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La vera chiesa è in uscita 07/03/2021

LA VERA CHIESA E’ IN USCITA

7 Marzo 2021

La Quaresima che stiamo vivendo ci chiama ad una verifica su come viviamo l’alleanza con Dio. Siamo invitati a riflettere sulla genuinità dei nostri atti di culto affinché l’esteriorità dei gesti non sostituisca l’atteggiamento del cuore. Noi non siamo abituati a un Gesù che si arrabbia ma, oggi, incontriamo Gesù che, nel tempio di Gerusalemme, in modo clamoroso e violento, butta all’aria la mercanzia trovata nella casa del Padre suo.
A Gesù sta a cuore che la relazione con Dio non sia qualcosa di facciata ma tocchi ogni ambito della nostra vicenda umana. Il Padre non cerca frequentatori del tempio bugiardi, opportunisti, ipocriti, interessati a offrire cose (animali, denaro), ma figli che si onorano di compiere ciò che Egli ha indicato per avere una vita vera. Un Regno destinato ai miti, ai poveri, a coloro che praticano la stessa generosità premurosa del Padre.
Nella prima lettura, tratta dal libro dell’esodo, leggiamo le “Dieci parole” , i dieci comandamenti. Lì incontriamo un Dio che ama, che prende posizione e mostra chiaramente che, al Suo cospetto, il bene dell’uomo vale più di qualsiasi sacrificio o offerta.
Nel vangelo odierno, l’ultima frase riporta: Gesù conosce quello che c’è nell’uomo”.
E’ consolante sapere che il nostro dolore non è ignoto e che le nostre lacrime non sono sprecate. C’è una sofferenza silenziosa che gli uomini portano sul loro cuore senza che nessuno lo sappia. Talvolta sono macigni dal peso terrificante che invece di alleggerirsi si accrescono.
Potremmo, allora, vivere se non pregassimo, se non fossimo liberi di confidare in Gesù?
Il capovolgimento portato da Gesù è un Dio che non chiede sacrifici ma che sacrifica se stesso per noi.

Salire sul monte 28/02/2021

SALIRE SUL MONTE

28 Febbraio 2021

Dopo il rito delle ceneri oggi viviamo, con Pietro, Giacomo e Giovanni, l’esperienza della trasfigurazione di Gesù, sul monte.
Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante” (Lc 9,28-29).
Anche noi siamo invitati a creare le condizioni affinché l’esperienza dell’incontro con Gesù diventi possibile.
Dio non si sperimenta nel trambusto, nel caos, nell’agitazione delle attività. Bisogna, in qualche modo, conquistarsi degli spazi in cui si possa fare silenzio, per entrare in noi stessi.
Volete conoscere Dio? Mettetevi in ginocchio” (Fulton Sheen).
E noi siamo pronti a salire sul monte?
Davanti a Gesù, se viviamo il Vangelo, tutte le perdite della vita, tutti i dolori e tutte le delusioni si trasformano.
Nella preghiera dobbiamo imparare a dire: Nelle tue mani, Padre, lascio tutto (delusioni, croci, difficoltà, prove ecc.)
Solo così ogni perdita, ogni lutto, ogni esperienza di dolore, di limite umano, di impotenza, può trasformarsi in un’offerta d’amore.
Tutto può diventare luce, tutto può essere trasfigurato, trasformato nella consegna, al Padre, delle nostre povertà.
Senza togliere la fatica quotidiana del vivere Gesù ci ha detto che
renderà soave il nostro giogo e lieve il nostro peso”.
La trasfigurazione ha questa finalità: attraversare la passione, vivere l’abbandono, il tradimento, senza dimenticare l’amore.
Trasformati, trasfigurati, affronteremo le sfide della vita certi che Dio, nostra speranza, ci salverà e ci accompagnerà.
La croce coinvolge tutti noi; fa parte delle nostre esperienze di vita. Chi non vorrebbe evitare le notti buie dell’anima?
S. Paolo ci ricorda che “le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi (Rm. 8,18).

