FINO A QUANDO, SIGNORE ?

6 Ottobre 2019

Nella prima lettura odierna incontriamo il profeta Abacuc che, scoraggiato, si rivolge al Signore dicendo: “Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti? Perché, Signore, non intervieni e cambi il corso degli eventi? Perché non risolvi i problemi che ci assillano?”
Il Signore risponde al profeta assicurando il suo intervento. Rincuorato, il Profeta Abacuc arriverà a dire: “Ciò che tarda, verrà”. (Ab 2,3).
Nella seconda lettura l’apostolo Paolo invita Timoteo a non lasciarsi prendere dalla timidezza, a non vergognarsi di dare testimonianza, ad avere forza nonostante le difficoltà, a soffrire insieme a lui, che ora è in carcere a causa del Vangelo.
Di fronte alle imperative parole di Gesù che invita a perdonare sempre, gli apostoli chiedono: “Accresci in noi la fede!”
Gesù li rimprovera dicendo loro: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: sradicati e vai a piantarti in mare ed esso vi obbedirebbe”. Gesù pare dire: La fede o c’è o non c’è. Non è una questione di quantità. Ma quando c’è, per piccola che sia, essa è potentissima.
Nel Vangelo di Luca, infine, Gesù ci presenta la parabola dell’agricoltore padrone che ama sedere a tavola ed essere servito dai suoi servi.
Gesù ci dice che Dio non si comporterà come questo padrone. Nel Regno dei cieli sarà Dio a cingersi i fianchi e a servirci a tavola: noi saremo commensali di Dio, non suoi servi.
Oggi Gesù incoraggia ogni uomo e ogni donna a chiedere una fede più forte e più grande, ma, in concreto ci dice: Basta la fede che avete, rendetela però più ferma ed operante. Siamo dunque invitati a tenerci stretta la fede ricevuta in famiglia e vissuta nella nostra comunità parrocchiale. La fede si ottiene aprendoci all’amore di Dio.
Noi ci fidiamo o ci affidiamo solo a quelli che amiamo.
Se amiamo Dio e ci fidiamo di Lui troveremo facile e gioioso credere e contagiare altri a fare lo stesso.
CHI NON CREDE non alza alcun grido verso l’alto, si limita a maledire la vita.
CHI CREDE non può non coinvolgere Dio negli interrogativi più tragici, nei momenti più drammatici e concreti della vita.