NEL NOME UN PRESAGIO….

14 Gennaio 2018

Pare sia stato il latino Plauto a coniare l’espressione “Nomen est omen”, cioè “Il nome è un presagio”, che si usa quando si vuol vedere nel nome di qualcuno un significato allusivo alla sua personalità o a un evento che lo riguarda. In realtà il nome imposto a un neonato oggi è del tutto casuale: i genitori lo scelgono perché suona bene, o perché, sull’onda di qualche personaggio celebre, va di moda. Nessuno bada al suo significato, sicché di fatto il nome serve soltanto a distinguere un individuo da un altro.
Un tempo non era così, e la Bibbia lo dimostra: pressoché tutti gli appartenenti al popolo d’Israele portavano nomi scelti in riferimento a Dio, alla sua grandezza, alla sua bontà.
Se ne trovano vari esempi nelle letture di oggi.
Nella prima lettura, il protagonista è un fanciullo che avrebbe poi avuto un ruolo determinante nella storia dell’antico Israele. Era nato dopo le insistenti preghiere di sua madre, la quale per questo l’aveva chiamato Samuele, che significa “Dio ha ascoltato”; la madre, riconoscente, l’aveva poi “restituito” a Dio, lasciandolo nel tempio il cui sacerdote a sua volta portava un nome quanto mai appropriato: Eli (Elia), che significa “Il mio Dio è il Signore”.
Passando al Vangelo di oggi, il primo nome che si incontra è quello del Battista: nato da una donna ritenuta sterile, per riconoscerlo come un dono del Cielo fu chiamato Giovanni, che significa “Grazia di Dio”. Segue nel racconto il nome del Bambino di Betlemme, che sia Giuseppe sia Maria avevano distintamente ricevuto ordine dall’Alto di chiamare Gesù, vale a dire “(Dio è) Salvatore”.
L’episodio riguarda anche due fratelli, chiamati da Gesù tra i suoi apostoli. Sono due pescatori ebrei; il primo però porta un nome greco, privo di riferimenti religiosi: Andrea significa “uomo coraggioso”. Un nome tradizionale ebraico porta invece suo fratello: Simone, cioè “Dio ha esaudito” (la mia preghiera).
Nella Bibbia dunque il nome non è casuale. Oggi non si usa più sceglierlo per esprimere un vincolo con Dio: chi sa per esempio che Renato significa “nato di nuovo (con il battesimo)”? e Matteo, “dono di Dio”? e Anna, “Dio ha fatto grazia”?
Un nome di evidente significato religioso tutti lo portiamo: ciascuno si dice Cristiano, cioè “seguace di Cristo”, e questo nome qualifica chi lo porta, manifesta la sua missione nel mondo, esprime la sua fede.