IMPEGNATI PER ARRIVARE ALL’UNITA’

21 Gennaio 2018

Gesù cominciò a predicare in una regione che Papa Francesco chiamerebbe “periferia”: la Galilea delle genti. In questa scelta si manifestò immediatamente la volontà di comunicare la Parola di Dio non solo ai figli di Israele, ma a tutti indistintamente.

Anche un altro argomento appare oggi rilevante: siamo in piena settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che impegna ogni anno i fedeli di tutte le confessioni (cattolici, ortodossi, protestanti delle varie denominazioni) a pregare perché si realizzi la loro unità.

L’iniziativa, partita oltre cento anni fa tra gli anglicani, ha visto via via aderirvi tutti gli altri. Durante l’Ultima Cena, Gesù ha lasciato agli apostoli il suo testamento spirituale, e rivolgendosi al Padre ha detto: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola, perché tutti siano una cosa sola (Giovanni 17,20-21).Se ne ricava una prima considerazione: le divisioni tra i suoi fedeli non corrispondono alla sua volontà. Egli ha fondato un’unica Chiesa; se al suo interno si sono prodotte fratture, è stato per la malizia o l’ignoranza degli uomini: cause umane, che con l’aiuto di Dio possono essere rimosse. Con l’aiuto di Dio: di qui la preghiera, per implorare la luce occorrente a comprendere e il coraggio necessario a cambiare. La preghiera comune di questa Settimana non mira, da parte delle diverse confessioni, a che gli appartenenti alle altre si “convertano” alla propria; la via per l’unità consiste nell’impegno di tutti a convergere pienamente a Cristo. Anche un’altra fondamentale ragione si ricava dalla preghiera di Gesù: “Perché il mondo creda”. Il mondo, vale a dire chi è lontano da Dio, crede per la parola e l’esempio degli apostoli di oggi, quali sono i pastori delle comunità e i fedeli che si dichiarano cristiani.

Di qui l’importanza di questa Settimana di preghiera, della quale peraltro già si vedono copiosi i frutti: prima che venisse introdotta, i rapporti tra le diverse confessioni cristiane erano improntati a indifferenza, quando non a ostilità; ora la situazione è ben diversa: i capi delle Chiese si rendono visita reciprocamente, gli esperti delle varie parti si incontrano per cercare di chiarire le divergenze. In proposito, non sarà superfluo ricordare che unità non significa uniformità; l’unità non comporta il dire e il fare tutti le stesse cose. L’unità è un valore, si esprime in mille varianti, secondo la personalità di ciascuno, le varie situazioni in cui ci si trova e i mezzi di cui si dispone. L’uniformità significherebbe impoverimento, che finirebbe per spegnere l’intelligente creatività di cui Dio ha dotato l’uomo.