VIVERE E’ RISCHIARE

16 Settembre 2018

Nel Vangelo odierno Gesù ci chiede: “Voi chi dite che io sia?” (Mc 8,29).
Pietro dirà: “Tu sei il Cristo”. Ognuno di noi può rispondere: Sei un camminatore instancabile, impolverato, che gode dell’amicizia, coraggioso che osa toccare i lebbrosi, che salva l’adultera dal linciaggio, che ha compassione per le folle senza pastore, che ama i banchetti, che guarisce, che consola, che ama la vita bella, buona, felice …
I suoi discepoli, che con Lui hanno vissuto, testimoni dei suoi successi, miracoli, parole sono sinceramente compiaciuti e soddisfatti.
E’ facile capire la loro delusione e l’abbandono nel momento in cui Gesù parla dell’imminente croce che dovrà affrontare. Si aspettavano un trionfo, la libertà per Israele e invece sentono parlare di morte, di una morte in croce!
Gesù, anche oggi, ripete a ciascuno di noi: “Prendi anche tu la tua croce e seguimi”.
Il dolore è il prezzo delle cose. Cosa vale un amore che non costa niente e che amicizia è quella che non domanda fatica? Prendere la croce non significa semplicemente accettare. Significa: afferrare la croce con fede.
Gesù sa che la croce sarà per lui l’occasione per portare fino in fondo il piano di Dio. Egli non ama la croce, ha paura della croce.
Il Cardinale Carlo Maria Martini ha detto: “Ho conosciuto Gesù sin dalla mia prima adolescenza e ne sono stato grandemente affascinato, me ne sono innamorato. Ho avvertito subito che con una figura così non è possibile scherzare: o si prende tutto o si rifiuta tutto”.
Come cristiani siamo sollecitati ad intraprendere un rapporto nuovo, diverso con Gesù e capire che fare amicizia con Lui non è solo qualcosa di speciale, è piuttosto dare un senso pieno alla vita.
Seguire Cristo può voler dire essere disposti a perdere umanamente tutto. I nostri ragionamenti umani possono diventare di inciampo agli altri: ogni volta che, come Pietro, consideriamo la sofferenza e la morte come un pericolo da vivere, diventiamo di scandalo.
La logica di Gesù è senza dubbio una logica vincente, ma solo nella prospettiva della fede. La risurrezione, che è una realtà esaltante, passa attraverso la croce.
Non si arriva alla risurrezione scavalcando la sofferenza, ma accettandola.
La croce, che era il supplizio degli schiavi, è diventata il simbolo di chi si fa servo degli altri, così come ha fatto Gesù.