Tutti gli articoli di Flavio Dal Lago

La vita è un cammino 26/01/2020

LA VITA E’ UN CAMMINO

26 Gennaio 2020

Gesù, lasciata Nazareth, si trasferisce in territori che erano sotto il dominio straniero, divenendo così per questi popoli, immersi nelle tenebre, la grande luce, la Buona Notizia.
Lungo il mare di Galilea comincia a “chiamare alcuni giovani pescatori che si rivelano immediatamente pronti ad ascoltare e ad accogliere la chiamata; cambiano vita e abbandonano barche e reti.
A quei giovani Gesù non fa tanti discorsi; si limita e dire:”Venite dietro a me”. Ed essi, con coraggio, osano, credono e lo seguono.
Tutta la vita è un cammino e per procedere nella giusta direzione e non cadere nelle trame del nemico è quindi necessaria una continua conversione. Ogni nuovo inizio deve avere una motivazione forte.
I giovani che decidono di rispondere alla chiamata di Gesù, così come i giovani che decidono di farsi una famiglia, hanno bisogno di un tempo, più o meno lungo, per riflettere, per crescere nella consapevolezza del passo da compiere. Un tempo da dedicare al confronto, al dialogo e ascolto reciproco.
La prova che stiamo seguendo la buona strada è sempre l’umiltà che ci fa essere accoglienti verso il prossimo, rispettosi, desiderosi non di ottenere prestigio o privilegi ma di essere al servizio degli altri e formare una comunità.
Dobbiamo quindi vigilare per far tacere le nostre passioni, i nostri pensieri, i nostri sentimenti e acquisire invece la forza della mitezza e la gioia della pace.
Gesù, in questo nostro cammino, ci è vicino e ci offre la sua Parola, luce per le nostre menti e lampada per i nostri passi.
Il messaggio di Gesù, oggi, è semplice: “ Convertitevi, il Regno dei cieli è vicino”. Il Regno di Dio diventa possibile perché poggia sulla roccia solida della parola di Gesù.
A noi non resta che dire: “Eccoci, Signore, anche se siamo fragili, deboli, peccatori. Eccoci”.

Che cosa cercate?(Gv. 1,38) 19/01/2020

CHE COSA CERCATE ? (Gv. 1,38)

19 Gennaio 2020

Dopo aver incontrato Gesù che viene battezzato da Giovanni sulle rive del Giordano, oggi troviamo Giovanni Battista che indica Gesù come “ l’Agnello di Dio”.
Perché Gesù viene indicato come l’Agnello?
L’agnello è un animale piccolo, candido, mite, del tutto indifeso, che non apre bocca e non oppone resistenza neppure quando viene condotto al macello. Così è il Signore Gesù che viene a sacrificarsi per noi. Con la sua mitezza vince la violenza, con la sua dolcezza vince la durezza del nostro cuore, con la sua morte e con il suo patire sconfigge la morte e ci dà la vita. Ogni giorno dobbiamo scegliere la via dell’abbandono fiducioso, della fede, anche quando le situazioni familiari sembrano assurde o sono difficili al punto da sembrare impossibili, perché dove tutto sembra impossibile, può e vuole agire la potenza di Dio.
Impossibile presso gli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio” (Mc 10,27).
Anche se talvolta è difficile appoggiamoci a Lui! Possiamo così fare l’esperienza delle beatitudini dell’uomo a cui Dio condona continuamente il peccato per condurlo sulla via dell’amore. SeguiamoLo nella certezza di essere accolti, guidati, condotti.
Mettiamoci in atteggiamento di ricerca e chiediamoci:
Siamo disposti a trovarlo, incontrarlo, come hanno fatto i Magi?
Siamo pronti a diventare suoi testimoni?
Ci siamo già messi sulla sua strada?
Allora ogni giornata, comunque si presenti, con il sole o con la pioggia, con la salute o con la malattia, con la prosperità o con difficoltà e avversità, potrà essere comunque accolta come dono di Dio e tempo di salvezza.
In ogni cosa rendete grazie, perchè questa è la volontà di Dio verso di voi” (I Tess. 5,18). E’ l’espressione più evidente di una serenità, speranza e piena fiducia interiore nel Signore.