Cambiare strada 21/02/2021

CAMBIARE STRADA

21 Febbraio 2021

Non è facile entrare nella Quaresima liberandosi da quella concezione che la riduce ad una pratica di digiuno e penitenza. C’è il rischio, oggi, di apparire come un tempo liturgico insignificante e di allontanare ancor più le persone, soprattutto i giovani, da una pratica attiva e consapevole.
Il Vangelo odierno ci presenta le tentazioni di Gesù, i quaranta giorni vissuti nella penitenza, prima di iniziare la vita pubblica. Per Gesù l’esperienza del deserto fu una vera e propria esperienza spirituale: la ricerca del vero volto di Dio.
Anche noi, uomini del nostro tempo, siamo chiamati ad attraversare sentieri difficili, strade pericolose, situazioni dolorose. L’Evangelista Marco ci ricorda che le tentazioni non si evitano, ma si attraversano.
E’ in queste situazioni che Satana, il grande seduttore, si avvicina a noi con soluzioni facili, con illusioni allettanti. Gesù, nostro Maestro, ci insegna a non aver paura del cammino da compiere, delle inevitabili fatiche. Incontreremo rischi, affronteremo disagi, proveremo fatica e paura per aver sbagliato strada. Le tentazioni non sono negative, esse sono un’opportunità per interrogarsi e compiere con consapevolezza le scelte.
Per cambiare il cuore e ritrovare il sentiero ci sono degli orientamenti che i cristiani sono chiamati ad assumere nel tempo della Quaresima.
DESERTO – Diceva Papa Luciani: C’è bisogno ogni tanto di riposare, di rifarsi, per tornare al proprio lavoro, che è monotono, stressante e faticoso”
DIGIUNO – (non proprio popolare nel nostro tempo) La proposta è di privarsi o di moderarsi non solo del cibo, ma anche di tutto ciò che può essere di ostacolo alla vita spirituale, alla meditazione, alla preghiera.
PREGHIERA – Essa funziona e ci cambia il cuore. Arriva lontano, anche dove non ci aspetteremmo.
CARITA’ – In questo lungo tempo di pandemia siamo invitati a “ricordarci” di chi vive situazioni di difficoltà. Carlo Maria Martini ha scritto: “Siate vigilanti ! Concretamente vigilanza significa sobrietà, astinenza, capacità di rinunciare a quelle cose che rendono ottusi e sordi alla Parola di Dio”.

Se Vuoi…. 21/02/2021

SE VUOI…..

21 Febbraio 2021

Il Vangelo di oggi ci presenta la figura di un uomo, un lebbroso che porta sul suo corpo piaghe e bubboni. Non ne conosciamo il nome.
E’ costretto a vivere nell’isolamento, senza affetti, stanco di fuggire e di gridare agli altri la sua condanna. A lui non viene riservata alcuna pietà. Unica sua compagna è la domanda: Dov’è Dio in questa mia vicenda di dolore e di morte?”
Incontra, sulla sua strada, Gesù, che rimane, che non fugge, che si avvicina.
Quest’uomo, che ha solo fame di pietà e di persone, si rivolge a Gesù e, con discrezione, in ginocchio, senza vergogna, dice:
Se vuoi, puoi purificarmi!” Gesù non ne ha paura, non lo tiene lontano, prova compassione, tende la mano, lo abbraccia, lo tocca e accettando il rischio del contagio gli dice: “Lo voglio, sii purificato”.
E’ Dio che parla con forza perché Dio vuole figli guariti.
Perché possa avvenire quest’incontro fra Dio e l’uomo, è necessario dare un nome ai nostri bisogni, non temere di compiere il passo e accostarci al Signore.
Le parole Se vuoi …” dicono una fiducia ed esprimono un’attesa. Non sono parole di pretesa.
Tutti noi abbiamo bisogno di essere accarezzati, abbracciati, toccati, amati. Non è forse vero che ci avviciniamo con fiducia solo a chi sia in grado di comprendere le nostre infermità e, perciò, condividere la fatica del nostro peso?
Com’è noto, nelle civiltà occidentali la lebbra è scomparsa, ma sono comparse altre malattie che creano emarginazione, come l’Aids e l’Alzheimer.
Ogni uomo, ogni cristiano è chiamato ad un comportamento solidale, così come ha fatto Gesù.
Essere solidali con le persone fragili, sole, emarginate e malate ci può insegnare a capire cosa significhi avere una malattia, essere senza salute, senza lavoro, senza documenti, senza dignità, senza diritti …

La vita è un soffio 07/02/2021

LA VITA E’ UN SOFFIO (GIOBBE)

