COME UN BAMBINO

23 settembre 2018

A tutti fa piacere essere primi, essere visti, essere al centro delle attenzioni e sguardi altrui. Tutti noi desideriamo essere ammirati, benvoluti, desiderati.
Gesù ci insegna, invece, la logica della donazione e dell’amore offerto generosamente. Gesù ci dice di non servirci degli altri per emergere, primeggiare, scavalcare e sopraffare.
Gesù va giù di brutto e ci chiama a scegliere l’ultimo posto, a scegliere la strada del servizio. Gesù, rivolgendosi agli apostoli sempre in cerca di posti di prestigio, dice: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”.
Gesù rivolge queste parole mentre si sta avvicinando a Gerusalemme dove sarà condannato a morte. I suoi amici sono disorientati e pensano solo ai posti di onore: a tavola, nelle sinagoghe, per strada, nelle assemblee.
Gesù propone sè stesso come modello: “Chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22,27). A questo punto Gesù, con un gesto a sorpresa, chiama un bambino e lo mette in mezzo al gruppo degli apostoli dicendo: “Se ci tenete tanto a diventare grandi agli occhi di Dio e occupare i primi posti, dovete diventare come questo bambino”. Gesù non lo fa per suscitare tenerezza ma per ribadire che il bambino non conta, è ai margini, non ha potere. Tale era allora ( e lo è anche oggi in molte parti del mondo) la condizione dei bambini. Non erano amati i bambini ai tempi di Gesù. Erano tanti, chiassosi e gli adulti non vedevano l’ora che varcassero la soglia dei dodici anni, età in cui passavano al rango di adulti. I bambini si fidano, non temono “imbrogli”, non fanno calcoli, non si domandano se e quanto ci guadagneranno. Proprio perché sono piccoli essi sono spesso indifesi, oggetto di strumentalizzazioni, incapaci di ribattere, di far riconoscere i propri diritti di persone.
Gesù chiede ai suoi apostoli di cambiare dentro, di operare una conversione, di acquisire la mentalità senza calcoli dei bambini.
Il nostro pensiero oggi non può non andare alle persone che lavorano in campo educativo. Specialmente di questi tempi non è facile essere maestra, insegnante, allenatore, educatore, genitore, catechista…
La fatica dell’educazione Gesù l’ha battezzata con il nome di “servizio”.
Non è una parola facile e confortevole. E’ però una grande sfida.
Maria Montessori, la grande pedagogista moderna, sognò che il mondo dovesse passare proprio per la formazione di educatori solidi e determinati.
Un brano evangelico recita: “Chi accoglie un bambino accoglie Dio in persona”.