FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME

14 Aprile 2017

Da cinque settimane ci prepariamo alla Pasqua. Sono stati giorni scivolati veloci che non hanno lasciato una traccia nella nostra vita?
Ci rimane l’ultima settimana, la “settimana santa”, quella che ci farà rivivere i momenti più drammatici della vita di Gesù, momenti umani e tragici che non mancano ancor oggi di emozionarci.
All’inizio del Vangelo odierno, che va sotto il nome di Passione di Cristo, Gesù, giunto solennemente a Gerusalemme, capisce che la minaccia che viene dai potenti e dai sacerdoti è concreta e che il pericolo è imminente.
E’ il momento di sconforto e di disorientamento per Gesù e per tutti coloro che lo hanno seguito: c’è chi non ha capito, chi si perde in chiacchiere su chi sia il più grande tra loro, chi ha paura, chi usa la spada, chi è pronto ad andarsene. E’ il momento in cui Gesù fa la sintesi di una vita.
In questo momento difficile, di fronte alla paura e alla violenza del potere, Gesù, in pochi gesti e in poche parole, sembra dire ai suoi: “Ciò che davvero conta, ciò che potete fare se davvero mi faranno fuori e se volete proseguire la mia opera è vivere insieme da fratelli, è affrontare le difficoltà senza escludere nessuno, è condividere il pane e il vino, è condividere ogni aspetto della vita.”
I gesti sono quelli del mangiare insieme a tavola e le parole sono:
Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19). Queste parole significano vivere senza che vi siano né padroni né servi, dove non ci sia chi ha troppo e chi non ha nulla, dove non ci sia chi mangia e chi rimane senza, dove non ci sia chi guadagna una fortuna e chi non ha lavoro. Oggi non possiamo celebrare la cena di Gesù senza stare dalla parte di tutti coloro che sono soli, nel dolore, malati, che fuggono dalla guerra in cerca di pane, lavoro, diritti e dignità.
Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, raccontano le sofferenze di Cristo. Nessuno, prima di Cristo, aveva mai detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli, tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, Ebrei e non Ebrei, neri e bianchi… Questo dice il crocifisso”

(Natalia Ginzburg)