Il battesimo di Gesù 12/01/2020

IL BATTESIMO DI GESU’

12 Gennaio 2020

Oggi ci si potrebbe chiedere: come mai c’è il Battesimo di Gesù?
In effetti Gesù non aveva bisogno di essere battezzato, ma Egli è venuto a benedire, a consacrare l’acqua del Battesimo, a darci la possibilità di rinascere a vita nuova. Eppure Gesù chiede a Giovanni di ricevere il Battesimo mettendosi in fila con tutti i peccatori che vogliono tornare a Dio. Giovanni immerge Gesù nelle acque del fiume Giordano mentre una voce, quella di Dio Padre, proclama: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento” (Mt 3,17).
Gesù si cala completamente nell’esperienza umana, così come ha fatto nella nascita, nell’infanzia e nei trent’anni di vita in famiglia, probabilmente collaborando con il padre Giuseppe nel lavoro di artigiano. Che Gesù, Figlio del Padre, sia amato sembra ovvio, ma l’amore ha bisogno di essere detto. Anche l’amore coniugale, l’amore tra genitori e figli, l’amore tra fratelli ha bisogno di essere manifestato, ripetuto, rafforzato.
A questo punto possiamo farci la domanda: “Se adesso sono sotto lo sguardo di Dio Padre, così come mi vede, posso piacergli?
Posso essere motivo di compiacimento per Lui? Oppure c’è qualche ombra o macchia che Gli può dispiacere?
Cerchiamo di fare in modo che il Padre possa compiacersi di noi trovandoci sempre come Gesù, intenti a compiere il Suo volere, che è il comandamento dell’amore.
Oggi, quindi, possiamo ricordare e festeggiare il nostro Battesimo e cantare la nostra gratitudine e gioia.
La chiesa, negli ultimi anni, si preoccupa che siano i genitori ad intraprendere un cammino di maggior coinvolgimento, teso a purificare le motivazioni che li spingono a richiedere il Battesimo per i loro figli.
Saranno loro ad aiutare i bambini nella crescita in modo che la loro vita divenga un cammino di progressiva maturazione.

Cercatori di Dio 05/01/2020

CERCATORI DI DIO

5 Gennaio 2020

L’Epifania celebra la manifestazione del Signore e indica che Gesù Bambino, anche se è nato in un luogo povero e oscuro, è venuto per rivelarsi a tutto il mondo; non ha voluto manifestarsi soltanto ai pastori e agli abitanti di Betlemme, non è venuto soltanto per Israele, è venuto per tutti.
Oggi ricordiamo la venuta dei Magi, personaggi misteriosi e simbolici. Essi rappresentano tutti i popoli chiamati alla salvezza. Vengono da lontano, affrontano i rischi di un lungo viaggio, portano i doni, si inginocchiano, riconoscono la divinità di Gesù e lo adorano.
Offrono doni ricchi di significato: l’oro, a riconoscimento della regalità di Cristo; l’incenso, simbolo della sua divinità; la mirra, a sottolineare la sua umanità.
I Magi hanno visto una stella, si fanno delle domande, si mettono in ricerca, in viaggio diventano “Cercatori di Dio”.
Il Cardinale Martini diceva: Ci sono quelli che rifiutano il riferimento a Dio: nessuna inquietudine, nessuna domanda. Ci sono poi quei battezzati che dicono di credere in Dio, ma non accettano la comunità cristiana. Il loro cristianesimo non tocca la vita quotidiana. Ci sono infine i credenti: una minoranza tra tradizionalisti, fedeli comuni e quelli appartenenti a movimenti, associazioni ecclesiali.”
Se c’è comunque una categoria di persone a cui Dio sorride, è certamente quella di chi si mette alla sua ricerca, di chi, in qualche modo, è insaziabile del desiderio di Dio.
Noi non potremmo metterci alla ricerca di Dio se non sentissimo dentro di noi che Lui ci sta cercando da sempre, anzi che ci ha già trovati, che Lui crede in noi anche se noi abbiamo la sensazione di non credere in Lui. (Cronin).
Abbiamo sempre bisogno di avere il nostro sguardo rivolto a Cristo, che è la nostra luce e splende ogni giorno su di noi.
Cosa spetta a noi cristiani? L’impegno di non trattenere in noi la luce, ma di lasciarla trasparire nella nostra vita, nella nostra condotta.
Diventeremo così “una stella guida” che conduce sicuramente a Gesù.