7 Febbraio 2021

Nella prima lettura odierna incontriamo Giobbe provato per i molti lutti, dolori e privazioni. Giobbe non fa che lamentarsi arrivando a sentire Dio lontano, distratto, disinteressato e persino avversario.
Anche a noi sorgono, sicuramente, domande quali: Vale la pena vivere se si può soffrire tanto? Perché vivere se comunque si deve morire?
Che ruolo ha Dio in tutto ciò? Potrebbe risparmiarci qualcosa e non lo fa? Sono le domande di sempre, proprie dell’uomo, perché l’uomo è domanda, ricerca di senso.
Dio, però, non tace per sempre e non resta in disparte a guardare, come spettatore impassibile. Dio è un essere “passionale”, capace di provare passione nei confronti dell’uomo, patendo con lui e per lui.
Gesù, attraverso la sua umanità, nei momenti del dolore e della prova, ci prende per mano e ci insegna come vivere il dolore.
Questo accade quando qualcuno si avvicina, tende la mano e ci tocca con pietà. In quel preciso istante iniziamo a guarire, a ridiventare forti.
A volte basta poco! Ogni sofferenza è un invito ad imparare ad amare, a scoprire la solidarietà.
Nel vangelo odierno incontriamo Gesù alle prese con una giornata intensa. Dopo aver insegnato nella sinagoga, dopo aver guarito la suocera di Pietro e dopo aver accolto “tutti” i malati della città Gesù ne guarì “molti”.
E’ doveroso sottolineare la guarigione, da parte di Gesù, di molti malati.
Le guarigioni compiute erano segno di cosa accade nella vita di un uomo quando si accoglie il Cristo. Il ritrarsi di Gesù, di fronte a tante nostre richieste, non è mai un rifiuto, segno di disinteresse, ma occasione per imparare a cercare ciò che è davvero il bene per noi. Al paralitico Gesù rimetterà per prima cosa i peccati, poi, ridonerà anche la capacità di camminare.
Agli apostoli infine, che si stavano godendo un momento di gloria per le tante guarigioni, Gesù dirà: “Andiamocene altrovenei villaggi vicini per parlare e predicare anche là”, in cerca del male di vivere, a sollevare altre vite, a rialzare, a tendere la mano.

Che vuoi da noi, Gesù? 31/01/2021

CHE VUOI DA NOI, GESÙ?

31 Gennaio 2021

Gesù è il profeta che il popolo di Israele attendeva sin dai tempi di Mosè. La sua parola colpisce chi lo ascolta. Lo fa attraverso le parole, ma anche con la sua vita e i miracoli.
Cosa c’entra con la nostra vita Gesù, uomo di Galilea, vissuto 2000 anni fa? Cosa c’entra con il nostro lavoro, con le nostre famiglie, con il nostro tempo libero, con le gioie e i dolori di ogni giorno?
Ci appassiona, ci sentiamo interpellati o ci è indifferente?
Non è che, forse, desidereremmo rimanere tranquilli nelle nostre faccende quotidiane, nei nostri piccoli interessi?
Credere al Vangelo, lasciarsi interpellare dalla “Buona Notizia” di Gesù, è impegnativo, richiede ascolto, preghiera, impegno quotidiano.
Solo così, nutriti dalle parole di Gesù, potremo essere luce per i nostri familiari (coniuge, figli, ..), testimoni credibili, annunciatori!
Certamente non basta aver letto il Vangelo o aver ascoltato qualche buona predica per poter affermare di conoscere il nostro Dio.
Dobbiamo fare un passo in più. Per “conoscerlo” è necessario accogliere il suo amore (che è dono gratuito) e lasciarci contagiare.
Il Vangelo odierno ci parla di Gesù che, in una sinagoga, a Cafarnao, cittadina della Palestina, affascinava tutti con le sue parole, pronunciate con autorevolezza.
Coloro che lo ascoltavano giungeranno a dire: “Che è mai questo? Nessuno ha mai parlato come quest’uomo!”
Anche noi siamo invitati ad assumere un atteggiamento nuovo: quello di mettere in discussione le nostre poche certezze e le nostre deboli convinzioni. Le sue parole partono dalla vita e giungono al cuore. Sono messaggi accessibili, facili da capire. Gesù non parla tanto dei castighi, di un Dio che può fare paura. Le sue sono parole di salvezza, di misericordia, di perdono, capaci di dare un senso pieno alla nostra vita.

