ASCOLTARE …. quindi ….. AMARE!

9 Settembre 2018

Il miracolo della guarigione di un sordomuto, descritto nel Vangelo odierno di Marco, non è tra i più noti e Gesù lo compie in una regione abitata da gente pagana. Ai tempi di Gesù le malattie erano considerate un castigo di Dio, conseguenza del peccato.
Essere affetti da sordità non è solo deficienza fisica: è esclusione dagli altri uomini, è il grido di aiuto che resta inascoltato, è stare ad un angolo della strada ad elemosinare avendo l’amara certezza che non importi a nessuno, perché nessuno si ferma davanti a te. La sordità era considerata addirittura una maledizione perché impediva di ascoltare la Parola del Signore che veniva letta nelle sinagoghe. Gesù, mentre compie il miracolo, esclama nella sua lingua “Effatà” che significa “Apriti”. La parola non è rivolta all’orecchio, ma a tutta la persona del sordomuto, che d’ora in poi potrà aprirsi all’ascolto. Detta parola, ripetuta dalla Chiesa nel rito del Battesimo, è un invito a spalancare il cuore e a lasciar entrare Cristo e il suo Vangelo nella nostra vita.
Chi sono i veri sordi del nostro tempo?
Non solo chi non “sente” ma anche chi non sa “ascoltare”.
Ascoltare è arte difficile che coinvolge sguardo, cuore, intelligenza; è vestire, oltre ai propri, i panni degli altri, è capacità di amare.
La parola oggi ci invita ad aprirci al dono gratuito dell’amore di Dio rivolto a tutti. Il miracolo operato da Gesù verso il sordomuto, espressione dell’amore di Dio e dell’amore per il povero, è fonte di speranza e dignità per ogni uomo, in qualunque angolo della terra si trovi e in qualsiasi condizione viva.
Per il solo fatto di essere uomo questi merita il nostro ascolto, è degno del nostro interesse. Se manca la volontà di “Ascoltare” manca la volontà di amarsi.
In quante famiglie oggi si parla tra sordi! Quanti figli perduti, partiti dalle nostre case! E forse bastava prestare solo un po’ di ascolto.
Nella nostra vita attraversiamo inevitabilmente situazioni di smarrimento.
Come vorremmo in tali situazioni avere una parola d’incoraggiamento, un invito alla speranza, una mano tesa. Invece ….. Chi non ha sperimentato su di sé lo smarrimento e la prova difficilmente perde tempo a curvarsi sulle fragilità altrui. Siamo invitati ad essere disponibili e aperti nei confronti di chi ci parla e di chi ha bisogno di una nostra parola per sentirsi vivo.
“Un grande gesto d’amore che possiamo e dobbiamo rendere ai fratelli è quello dell’ascolto. Chi non sa ascoltare il proprio fratello presto non saprà ascoltare Dio” (D. Bonhoeffer).