La Sacra Famiglia migrante 29/12/2019

LA SACRA FAMIGLIA MIGRANTE

29 Dicembre 2019

Nella sua vita terrena Gesù volle duramente sperimentare la fatica del vivere; volle conoscere il dolore e la precarietà.
Per questo Egli non è lontano da noi, ma sempre è presente come modello da seguire, come luce di speranza nel cammino.
La famiglia di Gesù è una delle tante famiglie di poveri che, per scappare dalla morte e dalla fame, è costretta a spostarsi cercando rifugio in una terra, senza niente e col carico di figli piccoli da proteggere e far crescere.
A Natale questa storia ci ricorda che il nostro Dio è dalla parte degli ultimi e con essi ha condiviso perfino la condizione del migrante.
Oggi, parlare di Sacra Famiglia, non vuol dire attivare sentimenti teneri e un po’ sdolcinati; significa metterci alla scuola concreta del vangelo che racconta di scelte difficili, fatte per fede.
Il Vangelo ci parla di Giuseppe, figura centrale dei Vangeli dell’infanzia. In sogno riceve l’ordine di condurre al sicuro la sua famiglia. Giuseppe non dice una parola in tutto il Vangelo; si limita ad ubbidire, scegliendo di fidarsi e accettando di partire per l’Egitto. Sicuramente il viaggio della Sacra Famiglia non fu facile. Sappiamo quanto sia duro, nella realtà quotidiana, l’esperienza dei profughi, degli emigranti, degli esiliati, di qualsiasi povero senza casa.
La vita di Giuseppe ci parla della paternità, ossia di cosa significhi esercitare la responsabilità verso le persone che amiamo, facendoci carico di scelte coraggiose. Giuseppe è il custode, la sentinella che veglia sul Tesoro che Dio gli ha affidato: Il Bambino con sua Madre.
La vita in terra straniera non è mai confortevole; il pane che vi si mangia è sempre bagnato dalle lacrime. Partire non sempre chiede di vedere l’orizzonte ma “solo tanta luce quanto basta al primo passo”.
Entriamo anche noi, con Maria, Giuseppe e Gesù, nella povera casa di Nazareth, dove poter gustare l’incontro misterioso del divino nell’umano.
Contemplando questo mistero la nostra vita interiore crescerà e passerà, insieme a Gesù, dall’infanzia all’adolescenza, alla maturità e al pieno compimento.

Natale: Luce per noi 22/12/2019

NATALE: LUCE PER NOI

22 Dicembre 2019

L’Evangelista Giovanni ci parla di Dio, Luce degli uomini, che splende nelle tenebre. E’ una Luce attesa, desiderata, ma che non si realizza perché “i suoi scelgono di non accogliere Gesù”.
Nonostante lo scandalo di questo rifiuto la vita vince e la luce splende nelle tenebre a quanti l’hanno accolto.
Fin dall’inizio, dunque, il Signore non è stato riconosciuto, né accolto.
Pensiamo ad Erode che vorrebbe uccidere Gesù. Pensiamo agli albergatori che rifiutano di dare ospitalità e lasciano nascere Gesù in una grotta. Pensiamo ai dottori della legge che sono pronti ad indicare ai Magi il luogo della nascita di Gesù ma non muovono un passo…
Solo le persone più periferiche, meno “degne”, sono quelle che lo riconoscono e si muovono per incontrarlo: i Magi, i pastori …
Oggi più che mai sperimentiamo la forza delle tenebre, perché molti hanno paura del futuro, di chi ha una cultura diversa, di chi ha una pelle più scura, degli altri in generale.
La tentazione per noi è quella di alzare la voce, di chiuderci a riccio in certezze e comodità, escludendo chi non è come noi.
Dio, Luce del mondo, ha scelto di avere fiducia degli uomini.
Ma l’uomo è sempre libero di respingerla e rifiutarla. E’ il dramma di Dio che non si impone, che non ci obbliga ad accoglierLo, a credere in Lui e a ricambiare il suo amore.
Egli semplicemente ci invita, ci offre il suo dono; e un dono non si dà per forza, un dono si offre e dà gioia se lo si riceve con gratitudine.
Anche quando noi gli voltiamo le spalle e andiamo per le nostre vie, il Signore viene sempre a cercarci, perché siamo sempre oggetto del suo amore misericordioso.
Quando la vita è infelice? Quando non si conosce l’amore, quando non ci si sente amati e non si sa amare.
Quando invece c’è l’amore tutto cambia.
Come sarà il nostro Natale? Sarà un Natale fatto di regali, di viaggi, di scatole colorate? Perché, invece, non può essere un Natale fatto di accoglienza, di condivisione con altri uomini, nostri fratelli, vicini o lontani?