E’ giunto il momento 24/01/2021

E’ GIUNTO IL MOMENTO

24 Gennaio 2021

All’inizio della sua vita pubblica Gesù presenta la sua proposta di vita: Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”. Convertirsi, per Gesù, è cambiare modo di vedere le cose, accogliere una speranza nuova, aprirsi a Lui.
All’invito di Gesù gli apostoli rispondono “subito” e si mettono immediatamente al suo seguito. E’ Gesù che chiama e la sua è una parola forte e creatrice come quella di Dio. La costruzione del Regno ci coinvolge tutti. Siamo tutti “arruolati”. Gesù non ha scritto nulla e ha puntato tutto sulla testimonianza personale, sull’annuncio diretto, sul passaparola. La sua prima piccola comunità era composta dagli apostoli, dai discepoli, dalle donne che lo seguivano.
Convertirsi non vuol dire recitare un atto di dolore o fare una confessione. Ci si può convertire in un solo istante, come è capitato a Paolo sulla via di Damasco, ma in generale questo avviene più lentamente. Per Sant’Agostino è stato un cammino faticoso, anche se poi conserverà per tutta la vita la nostalgia del tempo perso. Convertirsi vuol dire abbandonare qualcosa come è capitato in modo radicale per gli apostoli che hanno abbandonato tutto (reti per la pesca, famiglia), affascinati dalla Parola di Gesù.
Non ci si converte una volta per tutte, ma è una scelta che va confermata ogni giorno. Convertirsi alla bella notizia è molto più difficile che convertirsi alle brutte notizie. A quelle ci crediamo tutti; nessuno osa dubitare ciò che quotidianamente i telegiornali ci annunciano. Il mondo ha bisogno di gente appassionata, innamorata della semplicità, amante della pace, libera dai compromessi, gente spontanea, tenace, forte. Il mondo, pur senza saperlo, ha bisogno di ricevere questa “bella notizia”, il Vangelo della vicinanza di Dio. Riconoscere Dio come padre significa riconoscersi fratelli tra noi e accettare che lo stile delle relazioni umane sia quello dell’amore e della misericordia. Oggi, come allora, non c’è tempo da perdere!
Convertirsi non è un ordine, non è un dovere, ma una proposta, resa possibile se lasciamo entrare il Signore nella nostra vita.

Affrettiamoci ad amare 17/01/2021

AFFRETTIAMOCI AD AMARE

17 Gennaio 2021

E’ tempo di fatica per tanta gente affaticata. Fatica nel camminare, nel fare, forse anche nel pregare. Già, perché nel credere – in sé stessi, negli altri o nella propria fede – c’è la forza di alzarsi, rialzarsi, camminare e sentirsi ancora vivi e in relazione con gli altri.
Da soli con ci si salva e da soli non si va da nessuna parte.
Ma andare dove? In quale direzione? Con chi?
In effetti ora ci sentiamo tutti un po’ disorientati. Dobbiamo aiutarci, dobbiamo fidarci. Non è forse giunto il tempo per riscoprire e riappropriarci del “senso di Comunità”?
Essere Comunità e fare Comunità richiede impegno, sentirsi e farsi carico di un progetto comune, utilizzando le proprie idee, i propri talenti, le proprie risorse. E’ bello e consolante vedere tanta solidarietà, da parte della nostra unità pastorale, verso i più bisognosi, i poveri, gli ultimi, le famiglie dolorosamente impoverite a causa della pandemia. Tutto questo è Comunità e fa Comunità. Mettiamo in moto la fiducia in noi stessi, negli altri, fiducia nel nostro Dio che … non ha mai smesso di aiutarci.
Abbiamo bisogno di una stella per avere tanta luce quanta ne basta per fare il primo passo. E ce ne sono tante di stelle in giro.
Tre immagini sintetizzano l’anno appena concluso:
Papa Francesco, da solo, in Piazza san Pietro, venerdì 27 marzo, in una piazza deserta, sotto la pioggia, a tu per tu con il crocifisso a pregare per il mondo.
La riscoperta della bellezza degli occhi delle persone dietro le mascherine. Ci si può riconoscere con gli occhi, ci si può parlare con gli occhi, ci si può abbracciare con gli occhi.
La riscoperta della vita, partendo dalla fragilità. La necessità di usare prudenza e maggior cura.
La paura, che tutti abbiamo provato, paralizza. Affrettiamoci ad amare. Le persone se ne vanno così in fretta. Non perdiamo tempo.
Quanto è accaduto ci ha fatto comprendere che noi non siamo i “Signori del creato” ma i “Custodi del creato”.
Impariamo a fermarci, ad inginocchiarci davanti ad una croce, a scoprire la bellezza delle cose, delle persone, di stare a tu per tu con Dio. Come affrontare il futuro?
Il poeta polacco Twardowski direbbe: “Affrettiamoci ad amare”.

