NON SPETTATORI
MA PARTECIPANTI CONSAPEVOLI

Ora Giuseppe, svegliatosi dal sonno, fece come gli aveva prescritto l’angelo del Signore”. Giuseppe “pensa alle cose” che gli accadono, l’angelo gliene svela il nesso con la Scrittura e Giuseppe diviene “consapevole del momento” e agisce obbedendo alla volontà del Signore. Uomo giusto, uomo dell’ascolto, Giuseppe sa che lo Shemà Israel, il comandamento dell’ascolto contiene in sé l’esigenza della messa in pratica, dell’agire conformemente a quanto si è ascoltato. Lungi dal rifugiarsi nei sogni per evadere da una realtà troppo complessa da capire e troppo dura da sopportare, Giuseppe trova nel sonno – in cui egli dorme ma il suo cuore è desto, come l’amata del Cantico (cf. Ct 5,2) – il discernimento e la forza necessari per imprimere alla propria vita il sigillo della volontà del Signore, al prezzo di svolte, cambiamenti, esodi umanamente inspiegabili. Giuseppe, uomo di azione ponderata e silenziosa ma anche risoluta e tempestiva, rifugge dall’essere protagonista, non per viltà o falsa modestia, bensì per la consapevolezza che il protagonista, colui che agisce per primo, il Signore dell’azione è Dio. Giuseppe lo asseconda nella fedeltà dell’uomo di ascolto: l’obbedienza fedele al Dio fedele. Giuseppe diventa così quello che era chiamato a essere: un testimone dell’amore fedele. Il nome dato a Gesù – “Il Signore salva” – l’Emmanuele, “Dio-con-noi” è il cuore della testimonianza del giusto Giuseppe e la buona notizia di cui siamo chiamati a essere testimoni nella quotidianità delle nostre povere vite.

Per noi “Natale” non è un “giocare a Cristo che nasce”,

una nostalgia del passato, un moto di sentimenti;

non siamo gli spettatori di una sacra rappresentazione,

ma prendiamo parte ad un mistero:

viviamo l’intervento di Dio in nostro favore!