FAR FESTA

27 Marzo 2022

Un uomo aveva due figli…” (Lc 15,11).
Quando leggiamo la parabola del “figliol prodigo” (o figlio spendaccione) siamo soliti leggerla come un invito ad accogliere il perdono che Dio offre a chi si converte, a chi è disposto a cambiare vita, a chi torna a casa.
Il peccato, comune ai due figli, è la cattiva opinione che hanno del padre. Il primo, per liberarsi della presenza del padre, sceglie di vivere la sua esistenza in totale libertà sprecando, spendendo la sua quota di eredità in dissolutezze (feste, bagordi..).
L’aria di casa si era fatta pesante. Per chi non è in pace con se stesso, persino il Paradiso può diventare un inferno.
Il secondo, per tenersi buono il padre, ritenuto un po’ severo, ligio al dovere, si limita ad ubbidire, come un servo fedele.
Una domanda: Non è che la vicenda di questi due figli è una caratteristica del nostro tempo?
Il padre della parabola è chiaramente la figura di Dio Padre. Un Dio che ama il figlio che se ne va, pronto a riaccoglierlo dopo l’uscita dalla casa paterna. Un Dio che chiede all’altro figlio, fedele, di partecipare alla festa per il ritorno del fratello.
Un Padre che con tutti e per tutti è desideroso di “far festa”. Un Padre che ci aspetta, non per rimproverarci ma per “far festa”.
Dopo l’esperienza negativa, ridotto a pascolare i porci, il figlio decide di muoversi verso casa sperando di essere riaccolto, magari come umile servo. Il figlio non torna per amore, torna per fame. Quale grande gioia vedersi atteso, festeggiato! La bella notizia odierna?
L’uomo, ogni uomo, ha qualcuno, nei cieli, che immensamente lo ama.
Gesù è l’uomo che accoglie, che rispetta e aspetta i tempi altrui per camminare insieme ed affrontare le difficoltà della vita.