cambiare 04/12/2022

E’ L’ORA DI CAMBIARE

4 Dicembre 2022

Siamo alla seconda domenica di Avvento e Giovanni, il Battista, il più grande tra i nati da donna, ci parla di conversione urgente e necessaria.
Giovanni, per attendere la venuta di Gesù, sceglie per sé un luogo desertico, lungo il fiume Giordano e dice:
Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino!”(Mt 3,2).
In realtà noi viviamo come se il Signore non dovesse più tornare. Ma, almeno in Avvento, dovremmo interrogarci su che cosa può significare per noi il suo ritorno, anche se le luci del Natale sono insistenti a distrarci.
Avvento è dunque attesa di Gesù, un amico che già conosciamo. Come un bambino attende il papà che ritorna la sera, come l’amico che attende la visita di un amico, noi, se amiamo Gesù, lo attendiamo.
Non vediamo l’ora e…. aspettando, non stiamo con le mani in mano. Bisogna decidersi, non c’è tempo da perdere!
Frutto di questa attesa sono i rapporti nuovi, nuove scelte, cambiamenti di strada, modi nuovi di fare, da inventare.
Abbiamo necessità di un cambiamento profondo di vita, non solo di un ritocco di facciata!
Incontrare Dio che libera e fa gioire.
Nella vita il cambiamento è possibile!
Prepariamoci dunque ad andargli incontro purificando i nostri sentimenti, i nostri desideri, senza rimandare al domani il bene che possiamo fare oggi ai nostri fratelli, familiari, amici.

Andiamo con gioia incontro al Signore 27/11/22

ANDIAMO CON GIOIA INCONTRO AL SIGNORE

27 Novembre 2022

Oggi, prima domenica di Avvento, la chiesa annuncia un nuovo anno liturgico durante il quale siamo invitati a prendere, ogni giorno di più, coscienza delle meraviglie che Dio opera tra noi.
Noi tutti, proprio come ai giorni di Noè, viviamo mangiando, bevendo, intrattenendo relazioni, perseguendo progetti.
Proviamo emozioni ma senza accorgerci di cosa ci sia in gioco veramente.
Solo quando le cose ci piombano addosso i nostri occhi si aprono e ci accorgiamo di non aver prestato ascolto al momento opportuno, di aver inseguito certi sogni, di non essere stati attenti ai segnali che ci sono giunti.
Come ai tempi di Noè, incuranti agli inviti, sordi di fronte alle voci che ci giungono, noi continuiamo ad agire “COME SEMPRE”.
Eppure, quanti inviti a riconoscere le tracce della presenza del Signore! DIO VIENE CONTINUAMENTE nella nostra vita.
Viene nel nostro cuore tramite il dono dell’amicizia, la forza di un legame, nei momenti di stanchezza o di fatica, quando perdiamo qualcuno.
L’arca costruita da Noè rappresenta l’arte di prepararci bene, per vivere, consapevolmente, i momenti di disagio che possono toccare l’esistenza di ognuno di noi.
Il Signore viene e noi vogliamo essere pronti, attenti, armati di luce, pronti all’incontro?
Sia il ricordo del passato, sia l’attesa del futuro, debbono spingere noi credenti a vivere nel presente con vigilanza, una VIGILANZA OPEROSA.

Ricordati di me, Signore 20/11/2022

RICORDATI DI ME, SIGNORE

20 Novembre 2022

La liturgia d’oggi celebra due ricorrenze: la fine dell’anno liturgico e la solennità di Cristo Re dell’Universo.
San Luca ci descrive l’immagine di Cristo la cui corona è fatta di spine e il cui trono è una croce.
Gesù è sulla croce, abbandonato da tutti, privato di ogni dignità.
Gesù è Re di un regno che vuole conquistare tutto il mondo, non con le armi e la violenza ma con l’amore e la misericordia.
Questa festa può anche stimolare una riflessione su come noi gestiamo il nostro “potere”, nelle relazioni di famiglia, sul lavoro, in parrocchia, nella società.
Che tono usiamo quando ci relazioniamo con i figli, il coniuge, i fratelli, gli amici ?
Un esempio lo vediamo nel racconto della crocifissione. Gesù sta in mezzo a due condannati. Uno lo insulta, lo provoca, lo tratta male e lo deride sfidandolo.
L’altro si apre alla speranza per un futuro, si affida a Lui e Gesù promette la vita eterna, subito: “Oggi stesso sarai con me nel paradiso”.
Il Regno di Dio non esclude nessuno.
Le braccia di Gesù, distese e inchiodate, dicono solo accoglienza che non si richiude, porte spalancate per sempre.
Dio è presente nella nostra vita, si affianca, incoraggia, stimola.
E’ nostro compagno di strada.
A Cristo Signore rivolgiamo ogni giorno la preghiera che fece il malfattore: “Gesù, ricordati di me” ed aiutaci a camminare con gioia verso la casa del Padre.