BUON NATALE A TUTTI

Come vivere il dubbio e la delusione 15/12/2019

COME VIVERE IL DUBBIO E LA DELUSIONE

15 Dicembre 2019

Tutto l’Avvento è tempo di speranza e quindi di gioia; questa terza domenica, in particolare, ci mette già nel cuore l’esultanza del Natale.
Il motivo della gioia è la vicinanza di Colui che viene a liberare il suo popolo, viene a radunarlo, a guarirlo e a condurlo verso il suo destino di salvezza.
La gioia però deve essere continuamente rinnovata e ravvivata perché non sia come una luce che diventa fioca e si spegne.
Occorre quindi custodire sempre la speranza come una fiaccola, come un po’ di brace sotto la cenere, che anche se poca, possa essere sufficiente per riaccendere il fuoco e farlo divampare.
Forse anche Giovanni Battista si aspettava che Gesù agisse in modo diverso e più rapido per restaurare il Regno di Dio, forse attendeva un Messia potente in grado di liberare il popolo dal dominio romano.
Invece Gesù si presenta umile e povero, come uno che non vuole dominare ma servire e che invita tutti ad amare fino al sacrificio di sé.
Se guardiamo a noi stessi, alla fatica che facciamo a convertirci e ad avere una fede più forte, una speranza più viva, può accadere anche a noi di fare a Gesù questa domanda: “Sei proprio tu l’Atteso o dobbiamo cercare altrove per avere certezza, forza, per trovare chi possa liberarci dalle tristezze, dalle paure, dalle angosce e dalle tribolazioni”?
Quanti papà e quante mamme dovranno ancora aspettare, aspettare di nuovo, aspettare sempre senza mai … ?
L’esperienza del dubbio e della delusione sono decisive nella vita di ciascuno; fanno parte dell’esistenza! Noi, però, non dobbiamo dubitare!
Gesù è il solo che può condurci alla mèta della nostra esistenza per renderci felici. E’ una felicità che certamente non nasce dalla ricerca di ricchezze, di potere, di prestigio, ma dalla semplicità, dall’umiltà di cuore e dalla consapevolezza che Dio è presente e provvede e conduce e conforta e ….
Il nostro compito è quello di nutrirci della parola di Dio e lasciarlo entrare nel nostro cuore. AttendiamoLo con gioia, facciamoGli spazio e affronteremo con Lui le gioie e le prove della vita.

Vieni, Signore Gesù 08/12/2019

VIENI, SIGNORE GESU’

8 Dicembre 2019

La seconda domenica di Avvento vede, sulla scena, la presenza di Giovanni Battista, colui che prepara la strada all’incontro con il Salvatore. La sua è una voce che grida nel deserto del mondo per risvegliare le coscienze, per orientarle verso la loro meta, verso la verità, la giustizia e la pace.
Il Battista grida perché il cuore sordo e indurito del popolo si converta.
Dopo duemila anni il suo grido è rivolto anche a noi per scuoterci e far crescere la speranza. Non ci si può accostare al Regno di Dio per evitare un pericolo o per fare un buon affare, cercando di mettere al sicuro la propria vita e sottrarsi al castigo di Dio, ma occorre decidersi con sincerità per una conversione profonda.
Ogni istante che viviamo è tempo di grazia per andare incontro a Dio, nella consapevolezza che non dobbiamo rimandare per migliorare la nostra condotta e purificare i nostri sentimenti, i nostri desideri, non dobbiamo rimandare a domani ciò che possiamo fare oggi.
Il primo passo è quindi riconoscerci umilmente poveri e peccatori.
Il Regno dei cieli è qui, è vicino e ci è donato.
I sentieri storti che sono nella nostra mente vanno quindi raddrizzati perché il Signore ci trovi nella rettitudine, nella semplicità e nella bontà riconoscendo in Lui la nostra via, il nostro cammino, la nostra meta.
Su questa strada possiamo camminare tutti insieme ed elevare, così, il nostro canto di gratitudine per rendere gloria a Dio che non si stanca di attendere l’umanità. In questo tempo di Avvento dovremmo tutti interrogarci su che cosa può significare il ritorno di Gesù, anche se le luci del Natale sono insistenti nel distrarci. Non pensiamo solo alle luminarie, ai regali, ai pranzi e al consumismo dilagante.
Se amiamo Gesù attendiamoLo come si attende un amico.
Ti preghiamo, Signore, di donarci l’umile sapienza di saper ascoltare con fede e gratitudine, i richiami e le esortazioni che, nel tuo nome, pazientemente i profeti del nostro tempo ci rivolgono.