San Giuseppe 10/01/2021

SAN GIUSEPPE

10 Gennaio 2021

Il giorno 8 dicembre 2020, solennità dell’Immacolata Concezione della B. V. Maria, in occasione del 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa universale, Papa Francesco ha pubblicato la lettera apostolica “Patris Corde” (con cuore di padre).
In questa lettera Papa Bergoglio elenca le qualità del santo falegname: Sposo di Maria, tenero, obbediente, accogliente, creativo, lavoratore, umile. Già in tenera età Bergoglio si fermava all’ultimo banco della Chiesa di San Josè da Flores di Buenos Aires e pregava davanti alla statua di San Giuseppe. Divenuto Arcivescovo, ogni anno, il 19 marzo, vi celebrava Messa. Eletto Papa, Bergoglio ha scelto proprio la festa del padre putativo di Gesù per cominciare il suo Pontificato.
Una devozione che lo ha sempre guidato sulle orme di un uomo che, con amore di padre, ha custodito Gesù e Maria.
Giuseppe ha insegnato il lavoro e la preghiera, l’affidamento alla volontà di Dio, anche quando i disegni apparivano incomprensibili alla mente umana.
San Giuseppe è un modello che Papa Francesco vuole mostrare a tutti i cristiani tramite un anno speciale ( con l’indulgenza plenaria secondo le consuete modalità), che andrà avanti fino all’8 dicembre 2021.
Il Pontefice, nella sula lettera apostolica, ce lo ricorda, ripetendone tante volte il ruolo.
Lo chiama padre amato, padre nella tenerezza, padre nell’obbedienza, padre dal coraggio creativo, padre lavoratore, padre nell’Ombra.
Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui.” Papa Francesco.
Anche Don Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina, invocava spesso San Giuseppe quale Santo della provvidenza. Don Alberione ha composto, per lui, una preghiera particolare:
“La coroncina di San Giuseppe” a sollievo dei poveri e dei sofferenti.
Se ne avverte l’esigenza in un mondo che “ha bisogno di padri che non siano padroni, che non usino il possesso dell’altro per riempire il proprio vuoto, che non confondano autorità con autoritarismo, servizio con servilismo, carità con assistenzialismo”.
I fedeli avranno la possibilità di impegnarsi, con preghiere e buone opere, per ottenere, con l’aiuto di San Giuseppe, capo della celeste Famiglia di Nazareth, conforto e sollievo dalle gravi tribolazioni umane e sociali che oggi attanagliano il mondo contemporaneo.

Uomini in cammino 03/01/2021

UOMINI IN CAMMINO

3 Gennaio 2021

Tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza! Questo è il messaggio dell’Epifania.
I Magi, che oggi ricordiamo, rappresentano tutti i popoli. Guidati da una stella essi giungono da lontano per adorare Gesù e offrirgli doni regali. I capi del popolo e i maestri della legge erano a conoscenza che il Salvatore doveva arrivare, persino dove doveva nascere, ma non si muovono, restano turbati, ne hanno paura, anzi, cercano di sbarazzarsi di Lui.
Gesù, alla sua nascita, ha incontrato dei semplici pastori. Ora riceve la visita dei Magi, pagani, venuti da lontano, dopo un viaggio insicuro, scomodo, faticoso. Portano doni simbolici a sottolineare la sua regalità (oro), la sua divinità (incenso), la sua umanità (mirra, un unguento utilizzato per imbalsamare i morti). Chi sente l’esigenza di trovare e conoscere Dio, si mette alla ricerca delle sue tracce, ovunque possano trovarsi.
Blaise Pascal diceva: Dio si fa conoscere a coloro che lo cercano”.
Per incontrare il Signore Gesù anche noi, come i Magi, dovremo lasciare le nostre sicurezze, abitudini, mentalità, passando però anche per momenti di crisi, in cui si brancola nel buio.
Il viaggio dei Magi si rivela così un modello del nostro cammino di fede cui è riservato una promessa: per quanto tortuoso e segnato da momenti di buio e di sconforto, chi lo percorrerà, con fiducia e determinazione, alla fine si incontrerà con Signore Gesù.
C’è una stella anche per me, per te, nel cielo della nostra vita?
C’è una stella che ci guida? Siamo ancora cercatori di Dio?
Non possiamo chiedere che tutto sia chiaro e sicuro, che la speranza sia sempre con noi, ma chiediamo l’infinita pazienza di ripartire. Guardandoci indietro ci accorgeremo che, fin dall’inizio del viaggio, Dio era con noi.
Dopo aver conosciuto Gesù, riprendiamo il cammino… come fecero i Magi, per un’altra strada, nuova, inesplorata.