Non resterà pietra su pietra 13/11/2022

NON RESTERÀ PIETRA SU PIETRA

13 Novembre 2022

Gesù annuncia la distruzione del Tempio.
Il Tempio di Gerusalemme dava sicurezza tanto era maestoso, ricco di doni votivi. Eppure anche ciò che sembra durare a lungo patisce l’eventualità negativa. Tutto appare precario: la pace, il clima, l’economia, il lavoro.
Anche ai nostri giorni la guerra in atto ha distrutto e continua a distruggere una terra meravigliosa, chiamata granaio d’Europa.
Per non parlare poi di ciò che accade a tanti che, per la fede in Gesù, mettono in pericolo la loro vita.
Gesù, nel Vangelo odierno, ci incoraggia a superare la naturale e comprensibile paura grazie alla certezza che “nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto” (Lc 21,18).
Affermare che non resterà pietra su pietra è un chiaro invito a non identificarci con l’opera delle nostre mani. Nessuno equivale ai risultati ottenuti o agli obiettivi raggiunti o alle costruzioni realizzate.
San Francesco ci ha detto: L’uomo vale quanto vale davanti a Dio, nulla di più”. Non resta l’opera delle nostre mani.
Resta soltanto l’amore che ha mosso i passi, guidato le intenzioni, animato i nostri gesti. Questo, sì, resta ed è per questo che bisogna operare. “Non lasciatevi ingannare… Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime” (Lc 21,8).
Il nostro compito è attraversare la storia fidandoci della fedeltà della promessa di Dio che si esprime mediante la nostra capacità di restare fedeli nelle prove di ogni giorno.

Signore accresci in noi la speranza 06/11/2022

SIGNORE ACCRESCI IN NOI LA SPERANZA

6 Novembre 2022

Anche fra noi cristiani vi sono alcuni che professano un cristianesimo senza risurrezione, una fede che ha come unico orizzonte i giorni dell’uomo, nulla più.
Il dopo è escluso e al massimo arriviamo a pensare ad un dopo come premio per il bene compiuto o una punizione per il male commesso.
Credere nella risurrezione è, per tutti noi, difficile.
Quando ci manca la prospettiva dell’eterno, del Paradiso, di una vita nuova, la nostra esistenza, qui, ora, su questa terra, diventa triste, senza speranza.
Dovremmo, invece, anticipare qui, su questa nostra attuale esistenza, la fede in ciò che vivremo nel Paradiso.
La folta schiera di Santi che ci hanno preceduto, indicandoci sentieri talvolta impervi e dolorosi, ci deve essere di stimolo per vivere bene la nostra esistenza attuale.
Più forte della morte è l’amore!
Ad avere la meglio sulla morte sarà l’amore che non avrà mai fine perché resterà anche quando la vita terrena sarà conclusa.
Nel libro “ I fratelli Karamazov” il grande scrittore Dostoevskij ha scritto: “Resusciteremo senz’altro, ci vedremo, ci racconteremo l’un l’altro allegramente e gioiosamente tutto ciò che è stato”.
Come cristiani dobbiamo credere nella vita senza fine, nella vita eterna e rendere importante il nostro momento nella vita terrena.
Coloro che avranno creduto seriamente alla risurrezione risorgeranno” (Lc 20,35).

Incontrare Gesù cambia la vita 30/10/2022

INCONTRARE GESÙ CAMBIA LA VITA

30 Ottobre 2022

L’Evangelista Luca ci parla, oggi, di Zaccheo, capo degli esattori di tasse e molto ricco. Quest’uomo, saputo che Gesù sarebbe passato per Gerico, corre per le strade della città ansioso di vedere da vicino Gesù. Non era facile dal momento che Zaccheo era piccolo di statura. Con astuzia si arrampica su di un albero e attende il passaggio di Gesù, che vedendolo lo guarda e gli dice: Zaccheo, scendi subito, oggi devo fermarmi a casa tua”. Zaccheo voleva solo vedere Gesù, ora si sente guardato, raggiunto dal suo sguardo.
Dio sta alla porta e bussa.
Zaccheo, felice per l’incontro con Gesù, cambia vita, restituisce quanto rubato e dona metà dei suoi beni ai poveri.
Evidentemente, da tempo, Zaccheo portava nel cuore il desiderio di ritrovare se stesso, cambiare vita, riprendere a sperare. Nessuno ci avrebbe creduto.
Zaccheo diventa incurante delle mormorazioni e insegna a tutti noi la strada da compiere se non vogliamo che l’incontro con Gesù resti solo il ricordo di un attimo. Il cercatore si accorge di essere cercato.
Come non ricordare allora la “SOSTA” di S. Bertilla tra noi.
Moltissima gente ha potuto gustare una visita, breve, intensa, commovente davanti alla sua urna.
Molti anziani, infermi, su carrozzine, sostenuti dai figli, nipoti, con tanta difficoltà hanno sostato, pregato, pianto davanti alla nostra concittadina.
Sicuramente di tutto ciò resterà un ricordo da proteggere, rinvigorire e diffondere.

