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PARTONO I DISCEPOLI, A DUE A DUE 15/07/2018

PARTONO I DISCEPOLI, A DUE A DUE

15 Luglio 2018

Sono forti di un Amico e di una Parola. Solo il bastone a sorreggere il cammino e un amico a sorreggere il cuore. E’ bello camminare insieme; talvolta ci si aspetta, talvolta ci si sprona. Perché, se è solo, l’uomo è portato a dubitare perfino di se stesso. Gesù aveva concesso ai suoi discepoli il potere di compiere miracoli, curando l’uomo nelle sue ferite fisiche e psichiche. Gesù chiede ai suoi amici il distacco dalle cose e il portarsi dietro solo lo stretto indispensabile. I discepoli che tornano dalla missione si sono ritrovati gli stessi poteri di Gesù e con gioia dicono: Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”. (Lc 10,17).
Gesù non manda i suoi discepoli a predicare nel tempio o nelle sinagoghe, ma nelle case, ad incontrare famiglie, persone nei loro ambienti quotidiani di vita. Quasi a percepire in ogni casa i dolori e anche le gioie, le bellezze e le tristezze, le lacrime e i sorrisi. Gesù dice loro di non andare di casa in casa, quasi a voler dire che è possibile l’eventualità di un insuccesso.
Gesù, infine, dopo aver ascoltato tutto ciò che i discepoli riferirono disse loro:
“Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”.
Gesù raccomanda di dedicare tempo alla preghiera e alla riflessione.
Tutti, nella Chiesa, siamo invitati a fare delle soste per ricaricarci, per riflettere, per purificare le nostre intenzioni.
Non possiamo dare sempre. Abbiamo bisogno di riflettere sulla Parola e quindi ripartire con maggiore slancio.
Benedetto XVI ha detto: “Bisogna aver l’umiltà di concedersi degli spazi di riposo”.
Il riposo ci fa capire che è più importante preoccuparci della qualità della nostra azione che non del numero delle iniziative che riusciamo a mandare avanti.

GESU’ EBBE COMPASSIONE DI LORO (22 luglio)

Gesù, “Buon Pastore”, dopo aver accolto con gioia i suoi apostoli di ritorno dalla prima esperienza missionaria li invita a riposare, Hanno bisogno di solitudine per valutare con maggior equilibrio il loro compito. Hanno bisogno di stare un po’ con Gesù per imparare e comprendere meglio il suo messaggio. Tuttavia, giunti all’altra riva del lago, trovano una grande folla che li circonda. Gesù prova grande compassione per quella gente, prova dolore per il dolore altrui, è turbato e si sente coinvolto.

Quella gente è alla ricerca di una guida, di una parola di speranza. Sono come pecore senza pastore, oppressi dalle tasse romane e dal giogo della legge: centinaia (ben 613 !) minuziose prescrizioni insopportabili.

Gesù parla loro di Dio come di un Padre, della sua bontà che provvede a ciascuno di noi. Ogni domenica anche noi “veniamo a Messa” per incontrare Gesù, ascoltare la sua Parola ed accogliere il Pane che lui ci dona. Che cosa ci spinge a raccoglierci attorno all’’ altare? Solo l’abitudine? O la ricerca di motivazioni che ci spingano a vivere meglio il nostro quotidiano?

E quanto più siamo feriti dalla vita, tanto più il cuore di Gesù si commuove per noi e segue le nostre tracce lungo tutti i sentieri in cui ci smarriamo, vite senza pastore. Non per rimproverarci ma per offrirci riparo e parlare al nostro cuore.