CAMBIAMENTO, ADESIONE

26 Agosto 2018

Nocciolo fondamentale della predicazione del Regno da parte di Gesù è il cambiamento, il mettersi nel cammino del Cristo.
Già nella prima lettura tratta dal libro di Giosuè viene ricordato quanto il Signore ha compiuto per il suo popolo fino all’ingresso nella terra promessa.
La storia di Israele ci insegna però che la promessa di seguire il Signore verrà continuamente tradita. Il popolo si lascerà andare al culto di altri dei e vagherà nel deserto per quarant’anni.
In ogni tempo la Parola provocatoria di Gesù divide gli animi e determina delle scelte pro o contro di Lui. Anche alcuni dei suoi discepoli se ne andranno via dicendo: “Questa parola è dura” (Gv 60,60).
Nel Vangelo odierno Gesù pone ai suoi discepoli una domanda fondamentale: “Volete andarvene anche voi?” (Gv 6, 67). Solo Pietro, testa dura, anche a nome dei dodici, dirà: “Signore, da chi andremo? Solo Tu hai parole di vita eterna.” (Gv 6,68).
Non c’è cambiamento e adesione a Cristo se non c’è trasformazione, crescita, rischio. Chi si pone al seguito di Gesù è dunque chiamato alla memoria del passato, alla consapevolezza del presente ed alla costruzione del futuro.
Gesù rispetta sempre la libertà, non obbliga nessuno a condividere le sue scelte, non li costringe a “mangiare la sua carne”.
Gesù non forza, rispetta i tempi di maturazione di ognuno di noi.
Si tratta solo di accoglierLo nella sua Parola, di fidarsi di Lui anche quando non tutto è chiaro, anche quando i fatti ci sconvolgono e ci travolgono.

FIDUCIA, TENEREZZA E LIBERTA’

2  Settembre 2018

Nel Vangelo odierno leggiamo che Dio si lamenta dell’uomo! Perché?
Perché l’uomo ha il cuore lontano, assente, altrove.
Che cosa sta a cuore di Dio riguardo la nostra esistenza?
A Dio interessa prima di tutto e soprattutto il cuore dell’uomo da cui hanno origine le nostre azioni cattive.
In questo spazio può e deve attuarsi la nostra conversione alle ragioni del bene. Solo così apriremo la strada ad una relazione con Dio, intessuta di fiducia, tenerezza e libertà.
Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.
Con tale sentenza Gesù chiude la bocca agli scribi e ai farisei vincolati al rispetto di centinaia di piccoli gesti quotidiani.
Il pensiero di Gesù è chiaro. Va rifiutata ogni forma di religiosità puramente formale, esteriore, rituale, abitudinaria, che non nasca dal cuore.
San Giacomo, nella seconda lettura odierna, ci dice che la vera religione è:  “Visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarci contaminare da questo mondo” (Gc 1,27).
Sta ad ognuno di noi fare un piccolo esame di coscienza ed allargare il campo di azione. E’ davvero difficile scorgere le nuove povertà?