Due diversi modi di pregare 23/10/2022

DUE DIVERSI MODI DI PREGARE

23 Ottobre 2022

Una storia, due personaggi: un fariseo e un pubblicano.
Due uomini che salgono al tempio a pregare, due modi diversi di stare davanti a Dio.
Il fariseo si ritiene giusto perché, a differenza degli altri, rispetta scrupolosamente la legge. Fa una preghiera in piedi, in silenzio, fa una preghiera di ringraziamento. Non attende nulla da Dio, si sente a posto. Ha già i suoi meriti. Sicuro di sé si sentiva migliore degli altri, gonfio di superbia.
Quest’uomo aveva dimenticato che, davanti a Dio, noi tutti dobbiamo presentarci non perché giusti, perfetti, ma perché bisognosi di perdono e di misericordia.
Il pubblicano, amico dei Romani, odiato dagli ebrei, se ne sta in silenzio. E’ un povero peccatore che ha bisogno del perdono di Dio. La sua preghiera è breve.
E noi a chi assomigliamo?
Al pubblicano, reo confesso che desidera confessarsi?
Al fariseo che si ostina ad elencare i suoi meriti giudicando gli altri?
Entrambi hanno bisogno di essere perdonati !
Con quanta facilità ci succede anche oggi di fare confronti e di sentirci superiori agli altri, giudicando in base alle apparenze.
Più un uomo è capace di vedersi peccatore, più diventa accogliente con gli altri.
Pregare è aprire le stanze della nostra vita e lasciare che Dio illumini tutto ciò che è oscuro.

Santa Maria Bertilla 20/10/2022

SANTA MARIA BERTILLA 

20 Ottobre 2022

n. Brendola 6.10.1888 m. Treviso 20.10.1922
Nata da una famiglia di agricoltori ha saputo, con la semplicità del cuore ed un dolce sorriso, ascoltare e sorreggere ogni persona incontrata sul suo cammino. Un cammino breve, quello di Suor Bertilla, durato appena 34 anni, accompagnato da incomprensioni, umiliazioni e dolori fisici.
Una breve vita accanto ai bambini difterici e ai malati degli ospedali di Treviso e Viggiù. Indifferente a tutto, tanto ai biasimi che alle lodi, si è spesa per lenire e curare quanti incontrava nel suo servizio.
Le sue ultime parole, prima di morire, sono state: “TUTO XE GNENTE ( tutto è niente). Ora, in coro unanime, chiediamo a Santa Bertilla tornata a casa.
Nella sua Brendola di: aiutare quanti sono nel dolore e nella malattia – sostenere le persone anziane, sole, senza il conforto di anime buone – confortare chi è nel dubbio, chi si sente smarrito, senza ideali – incoraggiare i giovani e gli sposi a continuare nel loro cammino di crescita.

Dio ascolta il nostro grido 16/10/2022

DIO ASCOLTA IL NOSTRO GRIDO

16 Ottobre 2022

Gesù disse ai discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi (Lc 18,1).
L’uomo è esortato a non abbandonare, per debolezza, la battaglia.
La vita, la verità, l’amore, la libertà appartengono all’uomo forte, coraggioso, che non teme, che continua a sperare.
La preghiera ininterrotta è un AMARE, un VOLER ESSERE, un desiderio di UNIRCI A DIO.
E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di Lui (Lc 18,7). Li farà a lungo aspettare?
Dio, presente nella storia, prima o poi interverrà. Chi ha fede non perderà mai la speranza.
La vera sconfitta per l’uomo è mollare tutto, nella convinzione di non essere ascoltato. Un uomo capace di amare riesce anche a sopportare i silenzi. Sa attendere tempi migliori, portare pesi inimmaginabili, senza mai stancarsi.

Passare da guarito a salvato 9/10/2022

PASSARE DA GUARITO A SALVATO

9 Ottobre 2022

Il Vangelo odierno ci parla di un gruppo di uomini, dieci uomini malati di lebbra. La malattia che li ha colpiti è terribile; sono costretti a vivere isolati, lontani dagli affetti, dai propri cari e costretti a nascondersi.
Gesù si avvicina loro e accoglie le loro suppliche: Gesù, Maestro, abbia pietà di noi” (Lc 17, 13).
Quei dieci uomini si fidano di Gesù e si recano dai sacerdoti sanati nel corpo. Questi disperati hanno fede e si mettono in cammino perché è camminando che si apre la strada. E’ un appello anche per noi a credere, a fare ancora un passo, a non arrenderci, a non aspettare…
Solo uno dei dieci torna da Gesù per ringraziarlo; è un Samaritano, un escluso, un emarginato, il solo che ha capito di essere stato guarito dalla malattia e salvato dall’incontro con Gesù.
Non è forse vero che dopo una prova dolorosa, una malattia, un tradimento, una delusione, noi riprendiamo a vivere grazie all’incontro con il nostro Dio?
I cristiani sono coloro che camminano, fiduciosi che Dio, mentre sono in cammino, li guiderà alla guarigione.
I nove che non ritornano da Gesù recuperano solo la salute.
Il samaritano, invece, trova anche la fede che darà, alla sua vita, un senso nuovo.
Siamo invitati tutti a diventare come quell’uno su dieci, capaci di ricevere, capaci di ritornare, capaci di ringraziare.
Per noi saranno vere le parole di Gesù:
Alzati e va’, la tua fede ti ha salvato” (Lc 17,19).