L’Attesa 01/12/2019

L’ ATTESA

1 Dicembre 2019

Il tempo dell’Avvento, che proprio oggi inizia, è impregnato di attesa, di desiderio e di movimento verso Qualcuno.
Ogni uomo è in cammino, carico del suo passato, doloroso, felice, breve, lungo … ma proteso verso il futuro. L’attesa del Natale di Gesù suscita in noi il desiderio, la spinta a cercarlo per diventare più forti nella fede e nella speranza, sostenuti dall’amore.
Vegliate” è la parola chiave dell’Avvento. E’ l’ordine, il comando che ci è dato per accogliere e vivere questo tempo di attesa.
Attendere significa stare già alla presenza del Signore e sentire che Egli bussa in ogni istante alla porta del nostro cuore. Significa avere l’orecchio del cuore, pronto a sentire il suono dei suoi passi ed essere pronti ad aprirgli, ad accoglierlo e seguire le sue vie.
Gesù, nel Vangelo odierno, parlando di come sarà la fine, ci dice:
Cercate di capire questo”. Ci sarà il discernimento tra coloro che l’hanno atteso e sono vissuti per Lui e quelli che invece sono vissuti lontani, con una vita sprecata anziché vissuta in modo da dare frutto.
L’Avvento è un nuovo richiamo ad intraprendere la via della conversione e dell’amore, amore verso Dio, che è la nostra meta, e amore verso il prossimo, che è la via per giungere a Lui.
Nel bussare al cuore di ciascuno, il Signore vuole trovarvi radunati tutti i fratelli con un cuore generoso, che sa dare gratuitamente ed assumere tutte le povertà, le speranze, le angosce e le sofferenze dell’umanità.
Anche se nel nostro mondo persistono venti di guerra, violenza e corruzione, anche se si respira odore di morte, noi dobbiamo vivere in modo tale da diffondere, intorno a noi, il profumo di Cristo, che è profumo di vita e non di morte.
Se siamo preoccupati di vivere la nostra vita cercando la gioia nelle cose che passano non ci prepariamo ad incontrare Cristo.
Se, invece, siamo uniti a Cristo, se viviamo in Lui e Lo imitiamo in tutto ciò che è gradito al Padre, già da ora, facciamo l’esperienza di vivere come figli della luce.
Viviamo il tempo presente, con tutte le fatiche, le prove e le sofferenze che comporta, come preparazione all’ultimo, definitivo, gioioso incontro con Colui che è Amore.

Il Re dell’amore 25/11/2019

IL RE DELL’AMORE

25 Novembre 2019

A conclusione dell’anno liturgico la Chiesa ci invita ad interrogarci sul senso della storia, sul senso del nostro vivere, ponendoci una domanda estremamente seria: Chi è il vero re? Chi è il vero Signore della storia?”
Per noi uomini regalità significa prestigio, denaro, potere, autorità.
Il Vangelo, invece, tratteggia i lineamenti di un re molto diverso.
Il vero Re è Gesù, perché la sua potenza non è quella del denaro, delle armi, ma quella dell’amore fino alla fine.
Nel Vangelo stupisce l’ostinazione di Gesù: “ A che cosa serve andare avanti così, continuare ad amare se nessuno si rende conto di ciò che sta accadendo?” A noi, come al malfattore, viene da dire: “Non sei tu il re? Salva te stesso e noi!”.
Noi chi scegliamo come re? Da chi desideriamo dipendere?
A chi consegniamo la nostra vita e il nostro futuro?
Scegliamo Gesù perché ha saputo essere re anche dei due uomini crocifissi accanto a Lui, condividendo le stesse sofferenze. Per Gesù la vera regalità, il segreto della vita, non è salvare se stessi bensì amare fino alla fine e donare se stessi.
A noi, come al malfattore, Dio continua ad offrire la sua misericordia, una misericordia che siamo chiamati ad accogliere, cercando di fare nostro il percorso del buon ladrone, che sa rimproverare l’altro, sa riconoscere con verità il proprio peccato, sa confessare la sua fede in Gesù e sa pregare: “Gesù, ricordati di me”.
E’ una misericordia chiesta, donata ed accolta che non ci può lasciare uguali a prima. Papa Francesco, nel Giubileo 2015/2016, ha ricordato: “La misericordia accolta nei nostri cuori deve cambiare la nostra vita, dal cuore deve passare alle nostre mani, ai nostri occhi, alle nostre parole. Perché sia autentica deve persino arrivare a toccare le nostre tasche e il nostro portafoglio”.
Chiediamo al Signore di lasciarci cambiare dal volto della misericordia, della mitezza, dell’accoglienza, del conforto, confidando nell’Amore di Dio più forte del nostro peccato.
Solo così avremo un Regno che possiamo desiderare e diffondere, ampliare ed abitare.